Ucraina, Zelensky incontra i 3 premier Ue: «Russi bombardano ovunque». Polonia chiede missione di pace Nato
A Kiev scatta il coprifuoco di 36 ore. In città sono arrivati in missione i premier di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia
I punti chiave
- Zelensky incontra i 3 premier Ue, russi bombardano ovunque
- La battaglia sul campo
- La battaglia verbale
- Premier Ue a Kiev
- I negoziati in salita
- Le pressioni sulla Cina e i canali diplomatici
- Zelensky all’Europa: dateci più armi
- L’Onu a Mosca, non punite la giornalista russa anti-guerra
- Cosa c’è nelle nuove sanzioni Ue e Uk
- Le controsanzioni russe
- Le Maire, allo studio convertibilità valuta ucraina
- Le previsioni sulla guerra
15' di lettura
Il 15 marzo è proseguito l’assedio russo alle città ucraine, con un accerchiamento sempre più fitto alla capitale Kiev e nuovi raid. Fra le vittime civili si contano anche due giornalisti al lavoro per l’emittente Usa Fox News. A Kiev, in serata, è entrata in vigore un coprifuoco di 36 ore, annunciato dal sindaco della capitale ucraina, Vitali Klitschko. Il primo cittadino della capitale ha anche invitato il Papa a recarsi in visita .
La diplomazia prosegue su più fronti, tra i nuovi negoziati a distanza, la telefonata tra Putin e Michel, i premier di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia arrivati a Kiev e Unione Europea e Gran Bretagna che varano nuove sanzioni.
Zelensky incontra i 3 premier Ue, russi bombardano ovunque
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha incontrato nella serata del 15 marzo i premier di Slovenia, Polonia e Repubblica Ceca, Janez Jansa e Mateusz Morawiecki, arrivati oggi a Kiev. «Stanno bombardando ovunque. Non solo Kiev, ma anche le aree occidentali», ha detto Zelensky ai suoi interlocutori, secondo quanto ha mostrato un video su Telegram.
I primi ministri, arrivati in treno, si sono seduti attorno a un tavolo con il loro omologo ucraino Denis Shmyhal e il presidente Zelensky, che ha spiegato loro la situazione. “Dobbiamo fermare questa tragedia che si sta svolgendo nell’est il più rapidamente possibile”, aveva sottolineato il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki in un post su Facebook che annunciava l’arrivo a Kiev dei primi tre capi di governo dell’Ue dall’inizio dell’invasione russa. Una missione organizzata in accordo con presidente del Consiglio europeo Charles Michel e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
Mykhailo Podolyak, consigliere di Zelensky, spiega che le trattative sono «molto difficili», ma resta «certamente spazio per un compromesso». Il prossimo round di negoziati è previsto per il 16 marzo, domani. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha intanto preso atto della estraneità di Kiev dalla Nato, dopo che il suo avvicinamento all’Alleanza Atlantica è stato considerato fra le micce dell’escalation militare. «L’Ucraina si rende conto che non è nella Nato. Abbiamo sentito per anni parlare di porte aperte, ma abbiamo anche sentito dire che non possiamo entrarci, e dobbiamo riconoscerlo».
Polonia, missione Nato in Ucraina non può essere disarmata
La Polonia ha chiesto “una missione di pace” della Nato, “protetta da forze armate”, per aiutare l’Ucraina. Lo ha reso noto il vicepremier polacco Jaroslaw Kaczynski. “Questa missione non può essere disarmata. Deve cercare di fornire aiuti umanitari e pacifici all’Ucraina”, ha affermato Kaczynski.
In Italia il consigliere alla Sicurezza nazionale americano Jack Sullivan ha incontrato il premier Mario Draghi e il consigliere diplomatico Luigi Mattiolo per discutere delle «misure per imporre costi alla Russia per la sua guerra in Ucraina e dell’assistenza umanitaria a coloro che fuggono dal conflitto» riferisce la Casa Bianca.
Nel loro incontro Draghi e Sullivan hanno anche discusso della Cina. Lo riferisce sempre la Casa Bianca in una nota parlando di colloqui “sugli approcci transatlantici alla Repubblica popolare cinese”. Draghi e Sullivan hanno anche auspicato ad un ulteriore rafforzamento dei rapporti tra Roma e Washington.
