Turismo in Sicilia, il sistema fragile che attrae i fondi di investimento
Presentato il rapporto Prometeia-UniCredit: solo l’1,5% delle oltre 22.500 imprese fattura più di 2 milioni e nessuna supera i 50 milioni
di Nino Amadore
I punti chiave
- Il 98,4% delle imprese fattura meno di due milioni
- Settore ad alta potenzialità
- Mangia: «Grande interesse dei fondi di investimento»
- La sfida: recuperare dopo il Covid, soprattutto gli stranieri
- Il ruolo di primo piano del turismo crocieristico
5' di lettura
Un sistema turistico in Sicilia fatto da oltre 22.500 imprese che vale il 7 per cento del totale nazionale ma solo l’1,5% fattura più di due milioni di euro e nessuna supera i 50 milioni di euro di giro d’affari. È il quadro delle attive nei settori Agenzie viaggio e tour operator, Alloggio e Ristorazione in Sicilia il cui valore aggiunto prima della pandemia aveva superato i 30 miliardi di euro e 80mila addetti. Un quadro disegnato da Prometeia e UniCredit e presentato a Catania nell’ambito del Forum delle Economie dedicato al settore del Turismo, organizzato da UniCredit in collaborazione con la Camera di Commercio Sud Est Sicilia e con Federalberghi Sicilia. «Siamo impegnati – dice Salvatore Malandrino, responsabile Regione Sicilia di UniCredit – a fornire sostegno al settore del turismo e alle imprese che ne sono protagoniste. Nelle prossime settimane lanceremo un B2B “digitale” dedicato al settore, che vedrà incontri one-to-one tra 5 buyer internazionali (tour operator) e nostri selezionati clienti. I numeri testimoniano, da un lato, l'enorme potenziale del settore turistico siciliano ma, dall'altro, la necessità di nuove strategie per tradurre questo potenziale in maggiore ricchezza per il territorio».
Il 98,4% delle imprese fattura meno di due milioni
Un dato, tra i tanti illustrati da Andrea Dossena di Prometeia, è questo: le imprese strutturate siciliane sviluppano inoltre solamente il 16% del fatturato regionale settoriale, contro il 22% della media italiana e il 20% della Puglia. E più in dettaglio vediamo che 22.190 imprese fatturano mediamente fino a due milioni di euro, hanno un valore della produzione di 5,3 miliardi e cumulano 62.747 addetti. Vi sono poi 341 aziende che fatturano mediamente tra due e cinque milioni, un valore della produzione di 0,9 miliardi e 9.098 addetti. E infine solo 8 aziende fatturano oltre i cinque milioni l’anno, con un valore della produzione di 0,1 miliardi e 1.644 addetti. In pratica il 98,4 per cento del tessuto imprenditoriale turistico è fatto da aziende che fatturano meno di due milioni l’anno e queste aziende garantiscono l’84,1% del valore della produzione regionale di settore e l’85,3% degli occupati.
Settore ad alta potenzialità
L’altra faccia della medaglia è la potenzialità. Secondo UniCredit «Le potenzialità turistiche siciliane sono ben espresse da altri indicatori, relativi alle caratteristiche del turismo sull'isola e delle sue strutture ricettive. A caratterizzare il sistema turistico siciliano è una diversificazione che altre regioni italiane ed europee non possono vantare: differenziazione dell'offerta turistica e delle strutture ricettive, stagionalità dei flussi non così marcata, presenze straniere (ma con una durata dei pernottamenti e una spesa media giornaliera inferiori a quelli di altre regioni italiane). Indicatori che possono anche tradursi in strategie volte a incrementare il giro d'affari del comparto, per esempio valorizzando ancor più il contributo delle crociere e dei turisti stranieri nei mesi primaverili e autunnali (sull'esempio delle Baleari), o una maggior capacità di promozione dei territori non costieri (come avviene per esempio in Puglia)».
