Ucraina, Putin riconosce il Donbass e invia l’esercito
«L’Ucraina non è un Paese confinante, è parte integrante della nostra storia e cultura», dice il presidente russo in diretta tv. Delusione di Francia e Germania
I punti chiave
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Prima il riconoscimento delle regioni separatiste ucraine del Donbass, poi l’annuncio dell’invio di truppe per “garantire la pace”. In mezzo e durante le mosse del presidente russo Vladimir Putin nella lunga giornata di lunedì 21 febbraio, gli ultimi tentativi di mediazione occidentali e poi le «ferme condanne» con annessi annunci di «pesanti sanzioni».
«L’Ucraina non è un Paese confinante, è parte integrante della nostra storia e cultura. L’Ucraina è stata creata da Lenin, è stato il suo creatore e il suo architetto. Lenin aveva un interesse particolare anche per il Donbass». Con questa parole, pronunciate in un discorso alla nazione in diretta tv durato oltre un’ora, il presidente russo Vladimir Putin dà il via libera al riconoscimento ufficiale delle regioni separatiste del Donbass come Stati indipendenti, firmando il relativo decreto con al fianco i capi delle due repubbliche di Donetsk e Lugansk , scatenando la condanna di tutti i leader occidentali.
In tarda serata poi, l’ulteriore mossa: annunciare l’azione di “peacekeeping”. Tradotto: l’invio di truppe russe per “garantire la pace”. Putin, nel decreto con il quale ha riconosciuto le repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk, ha ordinato al ministero della Difesa russo di dispiegare forze armate «per assicurare la pace» nel Donbass, in seguito alla richiesta dei leader delle due entità filo-russe. Lo riferiscono le agenzie russe Tass e Interfax.
Per il presidente russo, «l’Ucraina ha sempre rifiutato di riconoscere i legami storici con la Russia e non c’è da meravigliarsi quindi per l’ondata di nazismo e nazionalismo» che attraversa il Paese, ha detto, accusando Kiev di «minacce permanenti per quanto riguarda l’energia. Le autorità ucraine continuavano a ricattarci sulle forniture energetiche e sono questi gli strumenti che hanno utilizzato nelle trattative con l’Occidente».
Putin, che ha definito «critica» la situazione nel Donbass, ha anche affermato che l’Ucraina ha già perso la sua sovranità, diventando serva «dei padroni occidentali» e che il Paese è dominato solo «da oligarchi interessati alle loro aziende ed a dividere l’Ucraina dalla Russia e non ai bisogni dei cittadini». «In Ucraina - ha poi proseguito Putin - le armi occidentali sono arrivate con un flusso continuo, ci sono esercitazioni militari regolari con l’obiettivo di colpire la Russia. Le truppe della Nato stanno prendendo parte a queste esercitazioni, almeno 10 sono in corso, ed i contingenti Nato in Ucraina potrebbero crescere rapidamente. I sistemi di comando delle truppe ucraine sono già integrati con la Nato e l’Alleanza atlantica ha iniziato a sfruttare il territorio ucraino» con infrastrutture missilistiche, ha ribadito lo zar del Cremlino, concludendo che «l’adesione dell’Ucraina alla Nato porrebbe una minaccia diretta per la sicurezza della Russia».
Le reazioni occidentali
Era stato lo stesso leader russo ad annunciare la sua decisione al cancelliere tedesco Olaf Scholz e al presidente francese Emmanuel Macron (che poi ha chiesto la convocazione del consiglio di sicurezza dell’Onu), che si sono detti «delusi» per la scelta di Mosca. Il presidente ucraino Zelensky ha subito convocato il consiglio di difesa e poi ha avuto una conversazione telefonica di 35 minuti con il presidente americano Joe Biden, che ha annunciato di stare per firmare un ordine esecutivo che proibisce nuovi investimenti, attività commerciali e finanziarie da parte dei cittadini americani per, da o nelle regioni separatiste dell’Ucraina. Le misure annunciate dalla Casa Bianca sono «separate e in aggiunta alle rapide e forti misure economiche che abbiamo preparato in coordinamento con gli alleati e i partner nel caso la Russia invada ulteriormente l’Ucraina», precisa la presidenza Usa. «Stiamo continuando a consultarci strettamente con alleati e partner, inclusa l’Ucraina, sui prossimi passi e sull’escalation russa». Biden ha condannato fortemente la decisione russa e nel corso del colloquio con Zelensky ha ribadito il sostegno Usa all’affermazione della sovranità e integrità territoriale da parte di Kiev.