Mentre la guerra prosegue, il presidente Usa Joe Biden conferma la sua presenza al primo giorno del prossimo Consiglio europeo, in programma il 24 e 25 marzo prossimi, quando è in programma anche un vertice straordinario della Nato. «Questa guerra ha trasformato 3 milioni di ucraini in rifugiati. È difficile trasportare aiuti in Ucraina a causa - ha detto Biden - Continuiamo a farlo grazie all’aiuto di molti coraggiosi». Il presidente Usa ha firmato una un provvedimento da 1.500 miliardi di dollari, con 13,6 miliardi di dollari a beneficio di Kiev.
La battaglia sul campo
Lo scenario è sempre più critico. L'aeroporto di Dnipro, nell'Est dell'Ucraina, ha subito una «massiccia distruzione» dopo due bombardamenti russi durante la notte. A Mariupol la situazione viene definita disperata con 2.500 vittime dall’inizio del conflitto e le truppe russe che terrebbero in ostaggio il personale dell’ospedale, mentre oggi circa 2mila auto di cittadini sono riuscite a lasciare la città attraverso corridoi umanitari. Poco distante da Mariupol, le forze russe hanno preso il controllo di Berdiansk, città portuale di oltre centomila abitanti sul mar d’Azov.
Aggiornamenti che danno l’immagine della morsa progressiva intorno alle città ucraìne da parte delle forze russe. Nella capitale sono tornate a suonare le sirene per annunciare l’allerta aerea e tutti i cittadini sono stati invitati a raggiungere urgentemente i rifugi della protezione civile. Almeno tre esplosioni, in una zona residenziale, sono avvenute poco dopo le 5 (ora locale) nel centro della città. Colpito, in particolare, un palazzo di 10 piani a Kiev, con la morte di almeno cinque persone. Altre 15 persone sono state salvate dall’incendio e 63 sono state evacuate mentre si provvedeva a spegnere le fiamme. Le autorità di Kiev dicono intanto di aver accumulato generi alimentari essenziali per un minimo di due settimane.
Tra le vittime della guerra anche un cameraman di Fox News e una giornalista ucraina che lavorava come freelance per la stessa emittente. La notizia è stata diffusa da un giornalista della stessa rete, su Twitter. Si tratta di Pierre Zakrzewski, che era stato colpito insieme al corrispondente Benjamin Hall, quest’ultimo ricoverato in gravi condizioni ha subito l’amputazione di parte di una gamba, e di Alexandra Kuvshinova. «Notizie orribili da annunciare: il cameraman della Fox Pierre Zakrzewski è stato ucciso nello stesso attacco che ha ferito il corrispondente Benjamin Hall. Ho lavorato con Pierre molte volte in giro per il mondo. Era un tesoro assoluto. Inviamo le nostre più sentite preghiere alla moglie e alla famiglia di Pierre», sottolinea John Roberts di Fox News.
Le uccisioni dei giornalisti sono avvenute in una zona da giorni sotto il fuoco russo.
Il bilancio sul campo è pesante: almeno 4 persone sono rimaste uccise durante i bombardamenti sulla città di Rubezhnoye, nella regione del Lugansk che hanno colpito e distrutto un collegio per non vedenti, un ospedale cittadino, tre scuole e altre strutture militari. Il governatore dell’amministrazione militare di Luhansk, Serhii Gaidai ha denunciato su Facebook che il reparto di ostetricia dell’ospedale è stato «completamente distrutto».
A Kharkiv sette persone sono state trovate morte sotto le macerie dopo un raid. E, intanto, il ministero della Difesa di Mosca afferma che le forze armate russe avrebbero preso il controllo dell’intero territorio della regione di Kherson.
Le forze russe hanno fatto saltare in aria delle munizioni vicino all’Unità G1 della centrale nucleare di Zaporizhzhya che avevano sequestrato. Lo ha riferito il servizio stampa di Energoatom, l’azienda ucraina che si occupa della gestione delle quattro centrali nucleari attive nel Paese.
Mentre nella confinante Bielorussia è stato avvistato un grande convoglio di equipaggiamenti militari in transito verso il confine con l’Ucraina, i primi 400 mercenari siriani arruolati dalla Russia sono arrivati ai confini dell’Ucraina. Secondo l’osservatorio per i diritti umani in Siria, i miliziani arruolati nel Paese da Mosca sono più di 40mila.
La battaglia verbale
Mentre i militari da giorni lanciano missili su obiettivi civili, il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov torna ad accusare gli americani di preparare armi chimiche su territorio ucraino. «L’attività dei laboratori biologici americani” in Ucraina rappresenta “una minaccia mortale per un numero enorme di civili». A questo proposito è arrivata anche la preoccupazione del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, che nel corso di un incontro con la stampa ha detto: «Siamo preoccupati che Mosca possa mettere in scena un’operazione sotto falsa bandiera forse anche con armi chimiche».
