Usa e Gran Bretagna: stop al petrolio russo. Il greggio vola oltre i 130 dollari
Stati Uniti e Gran Bretagna annunciano l’azzeramento delle importazioni di petrolio dalla Russia
di Marco Valsania
I punti chiave
4' di lettura
Joe Biden ha annunciato il blocco di tutte le importazioni petrolifere e di energia dalla Russia. Un nuovo, significativo giro di vite nelle sanzioni in risposta alla brutale invasione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin e che già colpiscono la finanza, compresa la Banca centrale, le aziende di Mosca, gli oligarchi e l'export di tecnologia cara al Cremlino. Il divieto all’ingresso di prodotti energetici russi negli Stati Uniti riguarda, oltre al greggio, il gas naturale liquefatto e il carbone. «Mettiamo al bando ogni import di petrolio russo, con il supporto completo del Congresso», ha dichiarato Biden dalla Casa Bianca, «Non intendiamo finanziare questa guerra», ha continuato riferendosi alle risorse che Mosca può ricavare da vendite di energia per sostenere le operazioni militari .
La stretta Usa ha avuto un immediato effetto sui mercati delle materie prime: a New York il petrolio vola, con le quotazioni del Wti che schizzano verso l’alto e il Brent oltre i 130 dollari al barile (+7%) per poi ripiegare dai massimi.
«Lavoreremo con gli alleati europei»
Biden ha riconosciuto che gli alleati europei potrebbero non essere in condizione di seguirlo, con gli Usa favoriti dalla loro forte produzione energetica domestica. Ma ha detto che Usa, Europa e alleati sono e rimarranno uniti in una severa risposta all’aggressione russa. «Capiamo che numerosi dei nostri alleati europei potrebbero non essere in condizioni di prendere simili decisioni. Ma stanno lavorando per ridurre la loro dipendenza dall’energia russa. E stiamo lavorando assieme a loro perchè questo avvenga». Rivolto agli americani, ha poi riconosciuto che il costo della sanzioni ci sarà anche per gli Stati Uniti, in termini di prezzi dell’energia. Ma che questo non riduce la determinazione di agire.
Da Mosca il 3% dell’import Usa di greggio
Per gli Stati Uniti il greggio russo rappresenta un modesto 3% del totale delle importazioni di oro nero. Una percentuale che sale a circa l'8% considerando tutti i prodotti e derivati petroliferi. In termini di barili, gli Usa l'anno scorso hanno importato una media di poco più di 700.000 barili al giorno da Mosca contro gli oltre 4 milioni dell'Europa. Il Vecchio continente vede arrivare da Mosca quasi il 30% del suo greggio e il 40% del suo gas naturale.
Impatto più che simbolico?
Ma se la mossa americana potrebbe avere un effetto limitato e simbolico sulla base delle cifre coinvolte, questo può essere amplificato dalle implicazioni politico ed economiche della nuova stretta su Mosca. L'intervento scatta in un clima nel quale la spirale di crescenti sanzioni aveva già drasticamente ridotto la richiesta di energia russa, nonostante fosse finora stata risparmiata da sanzioni dirette, attraverso scelte autonome dei protagonisti del settore e dei mercati.
Coordinamento con gli alleati
La decisione della Casa Bianca, hanno fatto sapere suoi funzionari, è stata presa in coordinamento con gli alleati europei, anche se al momento sembra che questi ultimi, a fronte del rilievo dell’energia russa per le loro economie, procederanno con maggior cautela sulla strada indicata da Washington con i suoi divieti al petrolio e gas di Mosca. La Gran Bretagna, a sua volta meno dipendente da Mosca per l’energia, ha in programma di annunciare in queste ore a sua volta un divieto all’import di greggio russo, ma con un processo graduale entro la fine del 2022. Il Presidente Biden ha avuto colloqui lunedì con numerosi leader europei sull'aggravarsi della guerra in Ucraina davanti all'invasione russa e le sanzioni.
Prezzi record per la benzina americana
Il blocco petrolifero potrà creare scompensi negli stessi Stati Uniti. Per ragioni di costi, logistiche e infrastrutturali la costa orientale americana importa anche benzina da Mosca. Le regioni del Golfo del Messico ricevono greggio pesante da trattare nelle loro colossali e sofisticate raffinerie e la costa occidentale petrolio più leggero. Sull'onda della crisi e delle crescenti probabilità di embarghi energetici contro Mosca, tra i maggiori produttori di greggio e gas naturale al mondo, il prezzo del petrolio si era già impennato del 26% nell'ultima settimana. E la benzina alla pompa negli Usa ha raggiunto in media il record assoluto (senza considerare l'inflazione) di 4,17 dollari, componente cruciale di crescenti presioni inflazionistiche. Rincari dell’energia potrebbero adesso anche dare nuovo impeto alla produzione domestica americana, ma allo stesso complicare qualunque agenda ambientale promessa da Biden e dai democratici a favore di una riduzione del ricorso a fonti fossili.
Dal Congresso pressioni per più sanzioni
La messa al bando di greggio e derivati dagli Stati Uniti è scattata tra le crescenti pressioni del Congresso americano. Una legge in questo senso è stata presentata in Parlamento da esponenti di entrambi i partiti e l'amministrazione è rimasta in stretto contatto con le rilevanti commissioni di Camera e Senato. I piani parlamentari prevedono anche la sospensione di normali relazioni commerciali con Russia e Bielorussia, autorizzando dazi punitivi: Mosca è un partner minore nell’interscambio per gli Usa, ma fornisce alcuni materiali importanti per specifici settori, quali il platino. Il Congresso ha inoltre avviato audizioni annuali sulle minacce globali alla sicurezza del Paese, incentrate sull’escalation del rischio posto dalla Russia, dalla sua aggressione all’Ucraina e dal suo arsenale nucleare.
Anche Londra blocca l’import di petrolio russo
Anche il governo britannico ha annunciato l’uscita da tutte le importazioni di petrolio russo e suoi derivati entro il 2022, come ulteriore sanzione contro la guerra in Ucraina scatenata da Vladimir Putin. La misura, riferisce Bloomberg che cita una persona a conoscenza del piano, verrà implementata nel corso dei prossimi mesi in coordinamento con gli Usa ma non coinvolgerà il gas russo. La Russia ha una quota del 12-13% sull’import di petrolio britannico e dell’8% sui consumi finali. «Il Regno Unito eliminerà gradualmente l’importazione di petrolio e prodotti petroliferi russi entro la fine del 2022 - ha detto il ministro dello Sviluppo economico Kwasi Kwarteng -. Questa transizione darà al mercato, alle imprese e alle catene di approvvigionamento un tempo più che sufficiente per sostituire le importazioni russe»,
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