Ulivi tagliati a chi non paga il pizzo: le mani della mafia sull’olio pugliese
Coldiretti Puglia parla di una criminalità che vuole «distruggere la concorrenza e il libero mercato legale»
di Vincenzo Rutigliano
I punti chiave
4' di lettura
Un altro caso di ulivi rasi al suolo: questa volta però a Terlizzi, nel cuore della olivicoltura di pregio della regione. Un avvertimento mafioso con 25 alberi di ulivo, per metà bicentenari, tutti di Coratina (la cultivar prevalente nella provincia) con i tronchi spezzati e lasciati sulla strada e le piante produttive più giovani danneggiate.
Finora atti simili avevano colpito altre aree olivetate, ma di scarso peso produttivo. Ora no. Ora quel che è accaduto nell’azienda Pileri in contrada Chiuso dei Cucchi, dà una lettura più complessa dell’apparente atto vandalico e basta.
È un obiettivo diverso, mafioso appunto: attaccare l’immagine e il valore del marchio made in Italy dei prodotti agricoli italiani. Coldiretti Puglia ne è certa e parla perciò di una criminalità che vuole «distruggere la concorrenza e il libero mercato legale, soffocando gli imprenditori onesti e compromettendo la sicurezza delle campagne e la qualità dei prodotti».
Il racconto dell’imprenditore agricolo danneggiato
Dall’impresa agricola danneggiata arriva una spiegazione ancora più articolata e preoccupante. Ottavio Pileri – l’ avvocato-olivicoltore che all’alba di mercoledì 28 luglio, alle ore 4,45, ha scoperto, allibito, quanto avvenuto nel suo fondo – invita a guardare alla prossima campagna olearia. «Le stime produttive mondiali – dice Pileri – calcolano circa 18 milioni di tonnellate di olio extravergine a fine campagna, con un gap di 10 milioni tenendo conto del tracollo spagnolo, dei 3 previsti per l’Italia e dei 4 per la Grecia. Dunque i prezzi saranno stratosferici».
Segnali chiari dalla criminalità
E per inserirsi in questo business che in Puglia significa oltre 370mila ettari di terreno coltivato, 5 oli extravergine Dop e 1 Igp Olio di Puglia («la più grande fabbrica green del Mezzogiorno d'Italia - come la chiama Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia - con 60 milioni di ulivi, il 40% della superficie del Sud, quasi il 32% nazionale e l'8% comunitaria ed un valore di 1 miliardo di euro di produzione lorda vendibile di olio extravergine di oliva») certa criminalità legata alle produzioni agricole avrebbe cominciato a dare segnali chiari.
Per l’agro di Terlizzi questo è il secondo episodio di danneggiamento, dopo il primo di quasi 3 mesi fa: anche allora, in tutt’altra contrada, furono distrutti 20 alberi di ulivo. Anche allora indagini su indagini. Risultato? «Doppio zero come la farina», denuncia Nicola D’Orfeo, presidente della Coldiretti di Terlizzi. «Se li prendi – aggiunge sconsolato D’Orfeo – i responsabili li prendi in flagrante, altrimenti niente».
Qualche indizio potrebbe arrivare dalle telecamere poste lungo le strade di accesso al fondo. Tutto è avvenuto nelle ore notturne tra martedì e mercoledì e le telecamere potrebbero aver ripreso qualche veicolo di passaggio. «Io ci spero», dice Pileri.
E ci spera anche la città che ha un’economia a prevalente trazione agricola, ed olivicola in particolare. Terlizzi è preoccupata e il caso dei 25 alberi ha dominato tutto il dibattito e le riflessioni della Giornata della Legalità celebrata, ironia della sorte, proprio il giorno dlela scoperta del taglio.
La città, gli olivicoltori, le organizzazioni agricole, temono altri gesti simili. «Il terrore – dice ancora Pileri – è che possano ripetersi. Dobbiamo cercare di capire il perché di quanto accaduto e per gli addetti del settore è necessario comprendere il futuro dell’olivicoltura». Un futuro nel quale insieme alle pratiche colturali c’è anche tanto lavoro per figure come i biologi, gli agronomi, gli esperti di marketing, di e-commerce.
L’avvertimento mafioso ripropone il tema della sicurezza nelle campagne. Più la produzione agroalimentare pugliese cresce in valore – oltre 5 miliardi di euro – più la criminalità si mette all’opera tra racket, estorsioni, abigeato, usura, imposizione di manodopera, truffe alla Ue e in misura sempre maggiore furti di attrezzature e mezzi agricoli.
Si moltiplicano anche i furti di ferro, acciaio, rame, cavi elettrici e telefonici
La vita degli imprenditori in campagna è sempre più difficile: si moltiplicano anche i furti di ferro, acciaio, rame, cavi elettrici e telefonici con le aziende agricole che rimangono spente e isolate telefonicamente, mentre i pozzi per i irrigare restano fermi, pregiudicando le produzioni agricole che hanno bisogno di acqua. Si moltiplicano anche i casi di agricoltori costretti a vigilare di notte. A Terlizzi è sorto anche un presidio rurale che chiede più vigilanza anche se D’Orfeo è scettico: «Non servono più le pattuglie, oggi con un monitor puoi vedere tutto con la videosorveglianza. Bisogna solo sapersi organizzare, le ronde possono servire, ma con la tecnologia si capisce che fine può fare l’olio rubato, mica puoi nasconderlo in camera da letto».
Anche in questo caso le pattuglie di guardie campestri sono arrivate subito «ma ormai il danno era fatto. Loro fanno quello che possono», ammette Pileri, che teme di vedere compromesso il lavoro delle tante aziende agricole di Terlizzi che producono e che, nel tempo, hanno fatto il salto di qualità verso la commercializzazione diretta e l’ingresso anche nei mercati esteri. Che è poi il caso di tante aziende olivicole e olearie del barese.
Come la sua, di Olio Pileri, sorta nel 2008, interamente bio, olio evo di coratina in purezza interamente imbottigliato e venduto anche all’estero, presente su alcune delle maggiori guide del settore. «Lasciata la professione – dice Pileri – sono impegnato nell’azienda agricola, 10 ettari in contrada Chiuso dei Cucchi, che si affacciano sulla via Francigena, con un angolo dove c’è un pozzo di epoca romana, ora in disuso, descritto da Orazio e che da il nome a due nostri olii, Vergilium e Oratium».
E, coincidenza, la mattina di mercoledì testimoni dello scempio sono stati anche due pellegrini di lingua inglese, basiti per il destino riservato agli ulivi secolari. Il caso Terlizzi dunque è emblematico, tanto che Coldiretti Puglia non usa mezzi termini e denuncia: «Il mondo della produzione agroalimentare è sotto attacco perché rappresenta, se opportunamente valorizzato, il motore di uno sviluppo diffuso per l’intera regione che nel 2022 ha raggiunto, nonostante le minacce del clima e della siccità, il valore di oltre 3 miliardi di euro di produzione lorda vendibile e oltre 5 miliardi di valore dell’agroalimentare».
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