Ucraina, ecco il nuovo decreto sull’accoglienza dei rifugiati: vale 369 milioni per il 2023
Cinque articoli per rinnovare la solidarietà a chi scappa dalla guerra: altri 7mila posti, 40 milioni agli enti locali ospitanti, 232 milioni al Viminale
di Manuela Perrone
I punti chiave
3' di lettura
Un nuovo decreto legge in cinque articoli, che vale complessivamente oltre 369 milioni di euro (quelli già impegnati sinora sono stati 754), per introdurre «disposizioni urgenti in materia di protezione temporanea per le persone provenienti dall’Ucraina». È il testo - proposto dalla premier Giorgia Meloni assieme ai ministri Antonio Tajani (Affari Esteri), Matteo Piantedosi (Interno), Giancarlo Giorgetti (Economia) e Nello Musumeci (Politiche del mare e Protezione civile) - pronto ad approdare sul tavolo del pre-consiglio convocato il 22 febbraio alle 11.30 in vista del Cdm del 23 febbraio. Un’ulteriore prova di vicinanza dell’Italia all’Ucraina, nella direzione del pieno sostegno al popolo provato dall’aggressione russa appena rinnovato da Meloni al presidente ucraino Zelensky nella visita a Kiev.
Accoglienza diffusa, 7mila nuovi posti
In cinque articoli, la bozza di provvedimento che il Sole 24 Ore ha visionato riconosce l’urgenza di «adottare disposizioni per fare fronre alle eccezionali esigenze connesse all’impatto sul piano interno della crisi internazionale in atto in Ucraina, con misure in tema di accoglienza e potenziamento delle capacità amministrative. Ecco, dunque, che l’articolo 1 dispone la prosecuzione, nel limite massimo di 7mila posti, di forme di accoglienza diffusa degli ucraini che chiedono protezione temporanea (autorizzate dal Dl 21/2022, il decreto “anti rincari” o “Ucraina bis”) anche attraverso convenzioni sottoscritte dai commissari delegati nominati con ordinanza del Capo della Protezione civile 872/2022 e dai presidenti delle Province autonome di Trento e di Bolzano con enti e associazioni e con soggetti privati.
Fondi per 89,6 milioni: 40 ai Comuni
Anche per il 2023, inoltre, lo schema di decreto prevede nel limite di ulteriori 40 milioni di euro il contributo forfetario una tantum «per il rafforzamento, in via temporanea, dell’offerta dei servizi sociali da parte dei Comuni ospitanti «un significativo numero» di persone richiedenti il permesso di protezione temporanea ex articolo 44, comma 4, del Dl 50/2022 (il decreto “aiuti”). A tutti è garantita l’assistenza sanitaria sul territorio nazionale, almeno finché - entro il 30 giugno - il ministero della Salute e le Regioni- non provvedono alla verifica dei costi effettivamente sostenuti dal Ssn (è stato il Dl 21/2022 a riconoscere per questo contributi forfetari, che andranno integrati con eventuali «misure perequative»). Le risorse complessivamente stanziate per il pacchetto di norme al comma 1 del primo articolo ammontano a 89,6 milioni a valere sul Fondo per le emergenze nazionali.
All’Interno 232 milioni per l’accoglienza
Altri 166 milioni nel 2023 sono destinati ad attivare e gestire i centri di trattenimento e di accoglienza, mentre 66 milioni integreranno le risorse del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. In tutto, dunque, al ministero dell’Interno sono riconosciuti 232 milioni di euro.
Permessi di soggiorno validi per altri sei mesi
I permessi di soggiorno in scadenza al 4 marzo 2023, che erano stati rilasciati ai beneficiari di protezione temporanea ai sensi della decisione di esecuzione 2022/382 del Consiglio dell’Unione europea del 4 marzo 2022, «conservano la validità per sei mesi». Saranno revocati unicamente nel caso in cui il Consiglio decida lo stop alla protezione temporanea.
Altri 47,7 milioni per i minori non accompagnati
L’articolo 3 della bozza di Dl riguarda i minori non accompagnati e stabilisce alcune modifiche al Dl 21/2022: ai Comuni che li accolgono sarà riconosciuto «un contributo» (e non più «il rimborso») per costi sostenuti, fino a un massimo di 100 euro al giorno pro capite. A tal fine, il commissario delegato (che oggi è Valerio Valenti, capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Viminale) si avvarrà degli uffici del Dipartimento. Le istanze devono essere presentate dagli enti locali entro il 30 settembre 2024. Le risorse attribuite al commissario sono incrementate di 47,7 milioni di euro per quest’anno.
Commissione per il diritto di asilo, dieci contratti a termine
Non è tutto. Nella bozza, a causa dell’«eccezionale volume di richieste di protezione internazionale» legate alla guerra in Ucraina, si prevede che il ministero dell’Interno possa avvalersi presso la Commissione nazionale per il diritto di asilo, nel limite di spesa di 150mila euro, di massimo dieci lavoratori a tempo determinato «in possesso di professionalità di cui la Commissione stessa non risulta sufficientemente dotata».
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