Più tardi, in serata sono giunte anche le dure prese di posizione del segretario di Stato Usa, Antony Blinken – «Il riconoscimento delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk” da parte della Russia “richiede una risposta veloce e ferma, e noi faremo i passi appropriati in coordinamento con i partner» – e quella dell’Onu, il cui segretario generale Antonio Guterres, ha detto che la decisione russa viola la sovranità di Kiev.
«Il riconoscimento dei due territori separatisti in Ucraina è una lampante violazione del diritto internazionale, dell’integrità territoriale ucraina e degli accordi di Minsk. L’Ue e i suoi partner reagiranno con unità, fermezza e determinazione». Lo scrive in un tweet il presidente del Consiglio Ue Charles Michel. La stessa posizione è stata manifestata dalla presidente della Commissione. Ursula von der Leyen.
Sempre su Twitter, l’alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell ha scritto: «Il riconoscimento dei due territori separatisti in Ucraina è una palese violazione del diritto internazionale, dell’integrità territoriale dell’Ucraina e degli accordi Minsk. L’Ue e i suoi partner reagiranno con unità, fermezza e determinazione in solidarietà con l’Ucraina».
Il riconoscimento da parte della Russia delle repubbliche separatiste di Luhansk e Dontetsk è una “violazione” del diritto internazionale e un “ripudio” degli Accordi di Minsk. Lo ha detto il premier britannico Boris Johnson, denunciando la decisione del presidente russo Vladimir Putin, condanna seguita anche dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.
Alle voci occidentali si è unita anche quella del ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, che a margine del Consiglio Affari Esteri di Bruxelles ha detto: «Dopo le decisioni di questa sera, è doveroso discutere delle sanzioni da applicare alla Russia. Nessun tentennamento, i partner europei e atlantici devono agire in maniera compatta».
Affossati gli accordi di pace di Minsk
Il leader russo ha quindi risposto positivamente ai leader delle auto-proclamate Repubbliche popolari di Donetsk e Luganks nel Donbass, che avevano chiesto un riconoscimento ufficiale come Stati indipendenti da parte del Cremlino.
Il presidente russo aveva dichiarato al suo Consiglio di sicurezza che sarebbe stato «necessario» valutare la richiesta, prefigurando un nuovo scenario di tensione nella crisi dell’Est Europa. Putin ha precisato in ogni caso che non è sua intenzione annettere le due regioni. Un riconoscimento russo dei territori separatisti di Donetsk e Lugansk seppellisce, però, definitivamente il fragile processo di pace che regola il conflitto di lunga data nell’Ucraina orientale. I Paesi occidentali avevano avvertito la Russia di non riconoscere le repubbliche separatiste, perchè questo fatto costituirebbe una «grave violazione del diritto internazionale».
Putin ha ascoltato per un’ora e mezza gli alti funzionari russi che si alternavano per sostenere la causa del riconoscimento durante l’incontro al Cremlino, trasmesso in diretta dalla tv di Stato. La Duma, la camera bassa del parlamento russo, aveva già chiesto il 15 febbraio al presidente di riconoscere i territori separatisti filo-russi, che si sono dichiarati indipendenti dal governo di Kiev dopo la rivoluzione pro-Ue in Ucraina del 2014.
Lo stesso Putin ha dichiarato che «gli accordi di pace di Minsk non hanno nessuna prospettiva», anche se la Russia continua a smentire il proposito di invasione dell’Ucraina. Le autorità locali, intanto, affermano che un civile e due soldati ucraini sono stati uccisi nei bombardamenti separatisti nell’Est del Paese. Altri quattro militari di Kiev sono stati feriti.
