media e tecnologia

Tv, il digitale terrestre cambia. Ecco cosa accadrà da settembre 2021

MPEG4 nel 2021 e DVB-T2 entro il 2022. I canali televisivi del digitale terrestre subiranno un doppio cambio tecnologico. L'aspetto negativo è che se la nostra tv non è compatibile non vedremo più il digitale terrestre

di Alessandro Longo

4' di lettura

I canali televisivi del digitale terrestre subiranno un doppio cambio tecnologico, per il quale adesso ci sono le date ufficiali, comunicate dal ministero dello Sviluppo economico: il ballo comincia il primo settembre 2021, quando tutte le emittenti dovranno usare l'Mpeg-4 (codec già standard per i video sul web). È soprattutto il secondo passaggio – in termine tecnico, switch off – che farà una grossa differenza: dopo soli nove mesi, tra il 21 e il 30 giugno 2022, le emittenti dovranno passare al nuovo digitale terrestre (il Dvb-T2 Hevc, contro l'attuale Dvb-T1).

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L'effetto sarà, in entrambi i casi e progressivamente, maggiore qualità dell'immagine: l'HD dovrebbe diventare la norma, il 4K più comune e forse (dal 2022) anche l'8K farà capolino (disponibili da fine 2018, ma continuano a uscire in queste settimane modelli a prezzi decrescenti; mentre Samsung pochi giorni fa ha comunicato aver filmato in 8K Manchester United-Inter del 20 luglio e Tottenham - Juventus del 21 luglio, quindi prepara l'ecosistema di contenuti che giustifichino un futuro acquisto di queste tv).
L'aspetto negativo è che se la nostra tv non è compatibile, prima con l'Mpeg4 (improbabile) e poi con l'Hevc (probabile, ad oggi) non vedremo più il digitale terrestre. E allora dovremo cambiare tv o comprare un decoder. Switch off vuol dire proprio questo: le emittenti non possono più usare le precedenti tecnologie, perché l'Italia ha bisogno di passare a quelle più efficienti. Con il vantaggio – tra l'altro – di poter così liberare frequenze da usare per le reti 5G.

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Lo spostamento di frequenze: settembre 2021 – giugno 2022
Un primo “mal di pancia” gli italiani potrebbero sperimentarlo proprio per via di questa liberazione frequenze (700 MHz, già cedute all'asta agli operatori telefonici appunto per il 5G).
Le emittenti dovranno spostare i canali su altre frequenze e questo in certi casi obbligherà gli utenti a intervenire sull'antenna condominiale (come successo quando si è passati tutti al digitale terrestre). Si comincia al Nord Italia (eccetto Liguria e Toscana), tra il primo settembre e 31 dicembre a seconda delle regioni; dopo Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Sardegna (gennaio – marzo 2022); poi, fino al 20 giugno 2022, le restanti.
Mpeg-4 a tutti: primo settembre 2021
Nel contempo, si sperimenta l'Mpeg-4 obbligatorio. È un po' come dire che la tecnologia (tecnicamente, un codec di compressione dell'immagine) video del web vince finalmente su quello pre-internet: l'Mpeg-2 è quello dei vecchi Dvd. Mpeg-4 permette di fare stare più informazioni nello stesso spazio (canale) – comprime meglio dell'Mpeg-2; di conseguenza dovrebbe facilitare l'utilizzo dell'alta risoluzione da parte delle emittenti.
Da dieci anni si vendono tv Mpeg-4 in Italia. Solo tv preistoriche non ce l'hanno. Secondo stime del Mise ce ne sono circa 10 milioni ancora ferme all'Mpeg-2, tuttavia, ma la stessa stima ipotizza che tra un anno saranno tutte compatibili.

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Al momento gli incentivi statali per gli sfortunati sono molto limitati: 25 euro per ora previsti solo per una piccola platea di utenti (over 75, esentati dal canone Rai e con reddito massimo 8mila euro l'anno).
Per capire se la nostra (ormai preistorica) tv rientra in queste, basta collegarsi ai canali HD del digitale terrestre (dal 501 in poi): se compare un messaggio di errore e non riusciamo a vedere il segnale significa che non abbiamo l'Mpeg-4. Sono canali ad alta definizione appunto perché la migliore compressione consente di aumentare la quantità di dati fruibili a parità di spazio occupato. Oppure di occuparne di meno mantenendo la stessa quantità di dati (ossia lo stesso numero di canali a qualità standard), che è proprio il vantaggio utile a poter liberare frequenze 700 MHz per il 5G.
Basta prendere un decoder “zapper” molto economico per adattare la tv all'Mpeg-4, ma forse può essere un'occasione per un upgrade più consistente, che guarda al futuro.
Il nuovo digitale terrestre (con Hevc): giugno 2022
Il futuro, appunto. Che cogliere l'Italia (si spera non di sorpresa) nove mesi dopo. Il secondo passaggio rischia di essere, a differenza del primo, un “salto mortale” per molte tv. Solo da gennaio 2017 è obbligatorio vendere in Italia televisori con Hevc. Se l'abbiamo comprato da quella data in poi, tutto bene (anche se magari ci mancherà la tecnologia Hdr, ma questo è un altro discorso). Tutto bene: godremo dei vantaggi del nuovo standard, che dovrebbe migliorare ancora la qualità dell'immagine (almeno, permetterà alle emittenti di farlo) e anche favorirà l'ulteriore sviluppo del 5G.
Altrimenti, dovremo cambiare o, ancora una volta, prendere un decoder (sempre a un prezzo di 25-30 euro circa). Forse per allora arriveranno nuovi incentivi per l'acquisto di decoder o tv compatibile (probabilmente sempre nell'ordine di circa 25 euro).
È ovvio che il decoder è la soluzione più economica, ma arrivati al 2022 significa che la nostra tv “non Hevc” avrà almeno sei anni. Metterci un decoder, quando il mondo sarà già 4K Hdr e, sempre più, 8K, significherà escludersi dal presente tecnologico. Che va ben oltre la compatibilità minima al digitale terrestre italiano. Teniamo conto che videogiochi, film e serie tv americane adottano sempre prima dei canali tv italiane i progressi tecnici nella definizione dell'immagine. Per restare al loro passo una tv di sei (e probabilmente più) anni sarà insufficiente nel 2022.

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