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Tutto il bello, l’unico e il particolare di sei borghi d’Italia pronti a rinascere

Polesine Parmense, Castello di Vibio, Gradara, Ulassai, Calascio e Muro Leccese si sono aggiudicati le risorse messe a disposizione dal PNRR per la Rigenerazione Culturale e Sociale.

di Mariateresa Montaruli

10' di lettura

Continua il viaggio nei piccoli borghi storici d’Italia che si avviano ad un nuovo destino grazie ai fondi per la Rigenerazione Culturale e Sociale finanziato dal PNRRl che, come è noto, ha stanziato risorse importanti per la rinascita di piccoli centri in tutto il Paese. Luoghi che fino a pochi anni fa non potevano attrarre né persone, né occupazione si riaprono al mondo. Ecco i casi dei sei borghi tra centro e sud Italia che si sono aggiudicati le risorse per ripartire. Si tratta di Polesime Parmense in Emilia, Castello di Vibio in Umbria, Gradara nelle Marche, Ulassai in Sardegna, Calascio in Abruzzo e Muro Leccese in Puglia.

Polesine Parmense punta a un marchio proprio di qualità

Parte da Palazzo Menta, lo storico albergo settecentesco di Polesine Parmense dove lo scrittore Giovannino Guareschi si intratteneva volentieri in chiacchiere e caffè, il progetto cui il Ministero della Cultura ha assegnato un bottino di 1,6 milioni di euro. In un territorio noto per il parmigiano reggiano e il culatello di Zibello Dop (presidio Slow Food che ha conquistato anche il gusto e i favori del re Carlo d'Inghilterra), affacciato sul Po, culla un tempo di scambi fluviali e contaminazioni di sapori e saperi, Massimo Spigaroli, patron e chef del relais di campagna Antica Corte Pallavicina, nonché dal 2019 sindaco di Polesine Zibello (accorpamento dei piccoli centri di Polesine Parmense e Zibello, in Emilia Romagna), ha puntato sulla rinascita delle botteghe artigiane e delle buone attività legate alla cucina e all'agricoltura. La ristrutturazione di Palazzo Menta dove persistevano i retrobottega per la falegnameria, la lavorazione dei maiali, la panificazione e la pigiatura del'uva, prevede l'apertura al territorio di due grandi sale, una per la realizzazione di una ciclofficina (il comune si trova sul tracciato della ciclovia regionale Food Valley Bike), l'altra per la lavorazione del pane con il recupero di grani antichi, la smielatura, la norcineria e l'ebanisteria che un tempo produceva le sedie dette “zibelline”. Il palazzo diventerà un hub gastronomico attento alla tradizione, ma aperto a nuove contaminazioni. Gli si affiancherà l'apertura di un ostello di nuova generazione. Nel progetto vincitore anche l'apertura ai disabili del settecentesco Teatro Pallavicino a Zibello, la creazione di un mercato settimanale di piccoli agricoltori nell'antico Chiostro dei Domenicani sempre di Zibello, sede attuale di un piccolo museo del cinema e della civiltà contadina. A completare la “visione” di Spigaroli premiata dai fondi del PNRR anche il recupero del teatro dismesso dei primi del Novecento nella frazione di Pieveottoville, destinato a ospitare produttori e artigiani oltre che pièce teatrali, e la creazione, all'interno di Palazzo Menta, di una serra gestita dai bambini delle scuole primarie. «Il mio obiettivo ultimo », osa Spigaroli, «è creare un marchio di qualità tutto nostro». Bisnipote di un mezzadro di Giuseppe Verdi, il sindaco continua nel frattempo ad occuparsi del castello trecentesco sulla golena del Po appartenuto ai Marchesi Pallavicino, diventato relais goloso. Ristorante con una decina di camere dove si viene a scoprire la sua cucina gastro-fluviale a chilometro zero, l'Antica Corte sorge sulle cantine di stagionatura più antiche del mondo, datate 1320, culla dei famosi culatelli. Al suo interno, nel 2018 è stato inaugurato il Museo del Culatello e, nel 2020 anche un'Agribottega con prodotti di piccoli agricoltori locali.

