Goulard e il dirigismo

Ue, l’impronta francese di Macron sulla nuova Commissione

Per Sylvie Goulard deleghe su mercato unico con difesa, industria e aerospazio

dal nostro corrispondente Beda Romano

La Commissione Ue di Von der Leyen: Gentiloni all'Economia

3' di lettura

BRUXELLES - Tra le deleghe che la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha distribuito questa settimana ai suoi 26 commissari spicca quella affidata alla francese Sylvie Goulard. La nuova commissaria sarà responsabile del mercato unico, con competenze su industria, difesa, spazio e digitale. Il suo portafoglio sarà ricco di risorse finanziarie e influente. L’obiettivo è di dare finalmente all’Unione europea una strategia industriale. Il metodo ricorda per certi versi il dirigismo alla francese.

Nella sua lettera di incarico, la signora von der Leyen ha spiegato che il compito della signora Goulard sarà di mettere a punto una politica industriale per l’Europa, cavalcando la grande rivoluzione digitale, garantendo il buon funzionamento del mercato unico, incassando gli effetti positivi per l’economia provocati da una maggiore cooperazione nella spesa per la difesa e lo spazio. Mai finora il portafoglio del mercato unico è stato così importante.

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Spiega con ammirevole sincerità Elzbieta Bienkowska, la commissaria uscente: «Il nuovo portafoglio sarà più importante del mio. Si affiderà al lavoro di tre direzioni generali, non più di una sola. L’obiettivo è chiaro. Permettere all’Europa di essere strategicamente autonoma e superare la frammentazione nazionale, in particolare nella spesa militare, perché l’Unione diventi un volano economico e industriale di cui tutti possono beneficiare».

I dettagli operativi non sono banali. Le tre direzioni generali sono quelle dedicate alla crescita, al digitale e allo spazio-difesa. Quest’ultima nascerà da una costola della prima. Il dossier difesa è nuovo in ambito comunitario (finora il tema è stato prettamente nazionale). I Ventisette hanno creato nel prossimo bilancio comunitario 2021-2027 un Fondo europeo per la Difesa che sarà dotato di 13 miliardi di euro e sarà dedicato a comuni progetti militari.

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L’obiettivo è di promuovere la ricerca in campo militare per ottenere ricadute positive anche in campo civile, come avviene regolarmente negli Stati Uniti. A questa specifica posta finanziaria, secondo il progetto di bilancio, se ne aggiungeranno altre a capo del portafoglio seguito dalla signora Goulard: 16 miliardi per lo spazio (rispetto agli 11,1 miliardi del bilancio 2014-2020), altri 9,2 miliardi di euro per il digitale, e ancora 4 miliardi di euro per il sostegno alle piccole e medie imprese.

Come non vedere nel nuovo portafoglio il tentativo di iniettare nella politica europea una dose di dirigismo alla francese? In alcuni paesi quest’ultima espressione fa alzare le sopracciglia, provoca sospetti, mette ansia. Eppure, la politica industriale francese, segnata dalla mano pubblica e da un approccio centralizzato, ha permesso in anni recenti la creazione di alcune notevoli invenzioni: il Minitel, il TGV, il Concorde o la carte à puce (in italiano smartcard).

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Analizza Eric Maurice, direttore dell’ufficio bruxellese della Fondation Schuman: «A Washington, la politica industriale si fa anche attraverso la spesa del Pentagono in ricerca e sviluppo. A Pechino, il governo guida un paese comunista-capitalista dove lo Stato è sempre dominante. Mentre l’Europa tenta di contrastare la concorrenza di Stati Uniti e di Cina, il modello francese può essere fonte di ispirazione. La pianificazione diventa un modo per contrastare la frammentazione».

Nel suo discorso alla Sorbona, nel settembre del 2017, il presidente francese Emmanuel Macron aveva detto che «la sovranità europea dipende dalla potenza economica, industriale e monetaria». In buona sostanza, tra le priorità della Commissione presieduta dalla signora von der Leyen vi è il desiderio di federalizzare per così dire la politica industriale in Europa, in particolare con una maggiore collaborazione nazionale in campo militare. Tra i Ventisette, non tutti saranno d’accordo, ma la sfida è sul tavolo.

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