Ue, tetto di 19 centesimi a chiamata e 6 centesimi a sms in Europa dal 2019
di Alberto Magnani
3' di lettura
A un anno dall'abolizione dei costi sul roaming, il mercato unico Ue riserva un'altra sorpresa agli utenti europei: un tetto di 19 centesimi a minuto per telefonata e di 6 centesimi a sms per tutte le comunicazioni nel perimetro dell'Unione, fissato per contrastare le tariffe «eccessivamente alte» che scatterebbero a seconda di operatore e paese. La misura è contenuta nell'accordo raggiunto da Parlamento, Commissione e Consiglio Ue sul testo dell'Electronic communications code, un proposta di direttiva per uniformare regole e obiettivi dell'industria delle telecomunicazioni in Europa, a partire dall'implementazione delle reti 5G.
L'intesa, arrivata dopo due anni e un tavolo finale durato 12 ore, è stata salutata da alcuni negoziatori come «un grande passo avanti» per i consumatori. Ma c'è chi è meno incline ai festeggiamenti, soprattutto sul versante delle aziende. Etno (European telecommunications network operators), un gruppo di lobbisti del settore, ha scritto in una nota che il testo «è un'opportunità mancata» rispetto al disegno originario: l'implementazione di infrastrutture al passo con le reti di quinta generazione. I ministri delle telecomunicazioni dei vari paesi membri ratificheranno l'accordo venerdì.
I costi attuali: da 5 a 80 centesimi a chiamata
Secondo Beuc, un'associazione europea di consumatori, i costi attuali delle telefonate interne alla Ue spaziano da 5 a 80 centesimi. L'introduzione del tetto di 6 e 19 centesimi per messaggi e chiamate non compariva nella bozza originale della Commissione, ma è stato incluso fra gli emendamenti dell'Europarlamento nei due anni intercorsi fra la prima proposta e l'intesa di ieri. La Beuc saluta l'accordo come un passaggio «significativo verso un mercato unico dei consumatori», evidenziando come la fine dei sovrapprezzi sul roaming (la possibilità di connettersi a un operatore diverso dal proprio) non avesse «fatto abbastanza sugli alti costi delle telefonate da un paese Ue all'altro».
Anche Miapetra Kumpula, europarlamentare socialdemocratica che ha partecipato ai negoziati, è soddisfatta di una novità che «rende accessibili le telefonate» in tutti i paesi del Vecchio Continente. Tra gli altri punti caldi dell'accordo ci sono gli investimenti sul 5G («In Europa entro il 2020») , maggiore protezione ai consumatori (ad esempio saltano le penali per la rescissione anticipata di un contratto) e l'implementazione più efficace di numeri di emergenza, come il 112 (il numero per le emergenze dell'Unione europea, ora potenziato dal permesso di utilizzare il Gps per intervenire in maniera più tempestiva).
I delusi: solo calcoli politici, con Whatsapp si chiama già ovunque
L'entusiasmo diplomatico si attenua fra le reazioni degli addetti ai lavori, le industrie delle telecomunicazioni. La già citata Etno è insoddisfatta a tutta linea. In una nota, il gruppo scrive che «l'infelice decisione di regolare le chiamate interne alla Ue offusca l'assenza di progressi significativi nel resto del Codice», creando un «precedente pericoloso per tutte le industrie europee, senza offrire benefici tangibili ai consumatori». L'allusione è all'abolizione dei sovrapprezzi sul roaming, considerata «la vera rivoluzione» rispetto ai nuovi tetti tariffari.
La domanda che circola in Etno è sul senso di impostare prezzi sulle chiamate «quando la gente usa già Whatsapp e Skype». A maggior ragione perché la misura è stata aggiunta sulla spinta degli europarlamentari, alimentando le accuse di un calcolo politico a sfavore delle compagnie. L'altro nervo scoperto è sull'estensione temporale delle licenze d'uso delle frequenze. Nella prima proposta della Commissione, si parlava di un'assegnazione fino a un massimo di 25 anni. Ora il limite è sceso a 20 anni, «scoraggiando» gli investitori decisi a puntare sullo sviluppo del network europeo.
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