Un bitcoin di nome «Petro» nasce in Venezuela
di Roberto Da Rin
2' di lettura
Si chiama “Petro” e il Venezuela ci vuole credere. Sarà un bitcoin basato sulle riserve petrolifere più estese del mondo, un’idea forte per superare la dicotomia di una società spaccata in due: da una parte...gli alfa del denaro, dall’altra gli omega della povertà. Il presidente Nicolas Maduro gioca un jolly per contrastare il bloqueo , il “blocco finanziario” che gli Stati Uniti impongono a Caracas. Nel suo annuncio in tv ha parlato chiaro: «Il Venezuela introdurrà un nuovo sistema di criptovalute, il Petro. L’obiettivo è l’acquisizione di maggiore sovranità monetaria e procedere alle transazioni finanziarie nonostante il blocco finanziario».
L’opposizione non ci crede e ha deriso l’annuncio: «Una decisione del genere avrebbe bisogno del via libera del Congresso».
Pochi giorni fa Maduro ha comunicato, apertis verbis, di ricandidarsi alle elezioni presidenziali del 2018 e ora annuncia la criptovaluta. È un “uno-due” con cui Palacio Miraflores cerca un riscatto, dato il catastrofico quadro congiunturale: il “Carnet de la patria”, la tessera annonaria con cui il governo di Caracas distribuisce cibo a prezzi calmierati, non funziona, l’inflazione è superiore al 750% all’anno e le recenti riforme parlamentari ammantano le istituzioni di una patina palesemente dirigista.
Oltre al petrolio, la nuova moneta virtuale sarà basata sul gas, gli stock dell’oro e di diamanti. «Tutto ciò ci permetterà di avanzare verso nuove forme di finanziamento internazionale per lo sviluppo economico e sociale del Paese» ha precisato Maduro.
L’annuncio di Maduro arriva mentre il Venezuela, in difficoltà per il crollo dei prezzi del petrolio da cui ricava il 96% delle sue risorse e penalizzato dalle agenzie di rating, è costretto a ristrutturare un debito estero di 150 miliardi di dollari.
Tuttavia, come anticipato dal Sole-24Ore del 30 novembre 2017, il Venezuela finora ha onorato i suoi debiti, regolarmente arrivati presso Clearstream, una delle stanze di compensazione finanziaria con sede a Lussemburgo.
Clearstream ha ricevuto da Caracas i 200milioni di dollari di versati da Pdvsa, obbligazioni con scadenza 2019 e 2024, ma non li a “girati” agli obbligazionisti. Quindi il governo di Maduro non è caduto in default. Ma agli obbligazionisti non è arrivato nulla. In altre parole alcuni fondi americani avrebbero invitato le stanze di compensazione a bloccare la distribuzione ai clienti. Da una parte la deriva populista di Maduro e i suoi annunci di rilancio economico. Dall’altra il gioco sporco dei mercati finanziari che impediscono la distribuzione delle cedole agli obbligazionisti. È il peggio delle relazioni politiche e finanziarie internazionali. Si sa, la realtà può uccidere ma la finzione rende immortali. Il trionfo, ahinoi,
delle fake news.
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