Un accordo pieno di tecnicismi lontani dalla realtà
Fissare i prezzi sulla base di Ttf e quotazioni asiatiche anziché su quelle Usa potrebbe costarci caro
di Davide Tabarelli
3' di lettura
È un po’ stancante questa manfrina sul tetto al prezzo del gas mentre, le complicazioni si vanno moltiplicando. È passato un anno dalle prime ipotesi proposte dall’Italia, con dietro la nostra Eni, che di gas ne capisce, visto che assieme alle altre grandi compagnie ha fatto l’industria del gas europeo. Le idee che circolano le ha sviluppate l’Acer (Agency for the Cooperation of Energy Regulators), l’associazione delle autorità che, per definizione si affidano incondizionatamente al dio mercato e che, nonostante prezzi saliti fino a 17 volte dalle medie storiche, si sono ben guardati di accusarlo di inefficienza. Anche la via d’uscita che stanno affannosamente cercando si basa su meccanismi tecnici di Borsa. Da una parte il tetto dovrebbe scattare solo quando il Ttf (Title for Transfer Facility) della prima scadenza future, il prezzo di riferimento dei contratti fisici dell’intera Europa, supera per alcuni giorni una media da definire. Il problema è che non sappiamo ancora nulla della media che, invece, è il dato più interessante, quello che conta per i consumatori europei. L’altro meccanismo che si deve verificare, contemporaneamente al precedente, è simile, ma fa riferimento a una differenza fra il Ttf europeo e i prezzi del Gnl degli altri mercati che, di fatto, non esistono, perché esiste solo il prezzo dell’Asia, il Jkm (Japan Korean Market). Anche qui, se la differenza supera una media da definire allora dovrebbe scattare il tetto. Nel primo meccanismo ci si dovrebbe basare sul passato, per fissare la media di riferimento, ma, se coerente, allora dovrà prendere dentro anche i picchi folli della scorsa estate, quando il 26 agosto toccò i 350 euro, ma allora salirebbe troppo rispetto agli interessi degli europei. Attualmente il prezzo del Ttf prima scadenza è di 115 euro per megawattora, ma la media dei primi 11 mesi è oltre i 135 euro, soprattutto, le medie di lungo termine, prima della crisi, erano di 20 euro. Nel secondo meccanismo non c’è un prezzo di riferimento del Gnl liquido come auspicato. Bello sarebbe che il prezzo americano, Henry Hub, oggi a 18 euro, potesse esprimere prezzi anche per le sue esportazioni di Lng, ma i suoi commercianti si guardano bene dall’applicare questi valori, mentre quello che ottengono è il Ttf. Mettere dentro nel calcolo il Jkm è anche pericoloso, perché dipende molto dalla domanda della Cina che quest’anno, grazie alla chiusura per pandemia, ci ha aiutato molto. Finita la pandemia, con il gigante cinese che tornerà a consumare a pieno ritmo, le cose cambieranno. Perché non chiedere che venga messo dentro nei calcoli del prezzo massimo il prezzo americano, quello più basso? C’è chi dice che il rischio di abbassare i prezzi praticati in Europa rischia di lasciarci senza gas, perché finirebbe tutto in Asia. Sì, forse, ma con valori oltre i 150 euro/MWh, quelli che sono finiti nelle bollette e nelle fatture di questi giorni, ce ne vuole prima che l’Europa non sia conveniente. Tutto il gas del mondo, ce ne fosse, verrebbe da noi con questi prezzi. Poi, il tetto non si applicherà alle negoziazioni fuori borsa, agli Otc (over the counter), come richiesto strenuamente dagli olandesi e anche dai tedeschi. I regolatori credono che i due mercati siano separati, con il Ttf prima scadenza scambiato sulla Borsa a termine, il future di Londra di Intercontinental Exchange covo della finanza speculativa, mentre il secondo, l’Otc, è quello migliore, legato alle transazioni fisiche. In realtà, i due si sovrappongono e separarli è impossibile, perché, anche se si applicasse un tetto al Ttf, automaticamente tutti passerebbero alle quotazioni Otc del Ttf. Inoltre, i volumi scambiati su Ice sono inferiori di 8-10 volte rispetto a quelli Otc e pertanto la misura non avrebbe molto effetto. Poi c’è da capire come applicare dei limiti su una Borsa di Londra, quella Ice, che è fuori Europa, con solo quella Eex di Lipsia che potrebbe vedersi imposta delle regole dall’alto. Insomma, un sacco di tecnicismi lontani dalla realtà, mentre la Commissione deve agire sui fondamentali, tagliare domanda, trovare offerta, produzione nazionale, fare capacità di importazione. Questo tergiversare serve solo ad allontanare le decisioni difficili e pensare meno al prossimo inverno.
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