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Ucraina, la missione di sette leader africani per mediare fra Zelensky e Putin

Una delegazione di Paesi, dal Senegal al Sudafrica, ha avviato un doppio incontro con le autorità ucraine e russe per tentare il dialogo sul conflitto. Ramaphosa (Sudafrica): la guerra ci danneggia

di Alberto Magnani

Guerra in Ucraina: l'evoluzione del conflitto e le conseguenze per l'Europa e il mondo

3' di lettura

Una 48 ore di incontri con doppia tappa, in Ucraina e Russia, per mediare sul conflitto che «danneggia» l’Africa e affossa le prospettive globali di rimbalzo dalla crisi pandemica. I leader di sette Paesi africani sono nel vivo di una missione diplomatica che li ha condotti prima in Ucraina, per un faccia a faccia con il presidente Volodymyr Zelensky, e ora a San Pietroburgo in un vertice analogo con il presidente russo Vladimir Putin.

L’obiettivo è discutere una risoluzione pacifica della guerra che si trascina da 16 mesi nell’Est Europa, sfruttando il peso strategico e politico sempre maggiore dell’Africa. La delegazione è composta dai presidenti Azali Assoumani (Comore, nonché leader di turno dell’Unione africana), Macky Sall (Senegal), Cyril Ramaphosa (Sudafrica) e Hakainde Hichilema (Zambia), oltre al premier dell’Egitto Mostafa Madbouly e a inviati diplomatici di primo piano da Congo Brazzaville e Uganda. L’ambizione, ha detto Assoumani, è stilare una «road map» con tappe chiare verso la fine delle ostilità. I dettagli non sono ancora noti, ma è bastata l’ipotesi a innervosire gli animi nel primo round di incontri con Zelensky.

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La sintesi fra i Paesi africani

È la prima «missione di pace» intrapresa da leader africani per l’uscita dalla crisi fra Russia e Ucraina, un’iniziativa che fa sintesi fra le varie voci emerse nella guerra nell’Est Europa. I sette leader in volo fra Ucraina e Russia rappresentano linee diverse nel blocco dell’Unione africana, l’organizzazione che riunisce i 55 Paesi del Continente: si va dalla neutralità espressa da Sudafrica e Senegal all’affondo di Egitto e Zambia, due fra i Paesi del Continente che hanno votato in favore della risoluzione Onu di condanna della «invasione di Mosca».

La spaccatura aveva alimentato ipotesi su una china filo-russa del blocco dell’Unione africana, favorite dalla sintonia manifestata da uno dei suoi membri più influenti: il Sudafrica, l’economia più industrializzata del Continente, legata a Mosca da intrecci storici e un’insofferenza occasionale per i partner statunitensi ed europei. Pretoria ha scatenato le ire di Usa e Usa ospitando esercitazioni militari congiunte con Cina e Russia a largo delle sue coste e trovandosi, ora, nel vivo di un caso internazionale per l’invito dello stesso Putin al summit di agosto 2023 dei Brics (il club di Paesi «non allineati» che include lo stesso Sudafrica oltre a Brasile, Russia, India, Cina).

La missione del 16-17 giugno tenta di fare chiarezza e rivendicare l’equidistanza del Continente fra Kiev e Mosca, dando la priorità all’obiettivo più urgente per i Paesi del Continente: un accordo di pace che sospenda gli scontri e attutisca ricadute già critiche sulle economie africane, fra le più vulnerabili ai contraccolpi della guerra innescata dall’invasione russa. Uno degli snodi più delicati sul e per il Continente sono le forniture alimentari, con la crisi innescata dal blocco dell’import di grano e l’effetto a cascata su paesi con gradi elevati di dipendenza dall’import cerealicolo.

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L’ipotesi di una «road map» e gli screzi con Zelensky

L’ambizione è quella espressa da Assoumani, una «road map» che scandisca la fuoriuscita dalla guerra. Al momento non sono chiari né i dettagli né la ricezione offerta dai due interlocutori, anche se il presidente ucraino Zelensky ha già lasciato trasparire la sua irritazione per l’agenda tratteggiata dalle controparti africane.

Zelensky ha dichiarato di «non volere sorprese» dal viaggio in Russia dei sette leader e chiesto, con toni tutt’altro che accomodanti, di insistere sulla liberazione dei prigionieri politici ucraini. «Potete per favore chiedere alla Russia di liberare i prigionieri politici? - ha chiesto, in un momento di tensione nella conferenza stampa - Questo potrebbe essere un buon risultato della vostra missione, della vostra “road map”».

Il clima è chiaro anche al presidente sudafricano, Ramaphosa, considerato il più vicino a Putin nella spedizione diplomatica che fa tappa il 17 giugno a San Pietroburgo. «La strada per la pace è davvero dura - ha detto - C’è bisogno di portare a termine il conflitto e di farlo presto».

Riproduzione riservata ©
  • Alberto MagnaniRedattore

    Luogo: Milano

    Lingue parlate: inglese, tedesco

    Argomenti: Lavoro, Unione europea, Africa

    Premi: Premio "Alimentiamo il nostro futuro, nutriamo il mondo. Verso Expo 2015" di Agrofarma Federchimica e Fondazione Veronesi; Premio giornalistico State Street, categoria "Innovation"

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