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Un’Accademia d’Arte diffusa per Monte Castello di Vibio

Di teatro e dello stesso importo assegnato dal bando per la Rigenerazione culturale e sociale dei piccoli comuni si parla anche a Monte Castello di Vibio, borgo racchiuso tra mura, a 422 metri di altezza, tra le morbide colline a nord di Todi, nella Media Valle del Tevere. Un paesino in progressivo spopolamento, con appena 1455 abitanti. All'apparenza uno dei tanti centri abitati nel cuore dell'Umbria, costruiti in pietra e mattoni, Monte Castello di Vibio cela, tra le sue viuzze di antico fortilizio medievale uno dei più piccoli teatri del pianeta, il Teatro della Concordia del 1808: appena 99 posti tra palchi e platea, riaperti una ventina di anni fa dopo il ritrovamento del fondale storico, di cui si erano perse le tracce, raffigurante il castrum di Monte Castello dipinto su tela nel 1850 da Cesare Agretti, un perugino appena quattordicenne che, lavorando giorno e notte, nell'arco di un mese e mezzo, avrebbe affrescato anche il soffitto e le pareti del foyer. Nel 1994, la scoperta del fondale ha ridato fiato alla Società del Teatro della Concordia che organizza le visite, i matrimoni officiati con rito civile e il calendario lirico. Con il Pozzo Cisterna di epoca medievale, la Torre di Porta di Maggio del XIV secolo, il portale di un ex complesso monastico cinquecentesco e il casello ferroviario in località Madonna del Piano, il Teatro della Concordia è un bene vincolato. Attualmente chiuso per lavori di ottimizzazione che interessano anche la struttura architettonica e l'apparato decorativo, il piccolo gioiello sarà oggetto dei futuri percorsi di visita e le escursioni che interesseranno anche il Sentiero naturalistico dei Furioso lungo in Tevere. Il focus del progetto approvato nasce tuttavia dalla consapevolezza che il borgo è stato da sempre meta e oggetto di interesse da parte di artisti e pittori: per la qualità della luce, per la sua funzione di balcone sulle colline che guardano a ovest, tanto da aver attratto qui, dagli anni '90, la sede italiana dello statunitense International Center for the Arts. L'idea è di creare un'Accademia d'Arte Diffusa che abbia aule all'aperto sulle passeggiate dei belvedere, spazi espositivi negli edifici storici, residenze d'artista nelle case degli abitanti. Come per ogni albergo diffuso che si conosca, l'accademia avrà un suo centro di accoglienza, un cuore organizzativo e gestionale chiamato Art Academy Heart, oltre a a spazi di co-working ricavati all'interno del Palazzo Comunale.

A Gradara nuova vita all’ artigianato artistico del Medioevo

Borgo incastellato nella Rocca costruita, come le mura, dai Malatesta tra il XIII e il XiV secolo, Gradara spunta sulla sommità di un colle boschivo a pochi chilometri dalle spiagge della Riviera Romagnola. Ed è un altro mondo. Qui avrebbe avuto luogo l'assassinio di Paolo Malatesta e Francesca da Polenta, gli amanti del V Canto dell'Inferno di Dante, per mano del tradito marito Gianciotto Malatesta. Le sue atmosfere trecentesche sono custodite nel Camminamento di Ronda, aperto al pubblico, che segue una parte della cinta muraria intercalata da quattordici torri quadrate. Ben raccontano il borgo anche il Museo Storico, il Bosco di Paolo e Francesca, il Teatro dell'Aria dedicato all'arte della falconeria e il cinquecentesco Palazzo Rubini Vesin che ospita, nel Teatro comunale e nei saloni decorati con stucchi e affreschi, mostre ed eventi culturali. È quindi dalla Storia che si è partiti per l'elaborazione del progetto presentato al Ministero della Cultura, che ha come obiettivo la valorizzazione del patrimonio immateriale attraverso la rivitalizzazione di pratiche di artigianato artistico sorte tra il Medioevo e il Rinascimento. Una meta da raggiungere recuperando spazi attualmente non fruibili all'interno del borgo: la Torretta Poligonale in cui si prevede di attivare un laboratorio di liuteria e tessitura storica, la Casa del Custode destinata a trasformarsi in una taverna tardomedievale, la Torre dell'Orologio all'entrata della Rocca dove sarà allestito un Laboratorio calligrafico che faccia rivivere l'arte dei codici miniati e la preparazione di pigmenti e pergamene per la produzione libraria. E ancora: il progetto prevede il riallestimento dell'armeria Zanvettori e la musealizzazione dell'Apparato armamentario Sigismondo Malatesta, nonché la creazione di nuovo spazi di co-working e didattici all'interno della Casa del Gufo. Partner del progetto, unico finanziato nella provincia di Pesaro-Urbino, i Conservatori di Fiesole e Vicenza, e le Università di Urbino, Venezia, Innsbruck ed Edimburgo.

