Turismo, in Sicilia chiesto lo stato di crisi
Confesercenti propone la creazione di un Fondo per sostenere un comparto che vale il 15% del Pil regionale. Sicindustria: «Misure per gli aeroporti». Balneari appesi al filo delle concessioni
di Nino Amadore
3' di lettura
Un Fondo di crisi dedicato al turismo che in Sicilia vale il 15% del Pil regionale e oggi completamente azzerato dal lockdown. Un Fondo che preveda, tra le altre cose, finanziamenti a fondo perduto per la filiera. La richiesta arriva dal presidente di Confesercenti Sicilia Vittorio Messina il quale ha scritto all’assessore regionale al Bilancio Gaetano Armao, ai vertici dell’Irfis FinSicilia e all’assessore al Turismo Manlio Messina. L’ennesimo intervento dal fronte delle associazioni imprenditoriali in una situazione che si sta facendo di giorno in giorno sempre più preoccupante.
Una strategia in due punti
Al primo punto delle proposte di Confesercenti la costituzione di un Fondo di crisi del turismo a sostegno dei ricavi mancati da parte delle varie componenti la filiera turistica con «l'individuazione di specifici capitoli di spesa a tutela delle realtà maggiormente colpite dall'emergenza epidemiologica quali ad esempio alberghi, tour operator (soprattutto coloro che lavorano nell'incoming), strutture turistiche balneari, ricettività extralberghiera, campeggi, guide e accompagnatori turistici e Noleggiatori con Conducenti».
Al secondo punto la previsione di finanziamenti a fondo perduto per le imprese per tre mesi in misura proporzionale al fatturato, da un minimo di 700 euro a un massimo di 1200 euro al mese. Ancora, un capitolo di finanziamento a fondo perduto per guide e accompagnatori turistici in misura pari a 700 euro per la durata di tre mensilità. «In Sicilia come in altre regioni a bassa industrializzazione – dice Messina - il turismo e il suo indotto rappresentano un asset trainante per la tenuta economica complessiva del territorio ma per evitare che quanto costruito possa sgretolarsi occorre un intervento regionale complementare alle misure del Governo nazionale, in grado di arginare i danni e consentire la ripartenza di tante Pmi. Una iniezione di liquidità immediata per un comparto che avrà bisogno di non meno di 18 mesi per tornare a vivere le dinamiche del periodo pre Covid».
Le preoccupazioni di Sicindustria
Nei giorni scorsi era stata Sicindustria a intervenire sul tema chiedendo lo stato di crisi per il settore con interventi mirati. Al di là degli interventi di sostegno previsti dal governo nazionale, Sicindustria chiede che si mettano a punto a livello regionale misure finalizzate a promuovere la Sicilia come destinazione turistica; tutele specifiche destinati agli operatori del settore per il post Covid-19, considerata la lunga e lentissima fase di ripresa; e misure ad hoc per gli scali siciliani che, soprattutto per quanto riguarda quelli minori, rischiano di pagare un prezzo altissimo alla crisi da virus. «È necessario – afferma il presidente di Sicindustria Trapani, Gregory Bongiorno – fare scelte immediate e mobilitare cospicue risorse. Viceversa, con il blocco dell’offerta e il crollo totale della domanda c'è il rischio molto concreto di assistere a una moria d'imprese nel giro di pochissimo tempo. In Sicilia il turismo rappresenta un comparto essenziale e irrinunciabile dell’economia».
Uno spiraglio sui voli
Insomma tra gli imprenditori non vi è grande ottimismo e la strategia sembra essere quella di salvare il salvabile per cominciare a programmare una ripartenza che, secondo alcuni (si veda il nostro articolo sulle proposte dei tour operator) non potrà avvenire prima del 2021. Anche se intanto qualche spiraglio si intravede. Secondo il sito specializzato Travelnonstop, «secondo alcune informazioni emerse, i voli nazionali sulla direttrice Nord-Sud potrebbero riprendere a metà del mese di maggio. A ulteriore dimostrazione di questa ipotesi l'ultimo aggiornamento della vendita dei voli in casa easyJet, in base a cui, i voli ora sono messi in vendita a partire da lunedì 18 maggio. Ricordiamo invece che sul sito Ryanair i voli sono in vendita già a partire dall’8 maggio».
Le richieste dei balneari in vista della Fase 2
Resta il tema della sicurezza nella cosiddetta Fase 2 e in particolare la tenuta dell’ampio comparto balneare stretto tra il lockdown e alcune scadenze che rischiano di vanificare tutti gli investimenti fatti in questi anni. Lo spiegano in una nota le associazioni di settore: «La scadenza delle concessioni al 31 dicembre di quest’anno continua a creare forti ansie al comparto e non permette un accesso al credito bancario - si legge in una nota -. Il rischio reale è che le imprese balneari escano nei prossimi mesi dai requisiti minimi di bancabilità azzerando ogni prospettiva di investimento». Le associazioni oltre a un via libera per preparare gli stabilimenti in vista di una possibile riapertura chiedono l’esenzione del canone per le concessioni demaniali marittime per il 2020 prevedendo la restituzione per le imprese che, confidando nella stagione hanno già pagato i citati oneri; la predisposizione da parte degli organi competenti di apposito protocollo di sicurezza attraverso il quali fissare le misure di distanziamento e di sanificazioni degli ambienti a cui le attività, che per loro natura determinano forme di assembramento, come lo sono le strutture balneari, devono attenersi per ritornare ad aprire.
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