LE NOZZE BANCARIE

Ubi, il bivio è tra Bpm e Bper. L’Ente si prepara a dire la sua

La Fondazione decisiva per la scelta del partner: la tentazione di Modena

di Marco Ferrando

3' di lettura

La strada maestra, e forse anche un pezzo di cuore, porta a Milano e Verona. Dove ha sede il gruppo nato dalla fusione tra il Banco Popolare e la Popolare di Milano, a cui Ubi negli anni passati aveva fatto più di un pensiero quando c’era da alzare il volume del valzer delle fusioni. Ma c’è un’altra strada, un po’ più tortuosa e meno scontata, che potrebbe essere battuta: porta a Modena, dove la Popolare dell’Emilia Romagna potrebbe rivelarsi decisamente appealing per dimensioni, presenza territoriale e, soprattutto, azionariato.

Un dato è certo: che Ubi nei prossimi mesi si orienti verso Milano-Verona, Modena o anche Siena (anche Mps è in cerca di un approdo), la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo è pronta a dire la sua. E, oggi più che in passato, è determinata a farsi ascoltare dentro a un azionariato in cui ha sempre contato meno della partecipazione che portava in dote. Prima la banca ha definitivamente archiviato la stagione da popolare (una testa, un voto), poi - nel 2016 - Fondazione Cuneo è riuscita ad arrotondare corposamente la sua quota in Ubi conferendo il 24,9% che le restava nella Banca Regionale Europea. Infine, forte del suo 5,9% che la rende primo azionista della banca, a settembre ha promosso la costituzione di un patto parasociale con Fondazione Banca del Monte di Lombardia e altri soci minori che oggi vale 16,7% del capitale e intende dire la sua sulle scelte che contano: «Il tema delle fusioni arriverà e noi azionisti intendiamo farci trovare pronti per giocare un ruolo da protagonisti», ha dichiarato senza mezze parole lo stesso Genta a Il Sole 24 Ore il 26 settembre scorso.

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Dunque l’intenzione è quella di giocare sul tavolo bancario con una vivacità non inferiore a quella che ha visto l’ente aumentare la propria capacità di fuoco su vari versanti. Come dimostrano la presenza nell’azionariato di Ream Sgr e di Equiter, due realtà torinesi con identità contigue - real estate e finanza per lo sviluppo - che negli anni hanno avvicinato Cuneo alla città della Mole, dove peraltro può contare su una sponda come quella di Fondazione Cassa di risparmio di Torino, presieduta dal cuneese (di Genola) Giovanni Quaglia.

E qui si torna alle banche: Crt è socio storico (con circa l’1,5%) di UniCredit, dove però fatica a vedere un futuro alla vigilia di un inevitabile risiko bancario europeo che prima o poi proietterà la banca guidata da Mustier verso le nozze con un altro grande istituto estero, ottimizzando la struttura ma marginalizzando ulteriormente i suoi piccoli azionisti. Anche per questo negli ultimi anni l’ente ha diversificato i suoi investimenti in vari settori e pure nel credito, comprando anche l’1% di BancoBpm: un segno di fiducia verso il ceo Giuseppe Castagna, ma anche un segno di attenzione per il territorio, visto che a Bpm fa capo una quota nella Cassa di risparmio di Asti.

Sia Genta che Quaglia nelle ultime settimane hanno fatto intendere di guardare con interesse alle probabili aggregazioni che vedranno coinvolte le principali banche italiane in cerca di sostenibilità, comprese Ubi e BancoBpm. Potrebbero essere loro tra i promotori di una fusione tra i due istituti? Può darsi, ma non è detto. E non solo perché siamo solo alle prime mosse tattiche. Tra gli osservatori c’è chi nota come i rapporti siano ottimi anche sull’asse che porta da Cuneo verso Modena, dove - anche qui - c’è un azionista in ascesa. Ed è sempre una fondazione: si tratta dell’Ente Sardegna, in estate reduce a sua volta dal conferimento della minoranza nel Banco di Sardegna che l’ha portato al 10,6%, alle spalle del primo socio Unipol. Con cui però i rapporti sono ottimi, e tra i tanti motivi di intesa c’è anche il desiderio di un’aggregazione. Con chi? Con Ubi, magari.

@marcoferrando77

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