Un’agenda strategica per la svolta green
di Simone Tagliapietra
4' di lettura
Oggi i leader europei si riuniscono a Sibiu, in Romania, per un Consiglio europeo informale finalizzato a discutere la nuova agenda strategica dell’Unione europea per il nuovo ciclo istituzionale (2019-2024) che si aprirà dopo le elezioni di fine maggio. A due settimane dal voto, questo vertice si tiene in un momento cruciale per il futuro dell’Europa. Un momento che dovrebbe indurre una profonda riflessione sulle ragioni per cui i popoli d’Europa si sono riuniti e sulla direzione del futuro viaggio comune.
Il cambiamento climatico dovrebbe avere un ruolo centrale in questa riflessione, in quanto rappresenta la principale minaccia per il nostro pianeta. Non una minaccia teorica, ma una minaccia reale, come illustrato dai sempre più frequenti eventi meteorologici estremi, in Europa e nel mondo.
Come giustamente sostengono i tanti giovani che ogni venerdì marciano per chiedere un’azione immediata contro i cambiamenti climatici, bisogna fare presto. Le scelte di politica energetica dei prossimi anni definiranno, infatti, la struttura del sistema energetico al 2050: l’orizzonte entro il quale la sfida con il cambiamento climatico dovrà essere vinta, per non essere persa per sempre.
Negli ultimi anni l’Europa è stata in prima linea nell’azione globale contro il cambiamento climatico. La Ue ha non solo adottato ambiziose politiche per ridurre le proprie emissioni di CO2 e sostenere le energie rinnovabili, ma anche svolto un ruolo chiave nella negoziazione e raggiungimento dell’Accordo di Parigi. La Ue ha, inoltre, recentemente aumentato il suo livello di ambizione, adottando una strategia che prevede che l’Europa diventi la prima grande economia mondiale a diventare carbon neutral entro il 2050.
L’unico modo per raggiungere questo obiettivo è quello di promuovere una profonda trasformazione del sistema energetico europeo, essendo l’energia responsabile per i tre quarti delle emissioni di CO2. La buona notizia è che ciò sta diventando tecnicamente ed economicamente possibile, in quanto la maggior parte delle tecnologie necessarie a tale trasformazione sono ora disponibili, a costi sempre più bassi. Ciò che occorre è un quadro di politiche pubbliche capace di promuovere tale trasformazione in modo intelligente, ovvero cogliendone le opportunità socio-economiche. A nostro avviso, cinque sono le priorità sulle quali strutturare una nuova agenda strategica per garantire il futuro (verde) d’Europa:
1 Accrescere il ruolo delle energie rinnovabili in modo sostenibile. Energia eolica e solare sono oggi tecnologie comprovate e competitive. Tuttavia, il vento non soffia tutte le ore, così come il sole non risplende tutti i giorni. Tale variabilità rappresenta una sfida importante per il sistema elettrico. Con il crescere delle rinnovabili, sarà dunque necessario promuovere flessibilità nel sistema, attraverso soluzioni quali lo stoccaggio elettrico, le interconnessioni e le centrali a gas naturale per il backup del sistema. Senza tali soluzioni, i costi sistemici delle rinnovabili esploderebbero, compromettendo altresì la tenuta del sistema elettrico.
2 Eliminazione del carbone dal mix energetico. Il carbone rimane la componente più inquinante del sistema energetico europeo, e da solo rappresenta il 15% delle emissioni di CO2 continentali. Il carbone è profondamente dannoso non solo per il clima, ma anche per l’aria che respiriamo tutti i giorni, con gli annessi problemi di salute. I Paesi europei che utilizzano il carbone dovrebbero pertanto essere spinti a un rapido spegnimento di queste centrali.
3 Decarbonizzare i trasporti. A oggi, l’Europa ha fallito nei piani di riduzione delle emissioni di CO2 in questo settore, dove in realtà le emissioni continuano ad aumentare. Sono dunque necessarie politiche più aggressive per decarbonizzare il settore, anche al fine di migliorare la qualità dell’aria nelle nostre città.
4 Prevenire nuovi Gilets jaunes. Le politiche climatiche possono avere effetti regressivi, colpendo le fasce più deboli della popolazione rispetto a quelle più ricche. Questo fatto va riconosciuto in modo aperto e onesto, al fine di porre in essere meccanismi di compensazione e protezione sociale. Solo così sarà possibile garantire il supporto sociale al processo di trasformazione energetica, evitando fenomeni analoghi ai Gilets jaunes.
5 Fare della transizione energetica una vera rivoluzione industriale. Decarbonizzare l’economia europea significa anche investire nelle industrie di domani. L’Europa ha il potenziale per essere leader mondiale nella manifattura di prodotti come le turbine eoliche, le auto elettriche e le batterie di nuova generazione. Investire in queste industrie potrebbe garantire posti di lavoro, crescita economica e dunque sostenibilità socio-economica di lungo termine.
Una nuova agenda strategica strutturata su questi punti troverebbe il consenso dei cittadini d’Europa. Stando ai dati di Eurobarometro, il 90% degli europei considera l’ambiente come tema di primaria importanza per la qualità della vita. Oltre il 70% di essi ritiene che le decisioni in materia di ambiente e di politica energetica debbano essere prese a livello europeo, data la loro portata globale. I leader europei dovrebbero saper interpretare questo sentimento e porre in essere le politiche necessarie al raggiungimento di questi obiettivi. In un tempo di profonde divisioni, è più che mai necessario concentrarsi su temi di consenso trasversale, dove un’azione a livello europeo ha un vero valore aggiunto rispetto a delle frammentate politiche nazionali. La costruzione dell’Europea di domani passa, dunque, anche da qui.
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