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Tutto pronto per l’invasione dei giocattoli “intelligenti”che ascoltano, rispondono e imparano

Sono allo studio una nuova categoria di giochi animati dall’intelligenza artificiale generativa che quindi possono dialogare con linguaggio naturale. Ecco i rischi e le regole che dovranno rispettare

di Luca Tremolada

3' di lettura

Stanno arrivando. Su questo i dubbi sono pochi. Sul quando invece molto dipenderà dalle regole sull’intelligenza artificiale che gli Stati nazione si daranno singolarmente o collettivamente. Parliamo dei giocattoli animati dall’Ai Gen, da chatbot come ChatGpt per intenderci. Quindi di una nuova generazione di oggetti non più solo connessi a internet ma in grado di dialogare con i bambini con il linguaggio naturale. Vuole dire che parlano, ascoltano e imparano.

Proviamo a capire cosa potrebbero fare: I giocattoli intelligenti per esempio possono generare storie personalizzate per il bambino, inventare giochi, insegnare la programmazione e altro ancora. Potrebbero lavorare in chiave Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) per migliorare le competenze dei bambini. Ma anche reinventare nuovi format di giochi tradizionali imparando e studiando per il esempio il nostro stile di gioco. Immaginate un board game che si adatta e risponde alle nostre mosse decidendo se perdere o alzare il livello della sfida in base alla nostra frustrazione espressa. Parliamo di qualcosa di nuovo anche per i videogiochi che da anni hanno perfezionato strumenti di bilanciamento della sfida basati sull’intelligenza artificiale. Il valore di questi nuovi “giocattoli” non è facilmente quantificabile anche perché non conosciamo i costi reali dell’integrazione dall’Ai gen. Sappiamo però che la finanza ci crede ed è pronta a scommetterci. Il mercato globale degli Ai Toys misurato da Contrive Datum Insight potrebbe triplicare in valore da qui al 2030 passando da 12 miliardi di dollari a 35,7 miliardi.

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I rischi che qualcosa vada male in questo settore sono però altissimi. In particolare per quanto riguarda la privacy e il potenziale impatto sullo sviluppo psicologico dei bambini.

Una premessa: gli Ai Toys non sono il male anche se un qualche brivido alla schiena lo danno. Esattamente come non sono pericolosi a priori i giocattoli connessi a internet. Il problema c’è quando manca la trasparenza di questi device, quando per esempio non si sa che fine fanno i dati, chi li detiene e con quale scopo. Parliamo di quello che questi giocattoli imparano da chi gioca con loro. Dai bambini, per essere chiaro.

Qualcuno si ricorderà – anzi non si ricorderà – del caso della bambola interattiva Cayla. Siamo nel 2017. Biondina, giacca di jeans e gonna rosa. L’Autorità garante delle telecomunicazioni l’ha messa al bando con l’accusa di spionaggio. Non solo non è più possibile venderla ma non si può neppure detenerla. Chi l’ha acquistata dovrà distruggerla.

E’ bene ricordare che la legge sulla sicurezza informatica dell’UE impone requisiti minimi per gli sviluppatori di giocattoli intelligenti. L’AI Act europeo in discussione al trilogo oltre a introdurre quattro livello di rischio per valutare le forme di Ai richiederà ai produttori di di valutare l’impatto dei loro sistemi di IA rispetto a “un uso improprio ragionevolmente prevedibile”. I giocattoli intelligenti abilitati all’intelligenza artificiale che sfruttano i bambini sono completamente vietati dal regolamento. Negli Stati Uniti esiste una legge federale degli Stati Uniti, il Children’s Online Privacy Protection Act (COPPA), che stabilisce criteri di accesso adeguati all’età e lo scambio di contenuti sui siti Web come requisito.

Il combinato disposto di queste normative però non garantisce la sicurezza di questi device. La vulnerabilità non è solo imputabile alle regole ma anche alla stato di sviluppo dell’Ai Gen. Ci sono per esempio rischi sulla sicurezza informatica legati alla comunicazione di questi dispositivi in termini di privacy dei bambini. E poi c’è il rischio della manipolazione da parte delle aziende. I dati di un utente-bambino possono essere usati per capire come influenzare le sue scelte, per spingerlo ad acquistare per esempio un nuovo gioco o una espansione dello stesso ma anche per studiare una nuova generazione di toys che imparano dalle emozioni e dai feedback dell’utente. Va poi anche considerato l’impatto di questi giochi sulla capacità relazionali dei bambini che come gli adulti non sono abituati ad avere a che fare con personalità sintetiche che non hanno la complessità di quelle umane e le imitano. Siamo dentro uno scenario da fantascienza estremo alla Black Mirror che però è il caso di iniziare a studiare da subito. Il futuro in certi casi va previsto

Riproduzione riservata ©
  • Luca TremoladaGiornalista

    Luogo: Milano via Monte Rosa 91

    Lingue parlate: Inglese, Francese

    Argomenti: Tecnologia, scienza, finanza, startup, dati

    Premi: Premio Gabriele Lanfredini sull’informazione; Premio giornalistico State Street, categoria "Innovation"; DStars 2019, categoria journalism

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