Ue: primo via libera ai negoziati per l’ingresso di Ucraina e Moldavia. Ok con condizioni a Georgia e Bosnia
La Commissione Europea consiglia però di aprire ufficialmente il quadro di negoziazione - negotiating framework - quando le rimanenti riforme prioritarie saranno state attuate
di Beda Romano
3' di lettura
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES- È una apertura di credito all’Ucraina e alla Moldavia ancora condizionata quella che la Commissione europea ha presentato oggi, mercoledì 8 novembre. In lunghi rapporti descrittivi sulla situazione del grande vicinato europeo, l’esecutivo comunitario ha raccomandato al Consiglio europeo di aprire negoziati di adesione con Kiev e Chisinau, ma al tempo stesso chiedendo nuove misure prima che le trattative possano effettivamente entrare nel vivo.
Von der Leyen: allargamento vitale per Ue
“L’allargamento è una politica vitale per l’Unione europea – ha spiegato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in una conferenza stampa qui a Bruxelles –. Il completamento dell’Unione è l’orizzonte naturale della nostra Unione. Il completamento della UE ha anche una forte logica economica e geopolitica in questo momento. Gli allargamenti passati hanno dimostrato gli enormi benefici sia per i paesi aderenti che per la UE. Ci guadagniamo tutti”.
“Il messaggio principale che abbiamo ricevuto oggi è che i colloqui di adesione dovrebbero iniziare e che i progressi dell'Ucraina nelle riforme sono ben riconosciuti: per quanto riguarda gli ulteriori passi, siamo fiduciosi e determinati a procedere rapidamente”, ha dichiarato nella serata di mercoledì 8 novembre la vice premier ucraina Olga Stefanishyna, che ha la delega sull'integrazione con l'Ue. “L'Ucraina non chiede sconti o trattamenti speciali. Ci stiamo muovendo in linea con tutte le procedure previste dalle norme Ue e stiamo facendo il possibile per garantire che i 27 abbiano una base solida per prendere le decisioni politiche necessarie”, dice.
Tre percorsi diversi
La Commissione europea ha proposto al Consiglio europeo tre diversi percorsi per i quattro paesi particolarmente sotto esame. Per quanto riguarda l’Ucraina e la Moldavia, Bruxelles raccomanda l’apertura dei negoziati, ma condiziona il benestare europeo al successivo quadro negoziale a nuove specifiche misure in particolare nei campi del sistema giudiziario, della lotta alla corruzione, e della regolamentazione delle lobbies. Il punto verrà fatto nel marzo del 2024.
Bosnia in ritardo
Nel caso della Georgia, alla luce dei risultati raggiunti, la Commissione raccomanda al Consiglio di concedere al paese lo status di candidato, “a condizione che vengano adottate una serie di misure”. Infine, sul fronte della Bosnia-Erzegovina, il ritardo del paese è evidente, nonostante alcuni recenti sforzi. Bruxelles raccomanda l’apertura dei negoziati di adesione con Sarajevo una volta, tuttavia, “raggiunto il necessario grado di conformità ai criteri di adesione”.
La raccomandazione di aprire le porte dell’Unione al grande vicinato europeo è simile nei quattro paesi, ma le condizioni poste sono diverse, con un inevitabile impatto sulla tempistica. Mentre per l’Ucraina e la Moldavia chiarezza potrebbe esservi presto, forse già nel 2024; più lontane dall’Unione appaiono essere sia la Georgia che la Bosnia-Erzegovina. La scelta della gradualità riflette sia le differenze tra i paesi vicini che i dubbi dei paesi membri.
La guerra russa in Ucraina, scoppiata nel 2022, ha certamente ridato slancio all’allargamento, visto ormai come un progetto geopolitico in molti paesi, anche quelli tradizionalmente freddi, come la Francia, la Danimarca o l’Olanda. Al tempo stesso, negli ultimi mesi sono riemersi antichi dubbi, sulla capacità di questi paesi ad integrarsi, e sull’abilità dell’Unione ad accoglierli, così come sullo stato di salute delle loro economie e delle loro democrazie.
In ottobre, parlando al giornale tedesco Augsburger Allgemeine l’ex presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker ha avuto giudizi duri nei confronti di Kiev: “Chiunque abbia avuto a che fare con l’Ucraina sa che si tratta di un paese corrotto a tutti i livelli della società. Nonostante i suoi sforzi, non è pronto per l’adesione; ha bisogno di massicci processi di riforma interna”. Si capisce quindi perché Bruxelles voglia rimanere prudente nelle sue raccomandazioni ai Ventisette.
Ucraina, un peso massimo
Sul fronte economico, fanno paura per quanto riguarda l’Ucraina la taglia del suo settore agricolo e la concorrenza in campi quali il trasporto su strada. Dubbi giungono in particolare dai paesi limitrofi, come la Polonia o la Romania. “Nonostante l’ampio consenso sulla necessità di allargare la UE, la maggioranza dei paesi membri non è ancora impegnata in una riflessione avanzata su come realizzare l’allargamento”, riassume Engjellushe Morina, ricercatrice dello European Council on Foreign Relations a Berlino.
I negoziati già in corso
La cautela europea è dettata anche dalle difficoltà nelle trattative già in corso, con la Serbia, l’Albania, il Montenegro o la Macedonia del Nord. In tutti questi casi, emergono questioni di fondo. Con Belgrado in particolare vi sono dubbi sui rapporti con Mosca. Teatro di scontri etnici anche di recente, il Kosovo rimane un potenziale candidato all’adesione, tenuto conto delle incertezze politiche nel paese nato nel 2008. Pur di aiutare i Balcani, Bruxelles ha presentato oggi anche il piano per aiutare la crescita economica già annunciato in maggio.
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