«Turisti, smart worker e imprese cambiano il mercato immobiliare»
Come sono mutate le esigenze degli investitori e il mercato immobiliare a Firenze. L’ad di Progenia: «I turisti allungano la permanenza, le aziende chiedono sedi più stimolanti»
di Silvia Pieraccini
3' di lettura
Nel 2023 festeggerà 30 anni di vita, passati a supportare i grandi investitori di real estate che guardano all’Italia e, soprattutto, alla Toscana. La società fiorentina di consulenza immobiliare Progenia, fondata e guidata dal ceo Giovanni Belloni, ha seguito progetti importanti come il recupero dell’ex Manifattura Tabacchi e dell’ex Teatro Comunale di Firenze, gli alberghi fiorentini Four Seasons, Student Hotel, Helvetia&Bristol e 25 Hours, lo sviluppo retail all’ex Borsa Merci e nel Palazzo del Leone in piazza della Signoria sempre a Firenze, ma anche l’Axa Building di Milano e l’ex Manifattura Tabacchi di Napoli. Ora Progenia è impegnata a soddisfare i nuovi bisogni emersi nella fase post-Covid.
Belloni, com’è cambiata la domanda degli investitori internazionali dopo la pandemia?
Il Covid ha spinto le persone a riappropriarsi di luoghi dimenticati, come quelli d’origine, e a valorizzare la qualità della vita. E visto che l’Italia - e ancor più la Toscana - è fatta di tante città “fragili” che hanno la propria identità culturale e il proprio heritage (salvo le aree votate all’industria e alla logistica) ha avuto la forza di attrarre turisti e smartworker. Oggi ci sono migliaia di persone nel mondo che vogliono vivere in mezzo al bello.
E quindi di cosa hanno bisogno queste persone?
Di tutto quello che è legato all’ospitalità: alberghi, ristoranti, luoghi di intrattenimento, club. Ma con una differenza rispetto al passato. Questa nuova categoria di turisti post-pandemia, infatti, sta allungando la permanenza media, non più due-tre notti ma qualche settimana; si muove sempre più spesso con la famiglia; cerca strutture con spazi all’aperto che possano far vivere l’esperienza autentica dei luoghi. Ecco che la risposta ai loro bisogni non è più la semplice camera d’albergo, e neppure il semplice appartamento da prendere in affitto stile Airbnb. Piuttosto è l’appartamento dotato di servizi alberghieri, dall’accoglienza alla pulizia alla ristorazione. A Firenze il primo esempio di questo tipo sarà dato dai 150 appartamenti, pensati per soggiorni medio-lunghi, che Hines sta costruendo al posto del vecchio Teatro del Maggio Fiorentino, e che saranno gestiti dal gruppo alberghiero Starhotels. Il fatto che queste strutture siano gestite da professionisti è una garanzia per i clienti.
Sono in programma altre operazioni simili?
Nell’ex ospedale militare San Gallo sempre a Firenze una joint venture tra il gruppo Gb Holding e Liaigre Hospitality Venture realizzerà un hotel 5 stelle e appartamenti in questo caso privati, che però potranno anch’essi beneficiare dei servizi alberghieri. E poi sono in via di definizione altre due operazioni di serviced apartments, una a Firenze e una nella campagna toscana, realizzate da investitori istituzionali.
Per chi sono pensate?
Per famiglie di turisti, studenti e generazioni senior, queste ultime destinate a trainare la domanda abitativa transitoria dei prossimi anni. Sono categorie unite dal fatto di non usare l’auto e di voler vivere la città da residenti, e gli appartamenti con servizi possono rappresentare un’offerta di qualità e sostenibile adatta a rispondere alle loro esigenze.
Sono soluzioni già diffuse all’estero, perché potranno diffondersi anche qui?
Perché l’Italia può attirare investimenti giocando la carta della bellezza di vivere, e in questa partita la Toscana ha il vantaggio di essere in cima alla lista dei desideri. La bellezza può portare a rivitalizzare anche paesi quasi abbandonati, com’è successo al borgo di Orgia, nel comune di Sovicille (Siena), che è rinato con l’arrivo di famiglie internazionali che si sono stabilite lì. Ma la stessa cosa è successa con lo stabilimento di borse Celine a Radda in Chianti (Siena) o con quello di borse Fendi a Capannuccia, nel comune di Bagno a Ripoli (Firenze): gli investimenti dei grandi marchi sono serviti a far conoscere un luogo a livello internazionale.
Oltre agli appartamenti con servizi, quali sono le tendenze post-Covid del real estate?
Sul fronte industriale le aziende oggi hanno bisogno di sedi “stimolanti”, magari di dimensioni più contenute rispetto al passato ma che funzionino da acceleratore del business: anche per le piccole e medie imprese la qualità degli spazi ormai è fondamentale, i luoghi devono essere in grado di rispettare sempre più i bisogni dei lavoratori che altrimenti se ne vanno.
In Toscana la domanda dei grandi investitori di real estate si concentra solo a Firenze?
Firenze assorbe gran parte degli investimenti, ma anche le località marittime e la campagna hanno potenzialità che stanno per tradursi in operazioni concrete.
La mancanza di infrastrutture, dalla stazione dell’Alta velocità all’ampliamento degli aeroporti di Firenze e Pisa, rischia di allontanare gli investitori?
Le città fragili sono difficili da toccare. Abbiamo la fortuna di avere luoghi talmente attrattivi che fino a oggi hanno compensato questa carenza infrastrutturale, ma non sappiamo se e quanto questo durerà. Per questo sarebbe utile porre rimedio.
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