Ue: cooperazione territoriale europea, sfide e opportunità nell’era post pandemica
di Raffaella Coletti *
2' di lettura
Le prime forme strutturate di cooperazione transfrontaliera, intesa come una cooperazione tra collettivita’ territoriali attraverso frontiere nazionali, risalgono agli anni ’50, all’indomani della seconda guerra mondiale. L’esigenza di superare i confini nazionali per risolvere problematiche comuni tra le regioni frontaliere, e allo stesso tempo enfatizzare il ruolo chiave delle comunità locali hanno fatto si’ che queste forme spontanee di cooperazione siano state sin dall’inizio incoraggiate e sostenute nell’ambito del Consiglio d’Europa. Il programma Interreg sostiene la cooperazione transfrontaliera a partire dal 1990. E’ stato infatti istituito a seguito della prima riforma dei fondi strutturali, che ha definito per la prima volta una vera e propria politica europea di coesione economica e sociale. Da allora il programma ha conosciuto importanti evoluzioni, ampliando il proprio raggio di azione alle componenti di cooperazione transnazionale e interregionale. Oggi Interreg rappresenta il cuore dell’insieme delle iniziative di cooperazione territoriale europea.
L’UE sostiene inoltre iniziative di cooperazione territoriale che coinvolgono anche i propri confini esterni. In questo ambito un importante patrimonio di esperienze e conoscenze ò stato sviluppato in particolare a partire dal 2007, attraverso la definizione di programmi con i paesi dei Balcani occidentali nel percorso di pre-adesione e con i paesi del vicinato europeo, orientale e mediterraneo. La cooperazione territoriale europea è uno degli obiettivi prioritari della politica di coesione, e rappresenta un importante strumento per perseguire uno sviluppo armonico ed equilibrato del territorio dell’Unione; tuttavia Interreg sconta alcuni vincoli che ne limitano l’impatto. Tra questi, la ridotta dimensione finanziaria e la limitata capacità di attivare sinergie con altri fondi; la frammentazione e scarsa sinergia tra diversi programmi che insistono sulle medesime aree; la difficoltà ad intervenire sui differenti ordinamenti giuridici e amministrativi, che in molte situazioni limitano l’implementazione di interventi congiunti.
La Commissione europea appare conscia di questi limiti, e ha messo in atto per la programmazione 2021-2027 una serie di proposte e iniziative volte a superarli. La sfida si sposta ora nella loro traduzione operativa. Nel frattempo, la pandemia da Covid-19 ha avuto un forte impatto sulla cooperazione transfrontaliera e territoriale. Ad esempio, molta attenzione ha attratto la cooperazione in ambito sanitario, di cui sono emerse con chiarezza limiti e opportunità. D’altro canto, la sospensione di Schengen, adottata spesso improvvisamente e unilateralmente da diversi Stati membri come misura di contenimento della diffusione del virus, ha messo in evidenza una certa fragilità dei processi di cooperazione a scala sub-statale, enfatizzando la centralità degli Stati nella gestione delle frontiere. Le Regioni e autorità locali transfrontaliere, pur nelle significative differenze tra territori, hanno reagito da un lato coordinandosi a scala locale per reagire all’emergenza; dall’altro richiedendo collettivamente una maggiore salvaguardia della cooperazione attraverso i confini. L’esito di questi processi, in termini di complessivo rafforzamento o indebolimento della cooperazione territoriale nel contesto europeo, è ancora incerto.
* (ISSIRFA CNR)
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