Il botta e risposta sull’uccisione dei cinque soldati
L’affondo di Putin arriva in una giornata già tesa, segnata anche dal “giallo” su un’operazione al confine ucraino. Mosca aveva annunciato di aver ucciso di cinque «sabotatori ucraini» che cercavano di varcare la frontiera. Kiev nega però sia l’eliminazione di suoi uomini sia lo «sconfinamento» denunciato dal Cremlino: «Nessuno dei nostri soldati ha attraversato il confine con la Federazione Russa, e nessuno è stato ucciso oggi», ha detto ai giornalisti Anton Gerashchenko, un funzionario del ministero dell’Interno.
Il giallo complica, ulteriormente, i tentativi di mediazione del conflitto. Il presidente francese Emmanuel Macron aveva comunicato poco prima l’organizzazione di un summit fra Joe Biden e Vladimir Putin, dicendo di aver già incassato l’assenso di entrambi. Gli Stati Uniti avevano dato la propria disponibilità, a patto che nel frattempo non fosse «avvenuta un’invasione» di Kiev. La Russia ha poi ridimensionato le attese, comunicando che «non ci sono piani concreti» per la partecipazione al summit e che il faccia a faccia mediato da Macron è ancora prematuro.
Putin: non si esclude dialogo, ma stabiliamo obiettivi
In particolare, il presidente russo Putin avrebbe riferito a Macron di non essere contrario ai summit sull’Ucraina ma che è necessario stabilire prima quali siano gli obiettivi da raggiungere, ha spiegato il ministro degli Esteri di Mosca, Serghei Lavrov. Fra gli obiettivi della Russia c’è il no all’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Su questo fronte, ha detto Putin, «gli Usa mi hanno assicurato che è possibile una moratoria sull’entrata dell’Ucraina nella Nato». La situazione, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, resta comunque «estremamente tesa», mentre Kiev denuncia un «livello di minaccia alto» con 147mila militari russi schierati sul confine.
Il lavoro delle diplomazie resta intenso. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz chiamerà in giornata il presidente russo Vladimir Putin, dopo che i ministri degli Esteri Ue si sono riuniti in mattinata. Ue e Ucraina hanno raggiunto «un accordo di principio» sulla creazione di una missione di formazione militare consultiva in Ucraina. L’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell, ha sottolineato che le misure «sono pronte» a scattare in caso di invasione della Russia. «Abbiamo condannato l’ammasso di truppe russe, le provocazioni e abbiamo constatato manipolazioni da parte di Mosca che vuole creare un pretesto per l’escalation militare, è un modus operandi classico», ha spiegato Borrell. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha ribadito che Bruxelles «sostiene fermamente» l’Ucraina ed evidenziato il via libera degli Stati membri a un pacchetto da 1,2 miliardi a sostegno dell’Ucraina.
Casa Bianca: noi disponibili a dialogo, ma Russia sembra voler attaccare
La portavoce della Casa Bianca Jen Psaki ha dichiarato che l’amministrazione è stata chiara sul fatto che gli Stati Uniti sono «impegnati a perseguire la diplomazia fino al momento dell’invasione». Il segretario di Stato americano Antony Blinken e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov si incontreranno giovedì 24 febbraio in Europa, sempre che non si verifichi nel frattempo alcuna invasione. In quel caso, Washington imporrebbe sanzioni «rapidi e gravi» a Mosca. Al momento, «la Russia sembra continuare i preparativi per un assalto in larga scala contro l’Ucraina molto presto», ha aggiunto Psaki.
Di più: per gli Usa la Russia ha creato «un elenco di ucraini da uccidere o di mandare nei campi». Un elenco che sarebbe pronto a rispettare nel caso in cui le forze russe dovessero invadere l’Ucraina. Lo scrive il Washington Post, citando una lettera inviata dagli Stati Uniti al responsabile delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet. La lettera non è datata e cita la condotta della Russia in alcune parti dell’Ucraina, dove verrebbero già condotti «uccisioni mirate, rapimenti/sparizioni forzate, detenzioni ingiuste e l’uso della tortura». Il documento è firmato dall’ambasciatore statunitense alle Nazioni Unite, Sheba Crocker, e avverte che un’invasione russa dell’Ucraina creerebbe una «catastrofe dei diritti umani». Si parla anche dell’uso, da parte delle forze russe, di «misure letali per disperdere proteste pacifiche o per contrastare esercitazioni pacifiche di percepita resistenza da parte delle popolazioni civili».