In quella che potrebbe essere definita “l’altra guerra” combattuta a dichiarazioni e annunci, la Russia afferma di avere documenti che dimostrano che Kiev aveva pianificato di invadere la Crimea, le Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. Lo ha dichiarato il segretario del Consiglio di sicurezza russo Nikolay Patrushev - riferisce la Tass - spiegando di aver ottenuto i documenti durante l’operazione speciale della Russia in Ucraina. «Nel corso dell’operazione militare speciale - ha dichiarato Patrushev - abbiamo ottenuto prove documentate che Kiev si stava preparando per invadere la Crimea, le Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk a marzo».
Un altro fronte è quello cyber. E qui si registra un nuovo round di attacchi contro i siti governativi russi da parte di Anonymous. Lo rivendica il collettivo di attivisti su Twitter, usando l’hashtag #OpRussia. I siti messi offline sono Moscow.ru, quello del Centro analitico per il governo della Federazione Russa, del Ministero dello Sport, e quello dell’Fsb, il Servizio federale per la sicurezza, già messo offline nei giorni scorsi. Il collettivo da giorni ha avviato anche una campagna informativa diretta ai cittadini russi, attraverso il sito 1920.in: permette di mandare sms a numeri di telefono russi e informarli sulla guerra, per superare così la censura del Cremlino. Sono stati inviati, ha reso noto Anonymous, milioni di sms.
Premier Ue a Kiev, mezzo “giallo”
Prosegue anche il lavoro della diplomazia, in particolare con la visita a Kiev dei premier di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia. A Kiev è giunto oggi anche il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis.
Janez Jansa (Slovenia), Mateusz Morawiecki (Polonia) e Petr Fiala (Repubblica Ceca) sono arrivati in serata a Kiev nell’ambito di una missione del Consiglio europeo. La missione dei tre capi di governo è incontrare il presidente Volodymir Zelensky e l’omologo Denis Shyamal. Il premier sloveno aveva programmato una visita a Kiev già a fine febbraio, ma a causa dell’invasione russa nell’est del paese aveva dovuto cancellarla.
Secondo quanto diffuso in un primo momento la decisione di effettuare la visita sarebbe stata adottata al vertice Ue di Versailles e Varsavia avrebbe pianificato il viaggio nella massima riservatezza coordinandone i piani con il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Della visita sono stati informati il governo americano e il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.
La Ue, però, sarebbe fredda sul viaggio a Kiev. Il Consiglio è stato, sì, informato dell'iniziativa, ma non c'è alcun mandato europeo affidato ai tre leader nazionali, il cui obiettivo è rendere visibile anche sul piano personale il sostegno alla popolazione ucraina in lotta contro l'invasione russa.
I negoziati in salita
Nuovo round di negoziati (definiti «difficili» dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky) tra Kiev e Mosca. «Non vediamo nessun impegno da parte di Vladimir Putin su una de-escalation in Ucraina», ha detto la portavoce della Casa Bianca Jen Psaky. Per contro il prresidente russo Vladimir Putin ha tagliato corto: «L’Ucraina non è seria nel voler trovare una soluzione mutualmente accettabile», ha detto nel corso della conversazione con il presidente del Consiglio Ue Michel Michel.
Tuttavia, nel primo pomeriggio Mykhailo Podolyak, negoziatore ucraino e braccio destro di Zelensky ha fatto sapere che sul tavolo c’è la possibilità di un cessate il fuoco. E Ihor Zhovkva, vice capo dell’ufficio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky al canale televisivo N24 ha sottolineato che se «nei primi round la Russia non era pronta ad ascoltare la nostra posizione, ha messo degli ultimatum: che l’Ucraina deve arrendersi, deporre le armi, che il nostro presidente firmerà una resa. Ora, invece, la Russia ha un tono un po’ diverso. La posizione ucraina è stata ascoltata, i negoziati sono diventati più costruttivi. Stiamo parlando di un accordo futuro, di certe garanzie per l’Ucraina dopo la fine della guerra. Siamo moderatamente ottimisti, ma comprendiamo che un grande passo avanti in questi negoziati sarà raggiunto con la partecipazione dei capi di stato».
