Ucraina, bombe sui corridoi umanitari. Il sindaco di Mariupol: Russia non rispetta la tregua
I percorsi di evacuazione per anziani, donne e bambini, sotto le bandiere della Croce rossa, dovrebbero garantire l'uscita dalla zona di guerra di oltre 200mila civili abitanti a Mariupol e Volnovakha. Nel corso del fine settimana previsto un nuovo round di negoziati tra Russia e Ucraina
I punti chiave
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Sabato 5 marzo, il decimo giorno della guerra in Ucraina, si era aperto con l'annuncio della Russia di una tregua per consentire l'apertura di corridoi umanitari nella località di Mariupol e Volnovakha. Lo stop alle armi sarebbe dovuto scattare alle 10 russe, le 8 italiane. Ma sembra essere durato poco, con l’Ucraina che accusa Mosca di aver violato sistematicamente il cessate il fuoco. Kiev ha proposto a Mosca un terzo round di negoziati il 7 marzo. Nell’attesa di una risposta, la tensione resta ai massimi.
A fine mattinata il sindaco di Mariupol, impegnato nell'evacuazione di circa 200mila civili dalla città portuale, ha dichiarato su Telegram il rinvio dell’operazione “per motivi di sicurezza”, visto che i bombardamenti russi sono proseguiti anche dopo la tregua. L’operazione procede al rilento anche a Volnovakha, dove sono sempre i raid russi a impedire un’evacuazione in tempi rapidi. Al momento, le autorità ucraine dichiarano di aver fatto uscire dalla città appena 400 persone e accusano la Russia di violare l’intesa, lanciando missili e bombe «contro Mariupol, Volnovakha, e altre città ucraine - ha denunciato il ministero degli Esteri a Kiev in una dichiarazione - I bombardamenti in corso rendono impossibile l’apertura di corridoi umanitari per l’evacuazione sicura dei civili e per la consegna di medicine e cibo». Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha respinto subito le accuse contro-attaccando: “Il regime di Kiev impedisce ai civili di lasciare Mariupol”.
La tensione cresce anche su scala internazionale. La Cina è rientrata nel dibattito, chiedendo che «i combattimenti si interrompano il prima possibile, tutelando le vite umane ed evitando crisi umanitarie su larga scala». L’appello arriva dal ministro degli Esteri Wang Yi alla controparte Usa Antony Blinken, nel colloquio telefonico avuto «su richiesta americana», in merito alla crisi in Ucraina. «La Cina ritiene che per risolvere la crisi ucraina sia ancora necessario agire secondo finalità e principi della Carta dell’Onu. Il primo è rispettare e proteggere la sovranità e l’integrità territoriale di tutti i Paesi, il secondo è insistere sulla risoluzione pacifica delle controversie attraverso il dialogo».
Putin: sanzioni a Russia sono dichiarazioni di guerra
Lo stesso presidente russo, Vladimir Putin, conferma la tesi sul «boicottaggio» ucraino dei corridoi umanitari. «Il lavoro dei corridoi umanitari, in particolare di quello di Mariupol, viene impedito dai nazionalisti ucraini» ha detto Putin, scagliandosi anche contro le sanzioni inflitte alla Russia: una «dichiarazione di guerra» contro Mosca. Se Kiev entrerà nella Nato, ha aggiunto, lo scontro sarà «fra la Russia e l’Alleanza». Il presidente russo non sembra avere dubbi sull’esito dell’operazione in Ucraina. «Tutto sta procedendo secondo i piani in Ucraina». Sullo sfondo, continua a crescere il numero di cittadini ucraini che cerca rifugio fuori dal Paese. Le Nazioni Unite stimano un totale di almeno 1,3 milioni di rifugiati al 5 marzo, con la possibilità di arrivare a 1,5 milioni entro il 6 marzo.
Istruzioni via Telegram per l'evacuazione, poi lo stop
Questa mattina, un messaggio pubblicato sempre sul canale Telegram del Consiglio Comunale di Mariupol spiegava che il “corridoio verde umanitario” concordato con le forze di invasione russe si sarebbe articolato sulla rotta rotta Mariupol-Nikolske-Rozivka-Polohy-Orikhiv-Zaporizhzhia. Gli autobus con gli sfollati sarebbero dovuti partire da tre località della città, con la possibilità di viaggiare lungo il percorso indicato anche per i mezzi privati.
A evacuazione iniziata, con la Croce Rossa alla testa delle colonne di sfollati a garanzia della tregua, le stesse autorità locali di Mariupol hanno poi denunciato il mancato rispetto del cessate il fuoco da parte dei russi. In particolare nella regione di Zaporizhzhia, tappa finale del percorso di evacuazione dove sarebbero in corso combattimenti condotti da truppe russe. Da qui la decisione del sindaco di rinviare l'operazione per dare spazio a nuovi negoziati con le autorità militari russe. “Stiamo negoziando con la parte russa per confermare il cessate il fuoco lungo l’intero percorso di evacuazione”, spiegano fonti dell'amministrazione locale di Mariupol.
La seconda città interessata all’evacuazione umanitaria di circa 15 mila civili è Volnovakha, città dell’Ucraina orientale a poca distanza da Donetsk . Secondo quanto riferisce un parlamentare locale circa il 90% della sua area urbana è stata rasa al suolo dai bombardamenti russi. Il percorso di uscita protetto concordato si articola in questo caso sulla direttrice Volnovakha-Valerianovka -Novoandreevka- Pokrovsk-Zaporozhye.
I percorsi umanitari saranno anche all'ordine del giorno di una nuova riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che si riunirà lunedì 7 marzo. La riunione, richiesta da Stati Uniti ed Albania, si terrà a porte aperte, con l’intervento del coordinatore Onu per gli affari umanitari, Martin Griffiths, e della direttrice esecutiva dell’Unicef, Catherine Russell.
Ancora scontri e bombardamenti in tutto il paese
La sospensione per ragioni umanitarie degli scontri in alcune aree urbane ucraine è il risultato scaturito dal secondo round di negoziati svoltisi mercoledì in Bielorussia, al confine con la Polonia, nella regione di Brest. Nel fine settimana è atteso il terzo round di colloqui, anche se Kiev ha già fatto sapere che non intende fare concessioni territoriali mentre la Difesa russa ha precisato che nonostante le intese sui corridori umanitari «la vasta offensiva in Ucraina prosegue».
Il contesto continua a rimanere estremamente difficile, con esplosioni, raid, e razzi segnalati dai media locali in più località: Tv Ukraine-24 parla di bombardamenti nella città orientale di Sumy, Kyiv Independent segnala esplosioni multiple a Kharkiv. Lo stesso giornale sul suo profilo Twitter fa sapere che le sirene d’allarme sono risuonate anche a Zhytomyr e Chernihiv. I combattimenti proseguono in varie zone dell’Ucraina: ieri la milizia filorussa della Repubblica popolare di Donetsk (Dpr) ha conquistato gli insediamenti di Znamenovka, Solnechnoye e Privolnoye, a nord di Mariupol. Scontri sono segnalati anche nei dintorni di Kiev e dell'aeroporto di Hostomel ed è confermata l'avanzata delle forze russe verso la seconda più grande centrale nucleare dell’Ucraina. Fonti riferiscono di lanci di razzi contro quartieri residenziali a Bila Tserkva, nell’Ucraina centrale.
Russi minacciano seconda centrale nucleare
Sono a «una ventina di miglia (32 km)». Lo ha denunciato nella notte l’ambasciatrice americana all’Onu, Linda Thomas-Greenfield, senza indicare il nome dell’impianto. Secondo Energoatom, organismo ucraino di supervisione delle centrali nucleari, il secondo più grande impianto del Paese è quello di Yuzhnoukrainsk, nella regione di Mykolaiv, nel sud dell’Ucraina. L’altra notte, le forze russe avevano attaccato la centrale nucleare di Zaporizhzhia.
Il premier britannico Boris Johnson ha invocato la protezione dell’Onu per le centrali nucleari che rischiano di essere coinvolte nel conflitto. Lo ha detto in un'intervista a Repubblica, dove ha anche paragonato Vladimir Putin a Slobodan Milosevic, il leader della Serbia negli anni ’90
Verso il terzo round di negoziati
Il fine settimana vedrà il nuovo round di negoziati tra Russia e Ucraina, ma nessuno sembra essere troppo incline all’ottimismo. «La posizione della Russia è dura. La posizione dell’Ucraina è dura, quindi non saranno facili ma ci saranno», afferma Mikhaylo Podoliak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, riferendosi ai negoziati, citato dalla Tass, precisando che le trattative procederanno in un’atmosfera costruttiva. Intanto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, dice a Sky News Arabia, che l’operazione russa non punta a dividere l’Ucraina ma a trasformarla in un’area «smilitarizzata e libera dall’ideologia neonazista».
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