A Ulassai dove la natura incontra l’arte

L'arte, con i suoi infiniti fili, tiene insieme spazi, luoghi, esperienze. C'è un piccolo paese di 1.400 abitanti, a 35 chilometri da Tortolì, 90 da Nuoro, dove questa “tessitura” è particolarmente tangibile. «Ulassai è il paese ideale: è come se avesse aspettato questo momento – avrebbe detto l'artista Maria Lai in occasione della performace collettiva Legarsi alla montagna – era come mettere un fiammifero vicino alla legna da ardere. Forse in una città non avrei avuto questa rispondenza». Nel settembre del 1981, la poliedrica artista sarda, tra le più grandi del Novecento, riuscì a coinvolgere l'intera popolazione di Ulassai, paese a poco più di 775 metri di altitudine, nell'allora sconosciuta Ogliastra, in un rito collettivo che rappresentò una delle prime performance partecipate nella storia dell'arte italiana: un'azione scenica che aveva come soggetto-sfondo il paesaggio, in cui adulti, bambini e anziani furono invitati a legare le case del paese tra di loro e alla montagna con un nastro celeste di tela di jeans lungo 26 chilometri, testimonianza delle relazioni di amicizia, conflitto e amore che nascevano sul territorio. Il nastro volò, portato via dal vento, nell'autunno dello stesso anno. Ma le tracce lasciate da Maria Lai, nata a Ulassai nel 1919, sono ben presenti nel paese che ha vinto una fetta consistente, 20 milioni, del piano per la Rigenerazione Culturale e Sociale dei piccoli borghi storici finanziato dal PNRR. All'entrata del paese, sulla collinetta di Nuraxi, la Stazione dell'Arte, negli spazi del casello ferroviario dismesso nel 1954, accoglie nella vecchia rimessa del treno, nella casa del capostazione e dei manovali una collezione di opere della Lai: installazioni di legno e ottone, quadri di fili di lana e jeans, e un eccezionale “libro cucito” ispirato alla Leggenda del Sardus Pater dello scrittore Giuseppe Dessì. Il progetto vincitore del bando prevede il miglioramento dell'accessibilità e delle fruibilità della Stazione dell'Arte, incluse le opere necessarie al restauro e all'efficientemento enegetico. Sono simili gli interventi previsti per il fabbricato che ospita La casa delle inquietudini, un dipinto di sagome nere in dialogo con La Scarpata, un intervento di cemento sul fianco di una collina su cui appare il profilo dello scheletro di un dinosauro e un cielo stellato. A poca distanza si trova l'ingresso alla Grotta di Su Marmuri in cui si prevede la posa di passerelle interne funzionali alla visita. Di Maria Lai, a Ulassai, è anche la Strada del Rito, una successione di pani e pesci incassati nel percorso campestre che in 7 chilometri raggiunge il Santuario di Santa Barbara, dove è previsto il recupero in chiave ricettiva di una vecchia colonia di 18 posti letto. Destinato al restauro è anche il pannello del Volo del Gioco dell'Oca, opera della Lai, sulla facciata della scuola materna di piazza Barigadu: un percorso a spirale di 42 caselle unite a numeri, parole e disegni, con la filastrocca ideata dall'artista stessa. Oltre alla riqualificazione del Museo a cielo aperto che comprende le altre opere della Lai, il finanziamento migliorerà la sentieristica dell'altopiano di Monte Tisiddu dove è in progetto anche la realizzazione di una via ferrata nelle vicinanze della cima Bruncu Matzeu. La vecchia ferrovia del territorio del Pardu verrà inoltre trasformata in una greenway per la mobilità dolce. Agli escursionisti di passaggio verrà proposto di pernottare nel complesso ricettivo di Barigadu destinato ad essere ristrutturato e riaperto, coerentemente con il titolo del progetto: “dove la natura incontra l'arte”.

