Bilanci

Un anno di moda: addii, acquisizioni e accordi a sorpresa di un 2019 memorabile

Shopping diversificato per Lvmh, da Tiffany al brand di Rihanna. Coty si lega a Kylie Jenner e anche a Prada. La scomparsa di Lagerfeld e Ungaro

di Giulia Crivelli

3' di lettura

Quando sta per finire, si tende a pensare che ogni anno sia stato speciale. Ma il 2019, per la moda e il lusso, è stato più speciale del solito. Sono stati stabiliti alcuni record – che magari nel 2020 saranno battuti – e abbiamo detto addio a figure leggendarie. I cambiamenti nei gusti e comportamenti dei consumatori e nelle modalità di distribuzione sono stati altrettanto importanti. A questo però nell’era digitale siamo abituati e c’è da scommettere che tutto sarà sempre più accelerato e imprevedibile.

Operazioni a sorpresa
Era l’unico marchio americano d’alta gamma, da poche settimane è diventato, sulla carta, francese: parliamo di Tiffany , acquisito per 14,7 miliardi di euro da Lvmh, che rafforza così il primato di gruppo del lusso più grande al mondo. È la più importante acquisizione del settore mai registrata, ma non è stata l’unica operazione del 2019. Restando nella gioielleria, la maison italiana Buccellati è stata acquisita dal gruppo svizzero Richemont, terzo player del lusso globale dopo Lvmh e Kering, che avrebbe a sua volta in cantiere un’operazione importante, l’entrata in Moncler . I contatti sarebbero però in una fase iniziale. Concluso invece il passaggio di Roberto Cavalli alla Damac del finanziere di Dubai Hussain Sajwani.

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Icona (forse) irripetibile
Il sentore che la salute di Karl Lagerfeld stesse peggiorando si era avuto in gennaio, quando lo stilista non era uscito, come da consuetudine, alla fine della sfilata per raccogliere gli applausi del pubblico. Il 19 febbraio arrivò la notizia ufficiale della morte di Kaiser Karl, a pochi giorni dalle fashion week di Milano e Parigi, dove sarebbe stato, come sempre, protagonista. Non è un caso se il suo soprannome fosse e resterà Kaiser Karl: era direttore creativo di Chanel dal 1983, di Fendi (la partnership più lunga mai avuta da uno stilista con una maison, arrivata a 50 anni nel 2015) e del marchio che porta il suo nome. Impegnato in decine di collaborazioni nei settori più diversi, dall'arredo agli strumenti di scrittura, dalla cristalleria all'art de la table.

Virginie Viard, braccio destro di Lagerfeld in Chanel da molti anni, ha già superato brillantemente la prova di tre sfilate e quasi certamente troverà il modo, da discepola, di superare il maestro. Ma è difficile pensare che sia nato o che nascerà un altro Karl Lagerfeld. O un altro, Emanuel Ungaro, scomparso il 21 dicembre a Parigi.

Non solo Kaiser Karl
In realtà, tutti siamo unici e irripetibili, si potrebbe dire. Lo stesso vale però per il talento, che rende alcuni più unici di altri. Come Peter Lindbergh, fotografo di moda al quale si devono forse gli scatti più belli di Kate Moss e di moltissime altre icone.

Iconiche e capaci di influenzare lo stile di generazioni furono Gloria Vanderbilt e Lee Radziwill, nata Bouvier e sorella di Jacqueline, moglie di John Kennedy e di Aristotele Onassis. Le due sorelle furono protagoniste di un’età dell’oro del vip watching, in patria e all’estero e chissà cosa sarebbe successo se negli anni 60 e 70 ci fossero stati i social network: Gloria Vanderbilt negli anni 60 rivoluzionò il mondo americano del jeans, con circa 30 anni di anticipo su quel che accadde negli anni 90 grazie all’uso di piccole percentuali di fibre sintetiche che modificarono vestibilità e silhouette. Gloria ci era riuscita usando solo denim. Lee, come Jackie, resta fonte di ispirazione per stilisti di ogni età: quanti follower avrebbero oggi?

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Partnership inattese
Il 2019 è stato anche l’anno di incontri e accordi commerciali non proprio scontati, come quello di Lvmh con Rihanna per il suo marchio Fenty (quanto di meno tradizionalmente chic si possa pensare) o quello di Kylie Jenner, star dei reality e dei social, con Coty, colosso della cosmesi e profumeria, a sua volta in vena di affiancare a collaborazioni tradizionali a quelle che non ci si aspetta. Di pochi giorni fa, inoltre, la notizia della licenza di L’Oréal con Prada.

Alber Elbaz , rilanciato dalla capsule creata per Tod’s, ha invece firmato con Richemont per un nuovo brand: anche in questo caso, non sfuggirà il disinvolto passaggio dall’alta gioielleria a un progetto con uno dei più anticonvenzionali stilisti al mondo.

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La moda ha le sue ragioni, che la ragione non conosce, parafrasando Pascal: si spiegano (anche) così gli eterni ritorni, i trend che nessuno era riuscito a prevedere e i fenomeni che non si sa come far durare (o finire). Tra gli exploit del 2019 è giusto ricordare quello di Bottega Veneta, maison appannata per qualche stagione, tornata in cima alle classifiche di brand più cercato (sul web) e desiderato (nella realtà).

Per approfondire:

Giovani stilisti, agili e indipendenti. Chi avrà successo nel nuovo decennio?

La moda resiste all’incertezza globale e si conferma traino per l’economia italiana

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