Altri scontri a fuoco nel Donbass
Il Donbass, intanto, è stato teatro di nuovi scambi di fuoco con l’esercito ucraino, secondo quanto afferma l’autoproclamata repubblica filorussa di Donetsk. «Un gruppo di sabotatori ostili è penetrato nel distretto di Novoazovsk della Dpr alle 08:10 (le 06:10 italiane, ndr) di oggi. Combattimenti sono in corso», dichiara, citato dall’agenzia, il ministero per la sicurezza dell’entità separatista del Donbass. Uno dei «sabotatori», scrive ancora Interfax, citando il comunicato dei filorussi, sarebbe saltato in aria durante un tentativo di piazzare esplosivo sui binari vicino al terminal ferroviario di Donetsk. «Una borsa con altri esplosivi è stata trovata accanto ai resti del terrorista», dice ancora il comunicato
Sarebbe arrivato a circa 61mila il numero dei civili in fuga dal Donbass, che sono riparate in Russia, nella regione di Rostov, dopo l’evacuazione ordinata venerdì dai leader delle autoproclamate repubbliche filorusse di Lugansk e Donetsk, ha detto il ministro russo per le emergenze, Alexander Chupriyan.
Quasi 400 centri accoglienza russi pronti per sfollati Donbass
Più di 40 regioni della Russia hanno preparato centri di accoglienza temporanea (Tap) per i rifugiati delle autoproclamate Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk. Lo riporta l’agenzia Interfax citando il ministero russo per le Emergenze. Quasi 400 centri di accoglienza temporanea con una capacità totale di 42.000 persone sono stati predisposti in 43 regioni e altri 149 centri di accoglienza temporanea con una capacità di oltre 54.000 persone sono in fase di allestimento.
Bielorussia, militari russi andranno via quando sarà opportuno
Le truppe russe impegnate in esercitazioni militari in Bielorussia torneranno alle loro basi quando vi sarà una «necessità oggettiva» di farlo», ha affermato il capo di stato maggiore delle forze armate della Bielorussia, Viktor Gulevich, in dichiarazioni riportate dall’agenzia BelTa. Il generale ha fatto riferimento al «continuo rafforzamento militare vicino ai confini» e all’ «aggravarsi della situazione nel Donbass». «Le forze armate russe torneranno alle loro basi quando emergerà una necessità oggettiva di farlo e quando decideremo di farlo - ha detto - È un affare interno». E, ha aggiunto: «La Bielorussia ha il diritto di chiedere che Usa e Paesi Nato ritirino le truppe dal confine». Le esercitazioni si sarebbero dovute concludere ieri dopo dieci giorni di manovre, ma è stato poi annunciato che le circa 30mila truppe russe presenti sul territorio della Bielorussia sarebbero per ora rimaste.
Di Maio, chiediamo agli italiani di lasciare l’Ucraina
«La decisione delle autorità russe di riconoscere le cosiddette Repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk è da condannare in quanto contraria agli accordi di Minsk e costituisce un grave ostacolo nella ricerca di una soluzione diplomatica. L’Italia continua a sostenere l’integrità e la piena sovranità dell’Ucraina nei suoi confini internazionalmente riconosciuti», ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Il ministro ha ribadito il suo appello ai connazionali perché lascino il Paese in fretta. «La nostra ambasciata a Kiev - ha detto - sta effettuando diverse prove evacuazione del personale e sta chiedendo a tutti gli italiani in Ucraina di lasciare il Paese, ma l’ambasciata resta aperta e pianamente operativa, perché vogliamo dare un segnale di vicinanza al popolo ucraino e crediamo nella diplomazia».
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