Le parole dell’ambasciatore russo all’Onu, però, sembrano lasciare meno spazio all’ottimismo: «Il cessate il fuoco è “possibile” se tutte le richieste della Russia vengono soddisfatte» ha detto Vassily Nebenzia. «Il cessate il fuoco ci sarà quando le condizioni proposte dalla Russia saranno soddisfatte e sono ben note», ha affermato Nebenzia: «Demilitarizzazione dell’Ucraina, denazificazione dell’Ucraina, nessuna minaccia per la Russia da quel territorio, nessuna adesione alla Nato», ha elencato.
La Russia ritiene che sia necessario «raggiungere il vero» status di neutralità per l’Ucraina ed escludere la possibilità che aderisca alla Nato. Lo ha ribadito anche il segretario del Consiglio di Sicurezza russo, Nikolai Patrushev, intervenuto in un incontro a Grozny sulla sicurezza nazionale nel Caucaso settentrionale dove ha incontrato il leader ceceno Ramzan Kadyrov, che nelle scorse ore aveva affermato di trovarsi nei pressi di Kiev. Patrushev ha ricordato la dichiarazione di Sovranità adottata dall’Ucraina nel 1990 in cui già si manifestava l’aspirazione di Kiev allo status di neutralità e al non allineamento a blocchi militari, punti - ha insistito - cui fa riferimento anche la costituzione del 1996.
Le pressioni sulla Cina e i canali diplomatici
Intanto va registrata una conversazione telefonica tra la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e la vice presidente degli Stati Uniti, Kamala Harris. Al centro del colloquio, «il viaggio» di Harris «in Polonia e Romania» e «gli sforzi comuni in corso per sostenere l’Ucraina», nonché «l’eccellente cooperazione Ue-Usa in materia di sanzioni», scrive von der Leyen in un tweet.
Archiviata la missione a Roma del consigliere della Sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan, che lunedì ha sostenuto una maratona di quasi 8 ore con il capo della diplomazia del partito comunista cinese Yang Jiechi e martedì ha incontrato a Palazzo Chigi il consigliere diplomatico di Mario Draghi, Luigi Mattiolo e lo stesso premier Draghi. Il premier e Sullivan - spiega Palazzo Chigi in una nota - «hanno condiviso la ferma condanna per l'aggressione ingiustificata da parte della Russia e la necessità di continuare a perseguire una risposta decisa e unitaria nei confronti di Mosca».
Gli Stati Uniti si dicono preoccupati dall’allineamento della Russia con la Cina. A riportarlo è l’agenzia Bloomberg citando un funzionario dell’amministrazione Biden sull’esito dell’incontro tra Sullivan e Yang. La discussione è state «intensa» e, oltre all’Ucraina, Sullivan e Yang hanno discusso di Corea del Nord e Taiwan.
«Lo scopo dell’incontro era esprimere in modo molto chiaro a Pechino le nostre preoccupazioni rispetto a un suo coinvolgimento» nella guerra in Ucraina e ribadire alla Cina «che qualsiasi tipo di supporto a Mosca, militare o economico, comporterà delle implicazioni» Ha detto il portavoce del dipartimento di Stato Usa Ned Price. Per contro, la Cina, ha specificato attraverso il ministero degli Esteri che «non vuole essere colpita dalle sanzioni» non ritenendosi «parte del conflitto».
Ulteriore pressione su Pechino arriva da Bruxelles. «La Cina è completamente integrata nell’economia mondiale, ha interesse alla stabilità dei flussi commerciali, ai flussi di investimento. E’ quindi per il suo bene e nell’interesse stesso della Cina garantire che possiamo porre fine a questa invasione il prima possibile perché certamente non è buono per uno qualsiasi dei paesi dell’economia mondiale e sicuramente non per un’economia come la Cina», ha affermato il portavoce capo della Commissione europea, Eric Mamer, nel briefing quotidiano con la stampa.
Una analoga azione nei confronti della Cina è in atto da parte del governo britannico.
Secondo quanto riporta poi la Cnbc, gli Stati Uniti non escludono un embargo commerciale totale della Russia per l’invasione dell’Ucraina. Per il vice segretario al Tesoro Wally Adeyemo, fra le opzioni a disposizione c’è anche il blocco dell’accesso della Russia alle vie navigali internazionali.
Intanto, su un altro versante diplomatico, Zelensky ha avuto un colloquio telefonico con il primo ministro israeliano Naftali Bennett che ha parlato a lungo anche con il presidente russo Vladimir Putin. Lo ha reso noto lo stesso Zelensky su Twitter, annunciando che parlerà la prossima settimana via zoom ai deputati della Knesset.