Calascio meta della ruralità innovativa e sostenibile

Faceva la guida nel Sahara d'inverno e alla Svalbarld d'estate. Nel lontano 1994, il romano Paolo Baldi scelse un'altra terra estrema, Rocca Calascio, 128 abitanti nella porzione sudorientale del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, per vivere e aprire il Rifugio della Rocca: poche camere ben recuperate, semplici e piacevoli, con un ristorante rustico che preparava fusilli con la ricotta e spezzatino di castrato. Adesso sindaco del comune di Calascio che comprende nella sua parte alta il borgo di Rocca Calascio e la sua scenografica fortezza in rovina, Baldi si ricorda bene di Lady Hawk, una fiaba cinematografica ambientata nel 1200, regia di Richard Donner nel 1984, con un'allora sconosciuta Michelle Pfeiffer. Il cattivo signore di un borgo francese aveva trasformato due amanti in animali: lui un lupo di notte, lei un falco di giorno. Il luogo del maleficio era Rocca Calascio: i ruderi di quel castello a quota 1460 metri, a vedetta della Piana di Navelli, che comunicava con fuochi e specchi con la Torre di Santo Stefano di Sessanio e che le Poste Italiane avevano ritratto in un famoso francobollo da 50 lire nel 1980. La rocca in rovina domina ancora maestosa il piccolo borgo di montagna, tra i pochi, 20 in tutto, ad aver vinto la consitente somma di 20 milioni di euro finanziati dal PNRR (oltre a Calascio e Ulassai, Rionero in Vulture, Gerace, Sanza, Grizzana Morandi, Gorizia, Acquapendente, Andora, Pertica Alta, Montalto delle Marche, Stelvio, Palù del Fersina, Elva, Accadia, Vizzini, Cavriglia, Terni, Arvier, Recoaro Terme). Il castello più fotografato d'Italia, visitato da 100mila persone l'anno, è il nido d'aquila per antonomasia: con la sua perfezione di linee e proporzioni, la pietra che sorge dalla roccia e si staglia sullo sfondo dei giganti dell'Appennino, le vette del Parco del Gran Sasso. In paese, per contro, si respira solitudine e spopolamento, il frutto amaro dell'abbandono delle montagne nell'Abruzzo più interno. Sorta nel Medioevo come torre di avvistamento alle pendici di Campo Imperatore, il castello di Rocca Calascio si eleva tra pascoli a perdita d'occhio, in compagnia della Chiesa della Madonna della Pietà del XVI secolo e di una vasta area archeologica con i resti delle abitazioni dei primi insediamenti. È necessario, secondo il progetto presentato al Ministero della Cultura, istituire un laboratorio di restauro della Rocca; riaprire gli scavi archeologici aggrappati alla roccia e provvedere al restauro dei fabbricati religiosi. L'obiettivo del sindaco ex guida è di fare di Rocca Calascio il comune sotto i 5mila abitanti esempio di rigenerazione economica e sociale sostenibile dove l'identità del territorio generi processi di innovazione culturale e di inversione dello spopolamento. Il piano prevede la creazione di un albergo diffuso, di un ostello per accogliere i nomadi digitali e di un campeggio improntato al glamping. Una Biennale della Cultura Rigenerativa sarà istituita insieme a una Scuola della pastorizia 4.0 promotrice di una ruralità innovativa e sostenibile. Un capannone adesso in disuso sarà trasformato in polo multiculturale che ospiti proiezioni cinematografiche, pièce teatrali e convegni; altri spazi sono destinati a diventare un caseificio-mercato, un centro di pet therapy e un polo sportivo. Tra i partner del progetto, la Cooperativa casearia di Campo Imperatore, l'Associazione YAW, Young Artists Workers, Italia Nostra e Sulmona Cinema.

Muro Leccese dove rivive la cultura e l’anima messapica

Nell'entroterra salentino è Muro Leccese, a poco meno di 20 chilometri a sudovest di Otranto, uno dei comuni pugliesi ad aver vinto 1,6 milioni di euro. Il fulcro del progetto creativo ViViMuro è la riunificazione, attraverso un inedito percorso di visita e passeggiata, dell'anima messapica del borgo con quella medievale. Il percorso partirà dal Museo di Borgo Terra all'interno del Palazzo del Principe, nella piazza principale, scrigno di reperti messapici, medievali e rinascimentali tra cui spicca un vaso messapico di grande pregio e dimensioni, dove sarà anche ricostruita in 3D la storica battaglia tra Romani e Messapi del III secolo a.C. Il tracciato si sposterà verso il Parco Archeologico, esterno all'abitato, attualmente aperto alla visita e oggetto di campagne di scavi che completeranno la scoperta delle fondamenta di edifici e tombe di epoca messapica. La ricostruzione in dimensione originale, con un'altezza di 7 metri e antichissime pietre recuperate sul posto, di un tratto di mura messapiche di circa 25-30 metri accompagnerà la passeggiata fino al Parco del Crocefisso, un'area storica dove si trovano una chiesetta e un covento francescani, una pineta e un punto di ristoro che sarà affidato, per la gestione, a ragazzi con fragilità mentali. Tra le attività collaterali promosse dal bando anche il finanziamento, per 3 anni, del Messapia Summer Festival, uno dei maggiori eventi musicali estivi salentini, e della Notte dei Messapi, un evento diffuso di folclore e valorizzazione di antichi sapori, nonché la progettazione di nuovi percorsi pedonali e ciclabili.

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