Mangia: «Grande interesse dei fondi di investimento»
Un punto che viene ben riassunto da Marcello Mangia, presidente del Gruppo Mangia’s: «La Sicilia – dice Mangia – è al centro dell’attenzione dei fondi d’investimento per la forte attenzione alla destinazione suscitati da una convergenza di alcuni fattori chiave. Finalmente investimenti mirati alla destinazione con la campagna See Sicily che ha attirato tra l’altro numerosissime produzioni cinematografiche, e la promozione su una veste diversa degli usuali cliché, siamo visti come una destinazione alla moda e per un turismo sia esperenziale che di lussso. (Trovo ingiuste le recenti critiche al precedente governo regionale che ha supportato durante il covid il comparto alberghiero). Chiara emersione della destinazione Sicilia come territorio raggiungibile in meno di due ore di aereo da tutta l’Europa e con strutture alberghiere in sufficiente numero e a prezzi accessibili. Resta la fragilità dovuta a fattori internazionali ed al trasporto aereo in difficoltà che credo sia soltanto momentanea. L’industria dell’ospitalità ha dimostrato ampiamente una forte resistenza ad ogni evento e sono fiducioso per una stagione 2023 molto positiva».
A proposito di See Sicily, da registrare l’intervento dell’assessore regionale al Turismo, Elvira Amata che ha fornito alcune precisazioni sull’impiego dei fondi destinati al piano di promozione SeeSicily, adottato a partire dal 2020, attraverso una specifica previsione all’interno della legge di Stabilità, con la quale è stata autorizzata una dotazione finanziaria di 75 milioni di euro, per l'acquisto anticipato di servizi turistici da operatori e professionisti del settore, strutture ricettive alberghiere ed extra-alberghiere, agenzie di viaggio e tour operator, da veicolare a fini promozionali tramite card e voucher, nei mesi successivi alla cessazione dell'emergenza sanitaria pandemica.«Le misure adottate dalla Regione per promuovere il brand Sicilia e favorire la ripresa delle attività turistiche e l’occupazione duramente colpite dalla pandemia - dice l’assessore – hanno raggiunto il loro scopo, a giudicare dai dati forniti dall’Osservatorio turistico regionale che vedono un costante aumento del numero di presenze registrate nell’Isola, il 120% in più in soli due anni».
Nel dettaglio, secondo l’assessore, a fronte di un numero di presenze turistiche pari a 6.622.498 nel 2020, già nel 2021 si sono registrate 9.689.173 presenze, con un incremento di quasi il 50%, «che ha attestato la validità delle azioni poste in essere dall’assessorato.
In aggiunta, il dato relativo alle presenze del 2022 conferma il positivo trend di crescita, anche in virtù delle ulteriori azioni definite, con un significativo incremento pari a 14,7 milioni di presenze (51% in più rispetto all’anno precedente)».
La sfida: recuperare dopo il Covid, soprattutto gli stranieri
La sfida rimane quella di recuperare dopo gli anni bui del Covid e di consolidare. Secondo i dati Prometeia, i turisti italiani hanno ampiamente superato i livelli del 2019 (+4.8% il parziale nei mesi da gennaio ad agosto, grazie a 6 milioni di presenze), mentre quelli stranieri mostrano ancora un divario piuttosto marcato (tra il -15% e il -20%, con un livello di presenze di poco superiore ai 4 milioni), peggiore del dato medio italiano.Data la rilevanza del trasporto aereo, a questi risultati hanno contribuito soprattutto gli arrivi negli aeroporti dell'isola: quelli domestici, grazie anche al buon posizionamento della Sicilia nelle rotte low cost nazionali, hanno toccato il record dei 12,9 milioni (un quinto di tutti quelli italiani), mentre a quelli esteri manca ancora mezzo milione di passeggeri rispetto al 2019 (dato comunque in linea con l'andamento del traffico aereo passeggeri internazionale, secondo le stime Iata).
Il ruolo di primo piano nel turismo crocieristico
La Sicilia gioca un ruolo di primo piano a livello europeo nel turismo crocieristico, con spazi per ulteriori crescite: i suoi porti sono i primi per toccate nave in Italia (ma quarti per numero di passeggeri, a testimoniare la minor stazza delle navi che raggiungono l'isola), Palermo è l'undicesimo porto europeo per arrivi crocieristici, ma la quota di passeggeri che hanno la Sicilia come punto di partenza e arrivo della crociera è inferiore rispetto ai benchmark nazionali (il 14%, contro valori superiori al 35% per i porti pugliesi e per i primi tre porti italiani: Civitavecchia, Napoli e Genova).
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