Ultimo giro di giostra prima di pensare al domani
Un filo di malinconia e qualcosa di estatico: Rufus Wainwright nel suo nuovo album canta lo splendore sconsiderato e la bellezza dolorosa della vita
di Claudio Todesco
2' di lettura
Ha detto il regista Cameron Crowe che Rufus Wainwright canta lo splendore sconsiderato e la bellezza dolorosa della vita. Accade anche nel nuovo album, dove le canzoni più gioiose nascondono un filo di malinconia e quelle meste hanno qualcosa di estatico. Unfollow the Rules è diviso in tre atti ed è uno di quei magnifici giri di giostra a cui ci ha abituati Wainwright, un lavoro apparentemente semplice e invece complesso da far girare la testa per il modo in cui i piani musicali e le voci s'intrecciano e si moltiplicano in sinfonie pop tascabili.
È la specialità della casa, e difatti Unfollow the Rules somiglia per certi versi al debutto del 1998, Rufus Wainwright. Allora il cantautore canadese aveva 24 anni e cantava la sua vita scapigliata e una lunga e tormentata storia d'amore con un uomo. Aveva la testa piena delle vicende tragiche delle eroine dell'opera e immaginava l'Aids come il fantasma di Banco che entra in scena e terrorizza Macbeth. Il giovane Wainwright era scandalosamente gay, scandalosamente talentuoso, scandalosamente diverso dai coetanei per via del gusto per melodie e armonie d'altri tempi e per il modo in cui metteva assieme il folk imparato dai genitori Loudon Wainwright e Kate McGarrigle e la matrice pop del grande canzoniere americano. Aveva fame di vita, di musica e di droghe, ma questo lo avremmo scoperto dopo.
Oggi Wainwright è un uomo di mezza età che vive a Laurel Canyon col marito Jörn Weisbrodt e la piccola Viva, partorita da Lorca Cohen, figlia di Leonard, è una storia complicata che fa inorridire i difensori della famiglia tradizionale. Unfollow the Rules è il suo modo per dire che c'è vita dopo i 40 anni, che non bisogna essere giovani e dannati per fare grande musica. Il disco ha la musicalità piacevole e stagionata del pop pianistico californiano, è più commedia che tragedia.
Che altro può fare, oggi, Rufus Wainwright? S'è tolto ogni sfizio: ha scritto due opere liriche ricevendo critiche anche feroci, ha messo in musica i sonetti di Shakespeare, s'è dedicato a qualunque progetto gli permettesse di stare lontano dal pop. In Unfollow the Rules si riappropria del suo linguaggio. Nell'ultimo brano, Alone Time, fa capire che prenderà del tempo per fare altro, nelle interviste va dicendo che il disco rappresenta la fine della prima parte della carriera e che verrà una musica nuova, diversa, imprevedibile. Qualunque cosa sia, speriamo sia ancora smodata, eccentrica e scandalosa.
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