ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùPressing per scostamento di bilancio

Tutti i dossier caldi del governo: dai nuovi aiuti per il caro energia alla giustizia

Allo studio del Governo un nuovo decreto per impiegare entro fine mese i 6 miliardi del “tesoretto” previsti nel Def

di Andrea Carli

Riforma Csm, Draghi: “Niente fiducia, serve coinvolgimento partiti”

5' di lettura

Una proroga degli aiuti per far fronte agli ulteriori effetti dell’incremento del costo dell’energia, nel contesto di un’inflazione che a marzo ha registrato un’accelerazione su base tendenziale dovuta prevalentemente ai prezzi dei beni energetici. Nuovi fondi per l’accoglienza dei profughi ucraini, probabilmente un ampliamento della platea del bonus sociale e garanzie per la liquidità delle imprese. Si attendono questi e altri sostegni nel nuovo decreto su cui lavora il governo per impiegare entro fine mese circa 5 miliardi del “tesoretto” previsti nel Def. Il provvedimento, che dovrebbe vedere ottenere il via libera del Consiglio dei ministri questa settimana, probabilmente venerdì 22 aprile (anche se non si esclude uno slittamento alla prossima settimana), potrebbe anche allungare la durata ai finanziamenti garantiti alle imprese.

Per un secondo round più corposo di sostegni, si attende di capire se ci sarà una “risposta Ue”, una sorta di Recovery di guerra. E se non dovesse arrivare, si cercherà un’altra soluzione. Le richieste dei partiti di maggioranza, in parte, sono già sul tavolo: il leader del M5s Giuseppe Conte, per esempio, ha chiesto di azzerare l’Iva su prodotti alimentari come pane, latte, carne e pasta e di ridurla per le bollette di luce e gas; il segretario dem Enrico Letta ha ipotizzato un assegno energia per le famiglie più deboli.

Loading...

Pd, M5s e Fi premono per un nuovo scostamento

Il braccio di ferro nella maggioranza è sulle risorse da mettere sul tavolo per sostenere famiglie e aziende. La Camera ha approvato la risoluzione di maggioranza sul Def. Il documento ha ottenuto il via libera con 412 voti a favore, e 55 contrari. Fdi e Alternativa hanno votato contro. Nella risoluzione, la proroga del termine che obbliga le villette unifamiliari a effettuare il 30% dei lavori entro giugno per il Superbonus. Via libera anche alla risoluzione che aggiorna gli obiettivi di finanza pubblica e il relativo piano di rientro del saldo strutturale verso l’Obiettivo di Medio Termine (OMT). I voti a favore sono stati 407, 22 i contrari, 36 gli astenuti. Fdi si è astenuta.

Le richieste di scostamento sono condivise da più parti della maggioranza ma non da Palazzo Chigi e Mef, che per ora non hanno nei piani extra-deficit. Un nuovo scostamento di bilancio non deve essere un tabù per il Pd, che spinge per sgravi fiscali e contributivi, condividendo con il M5s la necessità di un meccanismo di detassazione degli aumenti derivanti dai rinnovi contrattuali. Per il partito di Giuseppe Conte, d’altronde, lo scostamento è senz’altro necessario, e da FI Alessandro Cattaneo ha esortato il premier Mario Draghi a un altro “Whatever it takes”. «Sei miliardi di euro di fronte allo scenario attuale non sono sufficienti, dobbiamo tutti sforzarci di fare di più - ha messo in evidenza il responsabile dei dipartimenti del partito azzurro -. È perciò il momento di investire , rivedendo il Pnrr date le nuove condizioni internazionali, utilizzare la leva fiscale in modo deciso e, se fosse necessario, utilizzare uno scostamento».

L’effetto che un extra deficit avrebbe sullo spread

Finora il Governo si è detto contrario per l’impatto che un nuovo ricorso all’indebitamento potrebbe avere sul versante dello spread e del costo di finanziamento del debito pubblico. Il debito pubblico a fine febbraio ha registrato una crescita di 58,7 miliardi rispetto a fine 2021. L’esecutivo finora ha seguito la regola di dare copertura ad ogni intervento: segue con attenzione l’evoluzione del conflitto in Ucraina, con le sue ricadute sui prezzi di energia e materie prime, e attende di capire se ci sarà una risposta unitaria europea, quella sorta di Recovery di guerra su cui però non si è trovata una visione comune negli ultimi vertici Ue.