Zelensky all’Europa: dateci più armi
Le armi che gli alleati occidentali forniscono all’Ucraina «in una settimana ci durano per 20 ore», per questo siamo costretti a «riutilizzare gli equipaggiamenti sottratti ai russi». Lo ha denunciato il presidente Volodymyr Zelensky rivolgendo un ennesimo appello in particolare all’Europa, in video collegamento da Kiev con i leader dei Paesi nordici e baltici della Joint Expeditionary Force radunati oggi a Londra dal premier britannico Boris Johnson. «Aiutandoci, aiuterete voi stessi», ha insistito Zelensky per poi aggiungere accorato: «Sapete di quali armamenti abbiamo bisogno, lo sanno tutti». Zelensky ha poi ammonito: «Putin attaccherà altri paesi».
Il premier britannico Johnson ha dato ragione al presidente ucraino. «Tu ci sfidi giustamente a fare di più , e noi tutti sappiamo che dobbiamo e possiamo fare di più».
Intanto, il governo ucraino ha previsto progetti per sostenere l’economia ucraina nel tentativo di mantenere il funzionamento delle imprese e l’occupazione nei luoghi in cui la sicurezza lo permette, sottolinea Zelensky che poi, nel suo ultimo videomessaggio, ha ringraziato l’attivista russa che durante il principale tg nazionale di Mosca ha fatto irruzione mostrando un cartello contro la guerra.
Multata e rilascia la giornalista anti-Putin
Marina Ovsyannikova, la giornalista autrice della clamorosa protesta in diretta durante un notiziario tv su Channel One – dove ha mostrato un cartello contro la guerra – ha ricevuto una multa ed è stata rilasciata. La sanzione di 30mila rubli (circa 280 dollari) si riferisce però al video messaggio diffuso prima dell’apparizione durante il tg: per questo gesto sarà giudicata a parte.
Le Nazioni Unite hanno chiesto alle autorità russe che la giornalista, non sia punita per aver esercitato il suo diritto alla libertà di parola. Ravina Shamdasani, portavoce delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha chiesto che le autorità garantiscano che la donna «non subisca rappresaglie». Per proteggere l’incolumità della giornalista, si è fatto avanti anche il presidente francese Emmanuel Macron, che ha proposto una «protezione consolare».
Cosa c’è nelle nuove sanzioni Ue e Uk
Sono entrate in vigore le sanzioni della quarta serie di sanzioni della Ue contro la Russia che ora colpiscono complessivamente 893 persone e 65 entità. La lista delle persone sanzionate nel quarto pacchetto di misure europee è aperta dal proprietario del Chelsea Roman Abramovich che “ha stretti legami di lunga data con Putin”, importante azionista del gruppo dell'acciaio Evraz, uno dei contribuenti principali della Russia che “trae vantaggio dai decisori russi responsabili dell’annessione della Crimea o della destabilizzazione dell’Ucraina».
Nel dettaglio, le sanzioni prevedono la proibizione di tutte le transazioni con certe imprese pubbliche; stop alla fornitura di qualsiasi servizio da parte delle agenzie di rating e dell'accesso a qualsiasi servizio in relazione alle attività di queste ultime a qualsiasi persona o entità; ampliamento dell'elenco delle persone collegate all'industria e alle attività di difesa della Russia, alle quali sono imposte restrizioni più severe all’esportazione di beni a duplice uso, beni e tecnologie che potrebbero contribuire al miglioramento tecnologico della Russia nel suo settore della difesa e della sicurezza; divieto di nuovi investimenti nel settore energetico russo, nonché introdurre una restrizione globale all’esportazione di attrezzature, tecnologia e servizi per l’industria energetica; ulteriori restrizioni al commercio in materia di ferro e acciaio, nonché di beni di lusso.
Il cui dettaglio è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Ue. Aperta la strada per lo stop della clausola di nazione.
Nel frattempo anche il Regno Unito inasprisce le azioni contro Mosca. Londra ha annunciato un nuovo pacchetto di misure destinato a colpire l’importazione di prodotti russi per un valore stimato nell’ultimo anno a 900 milioni di sterline, oltre il miliardo di euro. Il provvedimento prende di mira la vodka, cui sarà imposto un dazio aggiuntivo del 35%, e i beni di lusso, incluso l’import-export di veicoli costosi, sulla linea di quanto deciso di recente pure dall’Ue. L’obiettivo - ha detto Rishi Sunak, cancelliere dello Scacchiere del governo di Boris Johnson - «è isolare ulteriormente l’economia russa dal commercio globale».
