Ucraina, come donare e scegliere a chi affidarsi
Donazioni dirette alle associazioni o attraverso il crowdfunding? Come essere certi dell’affidabilità dell’ente? Meglio donare beni o denaro?
di Alessia Maccaferri
I punti chiave
4' di lettura
Come donare in modo sicuro? Quale associazione scegliere? Meglio aprire il portafoglio o inviare beni di prima necessità? Davanti a una nuova emergenza umanitaria gli italiani si stanno mostrando, come sempre, generosi e attivi nelle donazioni a favore della popolazione ucraina rimasta nel paese o che ha trovato rifugio nei paesi vicini. Ma donare è un gesto di relazione in cui riponiamo aspettative e fiducia. Ecco dunque alcune indicazioni per donare in modo da non incorrere in “enti fantasma” e per fare in modo che le risorse vengano impiegate nel modo migliore.
A quale associazione affidarsi?
Per chi non ha contatti diretti con le popolazioni colpite il modo più usuale è scegliere un’associazione o una organizzazione umanitaria. Come sceglierla? Ecco alcune indicazioni:
1) affidarsi a un ente che si conosce direttamente o che ha una riconosciuta fama nel settore
2) verificare sul sito internet e sui social, che l’organizzazione esista, abbia un’esperienza nel settore e leggere i report annuali pubblicati online
3) non esiste un accesso unico nazionale agli enti del terzo settore (ruolo che sarà svolto dal Registro Unico Nazionale Enti del Terzo Settore). Esistono ancora registri parziali o su base regionale. Si possono però integrare diverse fonti. Il portale Italia Non Profit riunisce gli enti che si iscrivono su base volontaria: un team della piattaforma verifica i dati prima della messa online. Inoltre si può consultare anche l’Istituto Italiano della Donazione (Iid) che da anni ha definito una Carta della Donazione, un codice italiano di autoregolamentazione per la raccolta e l’utilizzo dei fondi nel non profit. Le organizzazioni che aderiscono alla Carta e all’Iid sono soggette a monitoraggio e controllo periodico, secondo procedure di verifica definite. A questo link ci sono le organizzazioni dell’emergenza Ucraina, iscritte all’IId.
Come funziona il crowdfunding?
Negli ultimi anni il crowdfunding si è rivelato uno strumento in forte crescita tra i donatori. Ma come funziona? Una piattaforma accoglie le campagne e gestisce tutta la parte di backoffice (per questa attività la piattaforma chiede all’ente una fee, che mediamente è pari al 5 per cento). L’organizzazione promuove la campagna sui propri canali e si impegna a tenere aggiornati i donatori sulla destinazione dei fondi. «Il crowdfunding offre una grande trasparenza: è possibile in tempo reale monitorare l’andamento della raccolta e chi dona. Inoltre qualora l’associazione lo faccia, è possibile seguire nel tempo l’andamento dei progetti - racconta Valeria Vitali, fondatrice della piattaforma Rete del Dono - Inoltre tramite la piattaforma le persone e le aziende possono farsi promotrici in prima persona delle campagne di raccolta fondi, con una pagina dedicata».
Sulla piattaforma di Rete del Dono si sono attivate diverse organizzazioni non profit tra cui
Soleterre, Fondazione Mediolanum per Unhcr, Unicef, Terre des Hommes, Save the Children, Fondazione Progetto Arca. Aziende come Pwc hanno deciso di sostenere il progetto di Sole Terre e di coinvolgere i dipendenti nella raccolta fondi e in una settimana hanno raccolto quasi 50mila euro per 361 donazioni.
All’8 marzo la raccolta fondi complessiva su ha superato i 120mila euro.
Su GoFundMe, è possibile raccogliere fondi per associazioni come Unicef, Unhcr, Cesvi, Croce Rossa Italiana, Caritas, Medici senza Frontiere. La piattaforma ha creato la pagina “Aiutiamo l'Ucraina” dove si trovano campagne italiane ed europee, con una breve guida che spiega come poter lanciare una raccolta per un ente benefico in supporto del popolo ucraino.La piattaforma dichiara che ogni raccolta fondi relativa alla guerra in Ucraina viene esaminata e validata per garantire che i fondi arrivino ai beneficiari designati. La campagna maggiore è quella lanciata per la Croce Rossa da Shevchenko, che arriverà presto all’obiettivo di 250mila euro. In Italia sono stati raccolti più di 300 mila euro grazie alle campagne sulla piattaforma.I donatori italiani in questa emergenza, all’8 marzo 2022, sono circa 14mila. Questa comunità di donatori ha supportato sia campagne italiane che campagne internazionali lanciate sempre su GoFundMe in altri paesi del mondo.
Infine si sta muovendo anche Produzioni dal Basso, storica piattaforma di crowdfunding italiana.
Come faccio a valutare il reale impatto delle organizzazioni?
Alla domanda non ci sono risposte univoche. Si possono però adottare alcuni criteri, come ricorda Aiccon-The fundraising school, diretta dall’economista Paolo Venturi:
• Identità del soggetto: prediligere organizzazioni con una reputazione, uno storico su progetti di emergenza umanitaria, con rilevanza e conoscenza del settore;
• Progetto: meglio sia descritto in modo puntuale, con obiettivi specifici e quantificato economicamente;
• Accountability: privilegiare un’organizzazione che rendiconta abitualmente l'uso delle risorse destinate a un progetto;
• Comunicazione orientata all'impatto: presenza di strumenti di comunicazione e reporting ai donatori nel tempo (in progress ed ex post).
Meglio denaro o viveri?
Tra la scelta di mandare denaro o beni di prima necessità è bene riflettere. In particolare è meglio accertarsi di quali siano le richieste delle organizzazioni, che variano con il variare della situazione sia in Ucraina sia nei paesi che stanno prestando la prima accoglienza. Per esempio in questo momento la Caritas Italiana invita a effettuare donazioni in denaro, perché la distribuzione di beni di prima necessità viene gestita dalla Caritas a livello internazionale nei paesi attorno all’Ucraina e quindi le organizzazioni sul campo conoscono le reali necessità dei rifugiati. La Caritas puntualizza che comunque tutte le donazioni raccolte, per esempio attraverso le parrocchie italiane, non andranno sprecate ma destinate a chi ne ha bisogno in Italia (tra cui i profughi in arrivo).
Posizione simile è espressa dalla ong Terre des Hommes che si sta concentrando sull'accoglienza in Italia e sulla raccolta fondi destinata all'acquisto di medicinali in Polonia. «Il problema è che, a parte alcuni grandi convogli umanitari e alcune attività organizzate da istituzioni, enti locali e organizzazioni locali ci sono molti convogli che non riescono realmente a raggiungere l'Ucraina. Molta merce si sta accumulando alle frontiere sotto la pioggia e senza essere stoccata in alcun magazzino - racconta Paolo Ferrara, direttore generale di Terre des Hommes Italia - Il rischio è che non tutti gli aiuti arrivino a destinazione. Anche in Polonia, Romania o Slovacchia l'organizzazione da campo e tutta in costruzione. C'è una situazione di transito e non è facile gestire le merci e distribuirle». Insomma il messaggio è stare attenti a non sprecare la generosità: «Bisogna essere cauti e organizzare le cose al meglio per non tradire le aspettative del donatore - aggiunge Ferrara - Perché se, anche solo per motivi logistico-organizzativi, la merce non viene usata o non arriva a destinazione, si rischia di mettere in crisi la fiducia di chi dona e la reputazione delle organizzazioni coinvolte».
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