Russia, Cina, Usa, paesi Ue: a che punto è la corsa al vaccino anti-Covid nel mondo. In Europa prime dosi a novembre
Mai come ora la collaborazione fra gli scienziati procede senza barriere e a ritmo serrato. Ma è alle ripercussioni interne che guardano i leader al comando
di Nicola Barone
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Ha la forza simbolica di uno sbarco sulla Luna la corsa per strappare l’umanità all’incubo coronavirus, non a caso rievoca quella stagione il nome Sputnik V dato dai russi al proprio vaccino rivendicato (con tutti i suoi limiti) come il primo in assoluto. Anche se gli scienziati come mai in passato sembrano cooperare al di là delle latitudini in un unico laboratorio di dimensioni planetarie, a livello dei singoli Stati si guarda prioritariamente ai riflessi dell’epidemia sull’opinione pubblica interna con i risvolti geopolitici conseguenti.
Gli Usa allertano la rete di distribuzione
Base di qualunque scenario è naturalmente la messa a punto di un ritrovato «sicuro ed efficace». Quali che siano i tempi immaginati un fattore cruciale è però la sua disponibilità su larga scala, terreno sul quale gli Stati Uniti si muovono da subito. I Center for disease control and prevention hanno notificato alle autorità sanitarie degli Stati americani e a cinque delle maggiori città statunitensi di prepararsi a distribuire il vaccino per il coronavirus ai lavoratori sanitari e ai gruppi a più alto rischio fra la fine di ottobre e gli inizi di novembre. Aprendo non pochi dubbi circa la tempistica con le elezioni presidenziali dietro l’angolo e un bilancio delle vittime che peserà fatalmente nella scelta per la Casa Bianca. Sgombrare il campo dai problemi che avrebbero potuto causare rallentamenti è stato un ulteriore obiettivo dell’amministrazione Trump. Secondo l’operazione «Warp Speed» il rischio finanziario di fallimento dei candidati vaccini parte del progetto sarà sostenuto dai contribuenti e non dalle società farmaceutiche.
Le prospettive di successo
Dai rilevamenti fatti di continuo dall’Oms e dalla London school of hygiene and tropical medicine, i candidati vaccini sono in totale 236: 19 basati su Dna, 30 su Rna, 49 su vettore virale, 18 su virus attenuato o inattivato, 73 su proteine, 13 su particelle simil-virus (Vlc), e 4 che utilizzano altre piattaforme o di cui non abbiamo i particolari. «Al momento ci sono cinque vaccini Covid-19 in fase 3 della sperimentazione clinica, di cui tre testati negli Usa (Moderna, Pfizer ed AstraZeneca) ed uno in Europa (AstraZeneca). Sono tutti vaccini molto promettenti, che hanno conferito ottima protezione nel modello animale e che hanno indotto la produzione di anticorpi neutralizzanti negli studi di fase 1 e 2», scrive il virologo Guido Silvestri della Emory University. «La tempistica prevista era che la fase 3 si esaurisse tra fine 2020 ed inizio 2021, con inizio distribuzione tra i gruppi a rischio tra Q1/Q2 2021 e uso di massa a primavera/estate 2021. Ma ora con questo annuncio del Cdc, che non è affatto una bufala, sembra che i tempi si siano accorciati di parecchio, con possibile inizio dell'uso nei soggetti a rischio (anziani, operatori sanitari, soggetti con malattie cardiovascolari e respiratorie croniche, etc) tra fine ottobre ed inizio novembre».
Lo sprint di Russia e Cina
Dopo lo Sputnik V della Russia, prodotto dall’Istituto Gamaleya e a cui seguirà un secondo come annunciato da Vladimir Putin, anche la Cina ha registrato il suo primo vaccino contro la pandemia di Covid-19. Predisposto dalla CanSino Biologics con l’Istituto di Biotecnologie di Pechino, il preparato si chiama Ad5-nCoV e si basa sul materiale genetico del SARS-CoV-2 trasportato da un altro virus reso inoffensivo. Entrambi i candidati vaccini fanno parte della lista stilata dall’Oms di quelli in fase di verifica sull’uomo. Delle diverse sperimentazioni in corso il vaccino della CanSino è il primo ad avere raggiunto il traguardo: i tempi sono stati davvero da record, considerando che i risultati della prima delle tre fasi dei test erano stati pubblicati a fine maggio e che la terza e ultima fase deve essere di solito condotta su un numero molto grande di individui per avere le risposte sull'efficacia.
Come si posizionano i paesi
Sul piano complessivo la Cina conferma la sua ottima posizione in una gara il cui ritmo accelera costantemente e che vede al primo posto gli Stati Uniti. In base a dati aggiornati a fine agosto hanno un solo vaccino in fase di test clinici il Giappone, la Corea del Sud e l'Australia. Tre l’Europa, due dei quali legati all’Italia: sono il preparato dell’azienda biotech italiana ReiThera di Castel Romano con la tedesca Leukocare e la belga Univercells, e quello dell’Università di Oxford con AstraZeneca, le cui dosi sono prodotte in Italia dalla Irbm di Pomezia. Due, infine, sono i vaccini sviluppati in India in via di sperimentazione clinica.
Speranza: prime dosi del vaccino nel 2020
Nelle ultime ore è stato reso definitivo il contratto tra la Commissione europea e AstraZeneca («figlio della prima intesa italiana») e in Parlamento il ministro della Salute Roberto Speranza ha annunciato che le prime dosi del vaccino, nell’eventualità di prove positive, saranno già disponibili entro la fine dell’anno. Il riferimento è a quello conosciuto come Oxford per il quale derivano «dati incoraggianti» dalla fase 1 e 2. «Dobbiamo insistere e continuare ad investire perché il vaccino è la soluzione vera al problema che abbiamo di fronte». Per quanto riguarda il ruolo dell’Italia, spiega Speranza, è stata proprio «l’alleanza con Francia Germania e Olanda che ha permesso di spingere l’Ue verso una forte accelerazione».
Il sì dell’Ue all’acquisto anticipato vaccino Oxford
Procede con passo rapido dal canto suo la Commissione europea con le prime disponibilità per i paesi membri attese per novembre come anche sull’accesso universale al farmaco. Da Bruxelles è giunto il disco verde al primo contratto di acquisto anticipato di vaccini anti Covid-19 a nome dei paesi membri Ue. Grazie all’accordo siglato con la società AstraZeneca, gli Stati potranno accedere a 300 milioni di dosi del vaccino noto come Oxford, con un’opzione per altre 100 milioni da distribuire in proporzione alla popolazione. I Paesi della “Inclusive Vaccine Alliance” (Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi) che avevano già avviato i negoziati con AstraZeneca hanno chiesto alla Commissione di subentrare nell’accordo. Al di là di questo Bruxelles continua a discutere accordi simili con altri produttori di vaccini.
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