Ucraina, il vertice Blinken-Lavrov tiene aperto il filo del dialogo Usa-Russia
Vertice decisivo tra Blinken e Lavrov per fermare l’escalation militare in Ucraina
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Si sono svolti nella mattinata di venerdì 21 gennaio i colloqui a Ginevra tra il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov e il segretario di Stato Usa Antony Blinken sullo sfondo delle tensioni attorno alla possibile offensiva russa in Ucraina. L’incontro è durato un’ora e mezza e pur non avendo portato a una svolta ha però consentito di tenere aperto il filo del dialogo.
Lavrov: nessun piano di attacco all’Ucraina
Al termine dell’incontro Lavrov ha detto di aver spiegato alla controparte americana che Mosca «non ha nessun piano di attacco all’Ucraina e non ha mai minacciato il popolo ucraino». «Le nostre preoccupazioni - ha precisato - riguardano l’invio di armi ed esperti militari occidentali in Ucraina». La Russia si aspetta delle risposte scritte da parte americana alle proprie richieste «la prossima settimana».
Blinken: Mosca dimostri che non vuole l’attacco
La Russia deve fornire le prove che non intende invadere l’Ucraina, ha detto dal canto suo il segretario di Stato Usa al termine dei colloqui «franchi e sostanziali» a Ginevra. Gli Stati Uniti reagiranno «a qualsiasi aggressione da parte della Russia anche non militare», ha sottolineato il capo della diplomazia americana, confermando che gli Usa sono d’accordo per fornire delle “idee” sotto forma di risposte scritte a Mosca la prossima settimana.
Mosca: via truppe Nato da Romania e Bulgaria
Intanto emergono nuovi dettagli sulle richieste di Mosca per scongiurare una escalation militare. La Russia vuole il ritiro delle truppe straniere della Nato dalla Romania e dalla Bulgaria, Paesi membri dell’Alleanza atlantica, nell’ambito di un trattato per la de-escalation della crisi ucraina. «Non c’è ambiguità - scrive il ministero degli Esteri russo in risposta a una domanda scritta -: si tratta del ritiro delle forze straniere, degli equipaggiamenti e degli armamenti, al fine di tornare alla situazione del 1997 in quei Paesi che all’epoca non erano membri della Nato.È’ il caso della Romania e della Bulgaria».
Sofia e Bucarest dicono no
Una richiesta difficilmente ricevibile da parte dell’Alleanza Atlantica, di cui Sofia e Bucarest fanno parte dal 2004. La richiesta russa di ritirare le truppe della Nato dalla Romania è «inaccettabile e non negoziabile», ha dichiarato in una nota il ministero degli Esteri della Romania. La presenza della Nato, ha aggiunto, è «una reazione strettamente difensiva al comportamento sempre più aggressivo della Russia». Stessa risposta da Sofia: «La Bulgaria è un Paese sovrano, che da tempo ha deciso di diventare membro della Nato. E come tali, decidiamo da soli come organizzare la difesa del nostro Paese in coordinamento con i nostri partner», ha detto il premier bulgaro Kiril Petkov,
Cremlino frena su riconoscimento regioni secessioniste
Il Cremlino ha reagito freddamente venerdì a un’iniziativa del Parlamento russo per riconoscere due regioni secessioniste filorusse nell’Ucraina orientale come stati indipendenti. La Duma terrà consultazioni la prossima settimana su un’idea per riconoscere l’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk e la Repubblica Popolare di Luhansk nel Donbass. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha detto che è importante non cercare di segnare punti politici a proprio favore in una situazione così fragile.
Peskov ha aggiunto che il Cremlino non si aspettava che il segretario di Stato americano Antony Blinken consegnasse venerdì una risposta scritta alle richieste di Mosca di garanzie di sicurezza da parte dell’Occidente.
Zelensky: Mosca potrebbe occupare Kharkov
Se ci sarà un’invasione russa dell’Ucraina, Kharkov potrebbe essere occupata. Ad ipotizzarlo, in un’intervista al Washington Post, è il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che sottolinea come tutti gli ucraini, anche i russofoni, «combatteranno per proteggere la loro terra. Se la Russia deciderà di intensificare la sua escalation, direi realisticamente che lo faranno in quei territori dove vi sono persone con legami famigliari con la Russia. Kharkov, che è sotto il controllo del governo ucraino, potrebbe essere occupata. La Russia ha bisogno di un pretesto. Diranno di voler proteggere la popolazione russofona», ragiona Zelensky, ricordando quanto già accaduto con l’occupazione della Crimea. Ma il presidente ucraino sottolinea anche che Kharkiv è «una grande città con oltre un milione di abitanti. Non sarebbe solo un’occupazione - avverte - ma l’inizio di una guerra su larga scala».
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