Ucraina, già il nuovo Def pronto ad aprire la strada ad altri 10 miliardi per la Difesa
Si punta a un rafforzamento del budget con un orizzonte 2027, ma non è escluso un percorso più rapido. Intanto la Commissione Bilancio della Camera chiede informazioni al Governo sull'eventualità di un nuovo rifinanziamento già nel corso di quest'anno del Fondo per le missioni internazionali di pace e sulle ricadute dell'uso di una fetta delle risorse già stanziate per la copertura del decreto Ucraina
di Marco Rogari
I punti chiave
3' di lettura
I contraccolpi sull'economia e le ricadute sulla finanza pubblica del conflitto russo-ucraino, che si vanno ad aggiungere a quelle messe già in conto per il perdurare della pandemia e per il caro bollette, costringeranno il governo a dare al Documento di economia e finanza in arrivo la prossima settimana un'impostazione in parte diversa da quella immaginata fino alla prima metà di febbraio. E sui nuovi obiettivi programmatici incideranno quasi sicuramente anche le nuove esigenze per la difesa, sul fronte nazionale come in ambito Nato. Anche perché il budget di spesa per questo settore, al netto degli investimenti, è destinato a salire dagli attuali 25,9 miliardi ad almeno 36 miliardi entro il 2027. A questa dote dovranno probabilmente essere aggiunti anche nuovi fondi per le missioni internazionali. Con la commissione Bilancio della Camera che ha già manifestato l'intenzione di chiedere all'esecutivo «elementi di informazione» sulla possibilità che già nel corso di quest'anno si debba ricorrere a uno specifico rifinanziamento di queste “missioni” «alla luce dei nuovi impegni assunti» a seguito dell'invasione russa in Ucraina.
Almeno 10 miliardi in più per la Difesa
Fin dall'inizio di marzo il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha lasciato intendere che il mutato scenario internazionale imporrà di destinare maggiore risorse alle forze armate e agli armamenti. Cifre in via ufficiale non ne sono state fatte. Ma dopo la decisione presa da molti Paesi europei, non ultima la Germania, di convogliare sulla difesa una fetta più marcata di Pil, viene considerato molto probabile che già con il Def in arrivo tra la fine di marzo e l'inizio di aprile venga evidenziata la necessità di irrobustire progressivamente con la manovra autunnale l'attuale budget di almeno una decina di miliardi fino al 2027, anche se non si esclude un percorso più rapido. Allo stesso tempo verranno incrementati gli investimenti per l'ammodernamento di mezzi e armamenti.
Nel 2022 una spesa di quasi 26 miliardi
Come evidenziato da un recente dossier del Servizio studi della Camera, le cosiddette spese finali del ministero della Difesa autorizzate dall'ultima manovra approvata dal Parlamento ammontano a 25,9 miliardi e rappresentano poco del 3% di tutte le spese finali del bilancio dello Stato. A questa risorse vanno poi aggiunti i circa 4,5 miliardi destinati allo stesso comparto attraverso fondi dei ministeri dello Sviluppo economico e dell'Economia. Nel primo caso si tratta di poco più di 3 miliardi di investimenti per l'ammodernamento di armamenti, della flotta navale e di altri mezzi miliardi. Ammonta invece a quasi 1,4 miliardi per il 2022 il fondo del Mef con cui vengono “coperte” le missioni internazionali di pace (alle quali sono già destinati 1,7 miliardi per il 2023).
La Camera sollecita chiarimenti sulla reale dote per le Missioni internazionali
Ma proprio il Fondo delle missioni internazionali di pace è finito al centro della discussione in commissione Bilancio alla Camera durante l'esame del decreto Ucraina, con cui sono state stanziate le risorse per rafforzare la presenza italiana in Ambito Nato nel quadrante est dell'Europa e per l'invito di aiuti miliari al governo ucraino per la difesa dei civili. Una fetta, pari a oltre 165 milioni nel 2022 e 21 milioni per il 2023, delle coperture del decreto (in tutto 177,6 milioni per quest'anno e appunto 21 milioni nel prossimo) sono state assicurate proprio attingendo al Fondo per le missioni internazionali inserito tra i capitoli di bilancio del Mef. Il presidente della Commissione Fabio Melilli (Pd) in qualità di relatore “temporaneo”, ha anzitutto chiesto al governo «una rassicurazione volta ad escludere che la riduzione del Fondo in parola possa pregiudicare il corretto adempimento delle missioni internazionali già autorizzate a valere sulle risorse del Fondo medesimo».
L’ipotesi di un ulteriore rifinanziamento delle missioni di pace nel 2022
Sempre Melilli ha ricordato che una quota delle risorse per le missioni di pace 2021 (280 milioni) «è stata imputata all'esercizio 2022 in funzione della esigibilità delle obbligazioni da cui derivano gli oneri medesimi, anziché in base all'impegno di spesa sullo stanziamento di competenza». Non solo: per il presidente della commissione Bilancio è utile acquisire ulteriori informazioni dal Governo sull'eventualità che questo fondo, «alla luce dei nuovi impegni assunti a seguito del conflitto russo-ucraino», possa essere interessato da «uno specifico rifinanziamento» con appositi provvedimenti legislativi già nel corso di quest'anno.
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