La pioggia di proposte di modifica sul decreto taglia-prezzi

Intanto qualche novità potrebbe arrivare dall’esame in Senato del decreto varato il 21 marzo per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina (battezzato “taglia prezzi” o Ucraina bis). Degli oltre mille emendamenti presentati nelle commissioni Finanze e Industria di Palazzo Madama, sono diversi quelli con cui i partiti premono sul governo per aumentare l’aliquota della tassazione straordinaria del 10% sugli extraprofitti delle aziende energetiche dovuti al balzo dei prezzi.

Delega fiscale: mediazione tra Draghi e il centrodestra di governo

L’imprevisto del premier positivo al Covid rende incerti i tempi del nuovo confronto fra il capo del Governo e il centrodestra di governo sulla delega fiscale. Il lavoro di mediazione fra i tecnici dei loro partiti e quelli del Mef si è concentrato su riforma del catasto e sistema di tassazione duale. Lega e Forza Italia puntano a escludere aumenti delle tasse sulla casa e salvare le cedolari su affitti e Bot. Il centrodestra ha detto no a un sistema duale, caratterizzato dall’ipotesi di due aliquote sulle rendite finanziarie. Il tutto nel timore che, seppure applicabili in via transitoria, potessero determinare un aumento del prelievo sulla cedolare secca sugli affitti (attualmente al 10%), sul risparmio postale e sui titoli di Stato (ora al 12,5%). Per il leghista Massimo Garavaglia, ministro del Turismo, una sintesi si troverà. «Draghi - ha ricordato - è credibile, nel momento in cui dice che nessuno pagherà più tasse, significa questo. Basterebbe aggiungere che la mappatura» degli estimi catastali «vale solo a fini statistici, non costa niente e chiarirebbe definitivamente la questione». Non è ancora chiaro quanto sia disposto a concedere il governo, e se su ogni modifica servirà il consenso delle altre forze di maggioranza. L’epilogo di questo delicato dossier resta quindi incerto.

La riforma della Giustizia approda in aula alla Camera

Dopo la travagliata gestazione in commissione Giustizia, chiusa con un accordo di maggioranza da cui si è sfilata Italia viva, la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm è approdata in aula alla Camera. Sono circa 250 gli emendamenti presentati dai gruppi. M5s, Pd, Fi, Ci e Leu hanno rispettato l’impegno a non presentare proposte di modifica. Fdi ne ha depositate 130, Italia Viva 55, Alternativa 40, 3 la Lega e altrettanti Giusi Bartolozzi del gruppo Misto. La maggioranza conferma l’obiettivo di riuscire ad approvare la riforma già giovedì 21 aprile. Di certo, la riforma non ha il gradimento dell’Associazione nazionale dei magistrati, con il rischio della proclamazione di uno sciopero.

Ddl Concorrenza: mercoledì 20 aprile riunione governo-capigruppo Camera e Senato

Mercoledì 20 aprile è inoltre prevista una riunione di coordinamento per fare il punto sul ddl Concorrenza. L’esame del testo al momento è in stand by in commissione Industria di Palazzo Madama. Capigruppo e relatore definiranno i tempi per l’esame degli emendamenti: l’obiettivo del governo è ottenere entro giugno l’approvazione nelle due Camere. Sulla riforma della concorrenza «restano pochi nodi», ha assicurato il premier. Ma sono intricati, come balneari e tassisti.

Il punto di Draghi sulle riforme

In un’intervista al Corriere della Sera Draghi ha fatto il punto sulle riforme. «Sulla giustizia c’è la promessa di non mettere la fiducia e vale ancora - ha spiegato -. Sulla concorrenza restano pochi nodi. Sul fisco, l’atmosfera con il centrodestra, nell’incontro che abbiamo avuto, mi è sembrata positiva. Il centrodestra voleva confermare il sostegno al governo e da parte del governo si voleva ribadire che c’è qualche margine di trattativa, anche se gli elementi caratterizzanti della riforma restano.Ovviamente qualsiasi modifica dovrà andare bene anche al centrosinistra». Infine, il capo del Governo ha voluto lanciare un messaggio alle forze politiche di maggioranza: «In un momento pieno di incertezze, di potenziali instabilità, di fragilità interne ed esterne, questo governo di unità nazionale continua a voler governare. Abbiamo fatto molto e lo abbiamo fatto insieme». L’esecutivo, ha concluso, «va avanti fino in fondo» se riuscirà a fare le cose «che servono al Paese».

Riproduzione riservata ©

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti