Ucraina, la Ue vuole acquistare il grano bloccato per esportarlo
La Commissione ha trovato un accordo con cinque paesi membri che in violazione delle regole comunitarie avevano imposto divieti all'importazione di grano ucraino nell'Unione europea
dal nostro inviato Beda Romano
2' di lettura
STOCCOLMA – Dopo dieci giorni di tensioni, la Commissione europea ha trovato nella serata di venerdì 28 aprile un accordo di principio con cinque paesi membri che in violazione delle regole comunitarie avevano imposto divieti unilaterali all'importazione di grano ucraino nell'Unione europea. Con l'occasione, Bruxelles sta valutando la possibilità di acquistare con denaro comunitario il grano fermo in Polonia e in altri Stati membri pur di esportarlo verso paesi terzi.
Parlando qui a Stoccolma, dove si sta svolgendo una riunione dei ministri delle Finanze dell'Unione europea, il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis ha spiegato che «misure di salvaguardie» verranno applicate. Non ha voluto dare maggiori dettagli. La vicenda è scoppiata quando cinque paesi membri hanno scritto una lettera all'esecutivo comunitario, preoccupati dall'impatto che il grano ucraino ha sui prezzi nazionali.
Anziché proseguire verso altri paesi, i cereali provenienti dall'Ucraina sono rimasti fermi nei magazzini della Polonia, della Bulgaria, della Romania, dell'Ungheria e della Slovacchia, provocando un netto calo dei prezzi sui mercati nazionali che ha penalizzato i produttori locali. I cinque paesi hanno introdotto misure unilaterali per bloccare l'accesso del grano, violando le regole europee. Il commercio è competenza esclusiva dell'Unione europea.
Fin dall'anno scorso, i Ventisette avevano deciso di abolire le tariffe sui cereali ucraini per facilitarne l'esportazione verso l'Unione europea. Nel provvedimento erano state previste misure di emergenza, che ora verranno usate da Bruxelles. Si tratta in buona sostanza di mettere un divieto all'import di quattro prodotti ucraini: frumento, mais, colza e semi di girasole. I cereali potranno entrare nei cinque paesi dell'Est, ma dovranno poi proseguire verso altri mercati, europei e non. Nel contempo, i cinque paesi dovranno abolire le misure unilaterali. Il pacchetto, che prevede anche aiuti economici agli Stati membri, è attualmente oggetto di approvazione a livello europeo, anche se ha suscitato le fredde reazioni dell'Ucraina.
«L'intesa dà al Cremlino una pericolosa speranza, la speranza che nella nostra comune casa europea le decisioni sbagliate di qualcuno possano prevalere sugli interessi comuni», ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Per evitare che il grano e gli altri cereali già presenti nei cinque paesi dell'Est vada perso e soprattutto impedisca di utilizzare liberamente i magazzini per i prodotti locali, la Commissione europea sta valutando opzioni per facilitare il transito. «Una delle possibilità potrebbe essere per Bruxelles di acquistare i cereali e poi rivenderli sui mercati internazionali», spiega un funzionario comunitario, che a memoria ha considerato la possibilità una prima storica.
In Polonia, le importazioni di grano sono passate da 2.375 tonnellate nel 2021 a 500.008 tonnellate lo scorso anno. Nello stesso periodo, il mais è passato da 5.863 tonnellate a oltre 1,8 milioni di tonnellate. Anche in Ungheria, Slovacchia e Romania si sono registrati aumenti analoghi. Intanto, venerdì, i Ventisette hanno raggiunto una intesa a livello diplomatico per prolungare di un altro anno la sospensione delle tariffe sui cereali ucraini.
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