Ucraina

Putin riconosce l’intero Donbass e considera l’invio di truppe. Biden: «È l’inizio dell’invasione»

Il presidente Zelensky: «Non cederemo niente». La Russia lascia aperto il canale diplomatico ma richiama in patria il personale diplomatico in servizio in Ucraina

Putin: "Riconosco indipendenza di Lugansk e Donetsk", l'annuncio

7' di lettura

Il presidente russo, Vladimir Putin, ottiene dal Senato l’autorizzazione all’invio di forze militari all’estero, a sostegno dei separatisti in Ucraina, perché «gli accordi di Minsk non esistono più». L’ingresso dell’esercito russo in Ucraina dipenderà dalla situazione sul terreno, precisa Putin, e dunque è una possibilità concreta. Intanto il ministero degli Esteri russo richiama in patria l’intero personale diplomatico in servizio in Ucraina.

Immediata la risposta degli Stati Uniti. Di fronte a quella che definisce «l’inizio di una invasione» che potrebbe arrivare fino a Kiev, il presidente americano Biden ha annunciato una serie di sanzioni contro Mosca che si affiancano a quelle decise da Europa e Regno Unito. Colpite due banche (Veb Bank e la banca dell’esercito), una serie di oligarchi e le loro famiglie, nonché il debito sovrano russo, in modo da escludere il governo russo dalla finanza occidentale (la Ue ha preso una decisione analoga).

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Un pacchetto che va ben «ben oltre» le sanzioni decise nel 2014 all’epoca dell’annessione della Crimea. Il presidente americano ha ammesso che le nuove sanzioni contro la Russia avranno come conseguenza un aumento dei prezzi del gas per le famiglie americane. «Difendere la libertà avrà un costo anche per noi qui nel nostro Paese, dobbiamo essere onesti», ha detto nel suo discorso sulla crisi in Ucraina. «Continueremo a fornire armi difensive all’Ucraina», ha promesso Biden, e «sposteremo altre truppe a protezione delle Repubbliche Baltiche», ma «non combatteremo direttamente contro la Russia». Il dispiegamento, ha aggiunto il presidente Usa, serve a inviare un messaggio agli alleati del fatto che gli Stati Uniti difendono il territorio della Nato e rispettano gli impegni.

Detto ciò, gli Usa e i suoi alleati restano aperti alla diplomazia per cercare una soluzione con la Russia, «purché sia una diplomazia seria».

Intanto però il Cremlino riconosce la sovranità dei separatisti filo-Mosca «sull’insieme delle regioni» di Lugansk e Donetsk, cioè sull’intero Donbass. Lo ha detto lo stesso presidente russo in una conferenza stampa. Al momento i ribelli controllano solo una porzione di quelle regioni, circa un terzo, la parte restante è sotto il controllo delle forze di Kiev. Il leader del Cremlino ha detto anche di volere la smilitarizzazione dell’Ucraina, poiché «la possibilità che l’Ucraina abbia armi tattiche nucleari costituisce una minaccia strategica per la Russia».

Tutto questo alimenta ancora di più le tensioni di una giornata di rottura fra Mosca e i paesi occidentali. Gravi le parole del segretario della Nato, Jens Stoltenberg, che parla di «momento più pericoloso per la sicurezza europea da generazioni», riferendosi a un attacco di Mosca su larga scala in Ucraina. «Noi condanniamo la decisione di Mosca e condanniamo l’incursione militare in Ucraina: è una escalation seria provocata dalla Russia», afferma Stoltenberg, ribadendo il «supporto politico e finanziario» a Kiev. «La Russia è passata all’azione militare, siamo in allerta, monitoriamo la situazione», aggiunge il segretario generale dell’Alleanza atlantica.

La volta di lunedì 21 febbraio

La situazione è precipitata la sera del 21 febbraio, quando il presidente russo Vladimir Putin ha dapprima annunciato il riconoscimento dell’indipendenza delle autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, per poi ordinare l’invio di truppe nella regione del Donbass con lo scopo di «assicurare la pace». Nella mattinata del 22 febbraio la Duma, la Camera bassa del Parlamento russo, ha approvato il trattato di amicizia, cooperazione e mutuo soccorso firmato tra il Cremlino e le due repubbliche separatiste.

Non si è fatta attendere la replica del presidente ucraino, Volodimyr Zelensky: «Non abbiamo paura della Russia», ha detto in un discorso alla nazione, ribadendo che gli ucraini non cederanno «un solo pezzo» del Paese. Quello di Mosca, ha detto il ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov, «è un altro passo verso la ricostruzione dell’Unione sovietica. Con il nuovo Patto di Varsavia e il nuovo muro di Berlino».

Le autorità ucraine hanno schierato 120mila soldati sulla linea di contatto nel Donbass, a quanto riporta l’agenzia Tass. Zelensky, riporta l’agenzia Interfax, ha chiesto una riunione urgente del cosiddetto formato Normandia (Germania, Russia, Ucraina e Francia) e sta valutando l’interruzione completa dei rapporti diplomatici con Mosca. L’Ucraina non prenderà in considerazione un ritiro delle truppe ucraine dai distretti contesi.

Anche i rapporti con gli Usa restano tesissimi. Jonathan Finer, del consiglio di sicurezza nazionale Usa, spiega che la Casa Bianca pensa «che sia l’inizio di un’invasione» e imputa a Mosca una «flagrante violazione degli impegni internazionali». Lo spiraglio delle trattative, però, non si è ancora chiuso. La portavoce del ministro degli Esteri, Maria Zakharova, ha confermato che l’incontro tra Lavrov e il segretario di Stato statunitense, Anthony Blinken resta in programma.

Due soldati di Kiev uccisi dai bombardamenti

Due soldati ucraini sono stati uccisi da bombardamenti la notte scorsa e altri 12 sono rimasti feriti. Lo ha reso noto la Joint Forces Operation del ministero della Difesa ucraino in un rapporto pubblicato questa mattina. Il documento sottolinea che l’Ucraina ha registrato 84 violazioni del cessate il fuoco nelle ultime 24 ore da parte delle forze appoggiate dalla Russia, 64 delle quali con armi vietate dagli accordi di Minsk.

L’Onu: «Rischio reale di un grande conflitto»

In una riunione d’urgenza del consiglio di sicurezza, l’Onu ha sottolineato che «il rischio di un grande conflitto» in Ucraina «è reale e deve essere prevenuto a tutti i costi». Per gli Stati Uniti quello della Russia è stato non solo «un attacco all’Ucraina», ma «un attacco alla sovranità di ogni stato membro dell’Onu» che «avrà conseguenze rapide e gravi». La Russia però pare voler giocare su più tavoli: «Rimaniamo aperti alla diplomazia e a una soluzione diplomatica ma non permetteremo un nuovo bagno di sangue» nel Donbass, sottolinea l’ambasciatore russo all’Onu, Vassily Nebenzia.

Ue verso prime sanzioni. Di Maio: daremo ok

Intanto, in Europa, i vertici Ue hanno trovato un accordo sulle prime misure punitive contro Mosca attraverso una riunione straordinaria del Consiglio Affari esteri della Ue. «Di fronte a questa situazione gli europei, con una riposta rapida, in 24 ore, hanno raggiunto un accordo unanime per un pacchetto di sanzioni che presenterò al consiglio. È un pacchetto che farà molto male alla Russia», ha detto l’Alto Rappresentante Ue della Politica Estera Josep Borrell, spiegando che le sanzioni riguarderanno anche «i membri della Duma russa che hanno votato questa violazione del diritto internazionale e dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Ucraina». Colpita sarà anche «la capacità dello Stato russo e del Governo di accedere al nostro mercato dei capitali e finanziari e dei servizi», con limitazioni «all’offerta di finanziamento e all’accesso del loro debito sovrano».

«Tra di noi europei c’è anche solidarietà, e c’è grande solidarietà nei confronti di Kiev. Saranno sanzioni pesanti e abbiamo anche delle riserve di sanzioni se la Russia dovesse mostrare di andare ancora più lontano» nella sua escalation, ha aggiunto il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian.

L’Italia si schiererà apertamente a favore delle sanzioni. «Il riconoscimento delle due repubbliche autoproclamate del Donbass» da parte della Russia «è inaccettabile», ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. L’Italia è «assolutamente convinta nel procedere sulla strada delle sanzioni». Il primo pacchetto di sanzioni dovrebbe includere il bando di importazioni ed esportazioni dalle entità separatiste ucraine sul modello di quanto a suo tempo fatto per Crimea, l’inserimento nella black list di nomi ed entità (politici, militari, operatori economici, esponenti dei meccanismi di disinformazione) più eventuali ulteriori personalità tra i comandanti delle forze di peacekeeping russe e i leader delle repubbliche separatiste. La Germania ha deciso di sospendere Nord Stream 2, il controverso gasdotto che dovrebbe rifornire di gas la Germania.

Putin, le forniture di gas continueranno ininterrotte

Lo stop annunciato da Berlino non sembra intimidire Mosca. La Russia proseguirà le forniture ininterrotte di gas ai mercati globali, ha detto Vladimir Putin accogliendo gli ospiti del Sesto Summit sul Gas del Forum dei Paesi Esportatori di Gas. Lo riporta Interfax. «Un uso più ampio del gas naturale, uno dei tipi di carburante più rispettosi dell’ambiente, è abbastanza rilevante in questa fase. La Russia è destinata a continuare la fornitura ininterrotta di questa risorsa energetica, compreso il gas naturale liquefatto, ai mercati globali, per migliorare l’infrastruttura esistente e aumentare gli investimenti nel settore del gas», ha detto il presidente russo.

Johnson: Putin pensa a invasione su vasta scala

Anche Londra va verso la «prima raffica di sanzioni economiche britanniche contro la Russia», come l’ha definita il premier britannico Boris Johnson. Vladimir Putin, ha detto, è deciso a «un’invasione su vasta scala dell’Ucraina». Lo riportano i media internazionali. Le misure ritorsive, annuncia Johnson, saranno « nella stessa Russia, prendendo di mira gli interessi economici russi il più duramente possibile» e colpiranno «gli interessi economici che hanno sostenuto la macchina da guerra russa».

Lavrov ancora pronto a vedere Blinken

Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov è ancora pronto a incontrarsi con il segretario di Stato Usa, Antony Blinken. Lo ha reso noto la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova. «Anche nei momenti più difficili... noi diciamo: siamo pronti alle trattative», ha detto Zakharova in dichiarazioni trasmesse su Youtube. Come è noto, un incontro tra Blinken e Lavrov è previsto per giovedì a a Ginevra. «Siamo impegnati per la strada diplomatica ma siamo sulla nostra terra», replica l’omologo ucraino, Sergiy Kyslytsya. «I confini - ha concluso - non cambieranno».

L’Occidente condanna, la Cina chiede moderazione

L’Occidente intanto si affretta a condannare le azioni di Vladimir Putin, con gli Usa che vareranno già nelle prossime ore nuove sanzioni nei confronti della Russia. Pronto anche un ordine esecutivo che proibisce nuovi investimenti, attività commerciali e finanziarie da parte degli americani per, da o nelle cosiddette regioni separatiste dell’Ucraina. Anche il Regno Unito è pronto ad annunciare nuove sanzioni mentre l’Unione Europea ribadisce il suo «incrollabile supporto all’indipendenza, alla integrità territoriale e alla sovranità dell’Ucraina» e si dice pronta a reagire con «sanzioni dirette nei confronti di chi è coinvolto in quest’azione illegale». In particolare, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, in un colloquio telefonico con il presidente ucraino Zelensky, ha ribadito il pieno sostegno dell’Ue all’integrità del Paese. «L’iniziativa russa - scrive Michel in un tweet - è un attacco contro il diritto e l’ordine internazionale». Dalla Cina, invece, arriva un invito a tutte le parti a «esercitare moderazione. Tutti i Paesi - ha detto l’ambasciatore all’Onu, Zhang Jun - dovrebbero risolvere le controversie con mezzi pacifici in linea con la Carta delle Nazioni Unite». Per il Giappone la «Russia ha violato le leggi internazionali».

Guardian:  Uefa potrebbe privare la Russia della finale di Champions

Alla luce della crisi con l’Ucrania, la Uefa potrebbe decidere di privare la Russia della finale di Champions League in programma a San Pietroburgo il 28 maggio. A quanto riporta il «Guardian» l’Uefa sta monitorando l’evolversi della situazione ma, al momento, non è stato attuato nessun piano immediato per il cambio di sede. La posizione attuale della Uefa rimane che la partita si giocherà a San Pietroburgo, ma è chiaro che la situazione è in evoluzione, con i funzionari che stanno valutando piani di emergenza.

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