E il gruppo inglese del tabacco Imperial Brands, produttore delle sigarette Gauloises, West, Winston e delle cartine Rizla, ha annunciato che lascerà la Russia.
Le controsanzioni russe
Mosca ha varato a sua volta delle sanzioni personali contro i rappresentanti della leadership statunitense e persone a loro collegate. Lo ha riferito il ministero degli Esteri russo: nella lista dei sanzionati figurano il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, il segretario di Stato americano, Anthony Blinken, il capo del Pentagono, Lloyd Austin, il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Jack Sullivan, e anche la ex segretaria di Stato nonché ex candidata alla Casa Bianca, Hillary Clinton.
Mosca vieta l’ingresso in Russia al premier canadese Justin Trudeau. Lo riferisce il ministero russo degli Esteri, scrive la Tass.
Le Maire, allo studio convertibilità valuta ucraina
«Studieremo con Bce e Commissione il modo per assicurare la convertibilità delle valuta ucraina nelle monete europee». Lo ha detto il ministro delle Finanze francesi Bruno Le Maire specificando che si tratta di risolvere rapidamente un problema posto dall'arrivo dei profughi dall'Ucraina: «Molti rifugiati arrivano con moneta ucraina e non possono convertirla in altre valute europee», ha detto Le Maire. Una fonte informata sulle discussioni in corso spiega che si sta valutando la possibilità di fornire garanzie alle banche dell'area euro come degli Stati non euro. Il motivo è che attualmente le banche europee non accettano di effettuare operazioni di cambio della grivnia.
Le previsioni sulla guerra
Le forze russe impegnate nell’invasione dell’Ucraina potrebbero essere in grado di sostenere la piena capacità di combattimento solo per altri “10-14” giorni. E’ quanto si legge sul sito del britannico Daily Mail, che cita fonti della difesa del Regno Unito. Una volta superate le due settimane, alle forze di Vladimir Putin non rimarrebbe che concentrare gli sforzi e le risorse restanti nel mantenere il territorio ucraino già conquistato e non sarebbe più quindi possibile avanzare verso l’interno del Paese. Questo perché “la forza della resistenza ucraina supererebbe la forza d’attacco russa”. Quasi ogni giorno il presidente ucraino Volodymyr Zelensky riferisce di gravi perdite, soprattutto in termini di elicotteri e carri armati, subite dalle forze di Mosca. Al netto della normale propaganda di guerra, da più parti sono state sottolineate difficoltà nell’avanzata delle truppe russe.
Qualche ora prima Oleksiy Arestovich, consigliere del capo di Stato maggiore del presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva affermato che la guerra in Ucraina probabilmente finirà all’inizio di maggio quando la Russia esaurirà le risorse per attaccare il suo vicino. Lo si legge sul sito di Al Jazeera che a sua volta cita alcuni media locali. «Penso che entro maggio, inizio maggio, dovremmo avere un accordo di pace, forse molto prima, vedremo, sto parlando delle ultime date possibili», ha detto Arestovich in un video pubblicato da diversi media ucraini. «Siamo a un bivio ora - ha aggiunto il consigliere di Zelensky - o ci sarà un accordo di pace raggiunto molto rapidamente, entro una o due settimane, con il ritiro delle truppe e tutto il resto, o ci sarà un tentativo di mettere insieme alcuni, diciamo, siriani per un secondo round e un accordo entro metà aprile o fine aprile».
Corridoi umanitari e vittime
Sono stati riaperti i corridoi umanitari per l’evacuazione dei civili dalle città ucraine di Kiev, Chernihiv, Sumy e Kharkiv, oltre che da Mariupol, grazie ad un cessate il fuoco temporaneo dichiarato oggi. Lo ha detto il ministero della Difesa di Mosca citato dall’agenzia Interfax. Ma particolarmente severo resta il bilancio dei caduti. Sono almeno 636 i civili ucraini uccisi dall’inizio dell’invasione russa, secondo un bilancio fornito dall’Ufficio per gli affari umanitari dell’Onu (Ohchr) alla Cnn. Tra le vittime figurano 46 minorenni, bambini o adolescenti (97, invece, secondo il presidente ucraino Zelensky, i bambini uccisi dall’inizio della guerra). Altri 1.125 risultano feriti. Il bilancio, aggiornato alla mezzanotte, riguarda solo le vittime accertate, ma è probabile che il bilancio reale sia notevolmente più pesante.
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