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La Corte di Giustizia Ue si pronuncerà sul caso Superlega e sul ruolo della Uefa

La battaglia per la Superlega potrebbe avere sviluppi giudiziari rivoluzionari per il mondo dello sport alla luce delle norme dei Trattati europei sulla libera concorrenza

di Marco Bellinazzo

Aggiornato il 31 maggio alle ore 12.15

(Reuters)

4' di lettura

La guerra della Superlega è tutt’altro che conclusa. Anzi, potrebbe avere conseguenze difficilmente immaginabili, qualora si spostasse sul piano giudiziario, coinvolgendo la Corte di Giustizia e la disciplina Antitrust della Ue. Il doppio ruolo che di fatto la Uefa (e la Fifa) oggi svolge in maniera sempre più invasiva - regolatore del settore e al tempo stesso soggetto economico che vende in maniera centralizzata i diritti tv e quelli di sponsorizzazione - è stato rimarcato in più occasioni dalle società calcistiche di prima fascia, che invocano la libertà d’impresa garantita dai Trattati dell’Unione e il “precedente” dell’Eurolega di basket. Competizione che si basa su licenze pluriennali e sull’autonomia dei club coinvolti rispetto alle Federazioni e sulla cui legittimità sarebbe importante conoscere finalmente il parere di Bruxelles dopo diversi anni di attesa.

La Corte di Giustizia Ue

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha reso noto di aver ricevuto la citazione a giudizio di Uefa e Fifa - con un tweet delle 9 e 53 di lunedì 31 maggio - per possibile violazioni delle norme anti-concorrenza dell’Unione Europea. Il caso, nato dal rinvio pregiudiziale del tribunale di Madrid che nei mesi scorsi ha già concesso una sospensiva ai club della Superlega, è incardinato col numero C-333/21: non è stato quindi dichiarato manifestamente inammissibile e sarà giudicato dall’organo comunitario. L’indicazione della Corte sembra una risposta anche “politica” agli attacchi del presidente della Uefa Alexander Ceferin che ha chiesto in sostanza sanzioni immediate per i tre club (Juvenutus, Real Madrid e Barcellona) che sono ancora nella società promotrice della Superlega. Una eventuale squalifica già in relazione della prossima Champions league, qualora fosse ribaltata dal Tas di Losanna e poi da una decisione della Corte Ue favorevole ai tre 3 club, potrebbe esporre peraltro la Uefa a richieste di risarcimento per centinaia di milioni di euro. Un rischio che gli organi delle Uefa dovranno ora decidere se correre.

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Posizione dominante

Un intervento alla luce delle regole antitrust europee che riconoscesse una posizione dominante della Uefa potrebbe avere un effetto dirompente sull’attuale modello, analogo a quello che per altri versi ebbe la cosiddetta sentenza Bosman 26 anni fa. Se infatti la Uefa del presidente Alexander Ceferin andrà avanti con l’idea di punire Juventus, Real Madrid e Barcellona, che non hanno fatto dietrofront, bandendoli dalle Coppe per uno o due anni, appare scontato che i tre club ribelli si rivolgeranno sia alla giustizia sportiva (e qui la Uefa dovrà individuare un presupposto giuridico inaffondabile a supporto della squalifica) che alla giurisdizione ordinaria.

Il Tribunale di Madrid

E su questo versante esiste già uno “scudo” rappresentato da una sentenza del Tribunale di Madrid del 20 aprile (n. 14/2021) pronunciata da Manuel Ruiz de Lara, giudice della Corte commerciale n. 17. In sostanza il giudice spagnolo (la Superleague è stata fondata a Madrid) il giorno dopo l’annuncio della nascita della nuova realtà «ha ordinato a Fifa e Uefa di astenersi dall’intraprendere ogni azione che possa pregiudicare l’iniziativa in pendenza del procedimento». Questo passaggio della decisione del giudice madrileno è stato citato nel comunicato con cui Juventus, Real Madrid e Barcellona, sabato 8 maggio, all’indomani del patteggiamento della Uefa con gli altri nove club fondatori (premi ridotti del 5% per l’ingresso nelle Coppe europee di una stagione in cambio dell’abbandono al nuovo format e delle scuse a Nyon), si sono difesi, ribadendo però i principi dell’iniziativa. Non si è trattato nè di un golpe nè di un progetto clandestino, visto che di Superlega (e di Superchampions) si discuteva da tempo nelle sedi istituzionali del calcio continentale, e non solo.

La sentenza del Tribunale di Madrid

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La proposta della Superlega

È accaduto, ad esempio, nel Consiglio della Lega di Serie A del 16 febbraio (come Il Sole 24 Ore ha documentato con gli articoli apparsi sul sito il 3 maggio e sul quotidiano il 4). Si è trattato perciò di una proposta fatta per ragioni finanziarie e industriali. Juve, Real e Barcellona non tralasciando una stoccata ai 9 club («Ci rincresce vedere come i club nostri amici e partner fondatori della Super League si trovino ora in posizione incoerente e contraddittoria») hanno perciò denunciato «di aver ricevuto e di ricevere, inaccettabili pressioni, minacce ed offese da terze parti al fine di ritirare il progetto proposto e, conseguentemente, desistere dal diritto/dovere di fornire soluzioni all’ecosistema del calcio mediante proposte concrete». Le tre società hanno ribadito cioè di aver concepito, insieme agli altri nove club, tale progetto «per fornire soluzioni all’insostenibile situazione del settore calcistico», e anche «di aver voluto da sempre instaurare un canale di comunicazione con Uefa e Fifa, in uno spirito costruttivo».

Il ruolo della Fifa

«Siamo pronti - hanno sottolineato infine i tre club “ribelli” - a riconsiderare l’approccio proposto. Tuttavia, saremmo irresponsabili qualora, consapevoli della crisi sistemica che ci hanno indotti ad annunciare la Super League, abbandonassimo la missione». Fondamentale nelle prossime settimane sarà il ruolo da mediatore del presidente della Fifa, Gianni Infantino che ieri ha rilanciato: «Dobbiamo riflettere attentamente sui prossimi passi, perché si tratta di una questione complessa che va oltre una semplice competizione. Riguarda l’ecosistema del calcio».

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