ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùIntervento/2

Un’aliquota unica per aumentare l’equità orizzontale

Il sovrapporsi delle deroghe ha creato un sistema in cui a parità di reddito non si pagano le stesse tasse

di Maurizio Leo

3' di lettura

Alla prossima legislatura spetterà traguardare la tanto attesa riforma fiscale, partendo dal capitolo Irpef. Proprio su tale capitolo si stanno, comprensibilmente, concentrando le attenzioni di questa insolita campagna elettorale di fine estate, polarizzate intorno alla proposta di appiattimento delle aliquote. La tenzone “flat tax sì, flat tax no” disvela purtroppo un equivoco di partenza e forse una non sempre completa conoscenza di un sistema tributario troppo complesso (a proposito di capitoli di riforma). Un equivoco da cui occorre sgombrare il campo: la tassazione dei redditi delle persone fisiche non è sempre soggetta ad aliquote progressive. Anzi. Come è stato più volte ricordato su questo giornale, di tassazioni piatte, nel nostro Paese, ve ne sono a bizzeffe e vanno dalle rendite finanziarie ai premi di risultato dei dipendenti, dal regime forfettario delle partite Iva alla cedolare secca sugli affitti residenziali, dalle lezioni private fino alla sostitutiva sulla raccolta di tartufi. Ma di esempi se ne potrebbero fare tanti altri. Si dovrebbe dire, per amor di verità, che oggi la progressività del prelievo è un lusso per pochi: dipendenti, pensionati, imprese minori, lavoratori autonomi. E anche in queste categorie, taluni trattamenti differenziati, pure legati a regimi cedolari, comportano ad esempio che, a parità di reddito, un autonomo e un dipendente possano avere una tassazione assai diversa e più favorevole all’uno o all’altro a seconda delle circostanze. In un sistema del genere, giustificare il mantenimento dello status quo con ragioni di equità fa francamente un po’ sorridere, giacché il sovrapporsi confuso di deroghe e differenze, a cui assistiamo da anni, ha prodotto un sistema nel quale è l’iniquità a costituire la regola.

Peraltro, sempre in tema di flat tax, andrebbe anche detto, con adeguata chiarezza, che quando si afferma che la tassazione piatta avvantaggerebbe eccessivamente i ricchi, si dimentica forse che i veri ricchi sono normalmente i titolari di grandi patrimoni e rendite finanziarie, già oggi sottratti alla progressività e soggetti a tassazione piatta. Insomma, chi difende lo stato delle cose legittima di fatto il principio per cui la flat tax può considerarsi giusta solo quando si applica ai proventi da sfruttamento passivo di ricchezza, magari ereditata, mentre non lo è se estesa ai redditi da lavoro, di solito più bassi e frutto della fatica quotidiana.

Loading...

Tutto ciò ci convince che non ha senso rinunciare a parlare di flat tax e riforma globale dell’Irpef, in un sistema in cui l’eccezione fa premio sulla regola. Su questo, la posizione di Fratelli d’Italia è chiara da tempo: è necessario un percorso graduale che, partendo dalla flat tax sui redditi incrementali (che ho già in passato proposto su questo giornale), passi per un progressivo appiattimento e semplificazione delle aliquote, fino ad arrivare, valutata compiutamente la compatibilità finanziaria, a una aliquota unica. E ciò, in un quadro di insieme che non sacrifichi più, come spesso accaduto in passato, organicità e lungimiranza e avendo quale obiettivo un sistema più giusto, in cui si distingua ciò che va distinto, ma si tratti in modo analogo ciò che è simile.

Ancora un’annotazione. Ci è capitato di leggere affermazioni enfatiche su chi perderebbe dall’introduzione di una flat tax e a quali livelli di reddito, nonché talune stime di tale perdita, tuttavia formulate confrontando grandezze disomogenee e, in particolare, l’attuale aliquota media per livello di reddito (influenzata ad esempio dalle detrazioni) con l’aliquota marginale di un’ipotetica flat tax. Tuttavia, è evidente che anche con la transizione a un’aliquota piatta andranno preservate deduzioni e detrazioni, funzionali e decisive nel preservare il carattere di progressività al prelievo e, comunque, definite in misura idonea a consentire una generalizzata riduzione della pressione fiscale.

Ritengo doveroso riaprire il cantiere della riforma Irpef per affrontare il tema dell’iniquità orizzontale e della portata disincentivante dell’attuale tassazione sul lavoro. Comprendiamo che sul tema possano esservi sensibilità differenti. Riteniamo, però, che la questione non possa essere eccessivamente ideologizzata, bensì debba essere affrontata con la giusta apertura mentale e onestà intellettuale. Con un chiaro e comune obiettivo: rimettere un po’ di soldi nelle tasche dei cittadini.

Riproduzione riservata ©

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti