Un certain regard
Da un lato, in un libro di Eleonora Marangoni, una stupefacente serie di “figure di schiena”. Dall'altra, in un libro di Sylvain Tesson, una “attesa di vedere” che rimane apparentemente insoddisfatta. Ovvero del perché lo sguardo più onesto è uno sguardo che (quasi) non c'è
di Giacomo Giossi
3' di lettura
Il carattere di uno scrittore o più precisamente come in questo caso di una scrittrice prende corpo in maniera ancora più evidente quando l'oggetto del contendere è di tipo saggistico. E Viceversa di Eleonora Marangoni appartiene a tutto diritto alla categoria dei saggi d'autore il cui senso si esplicita in maniera più chiara guardando al percorso che la stessa autrice sta percorrendo. Dopo Lux, l'uscita di questo saggio dedicato al mondo visto di spalle aggiunge un prezioso tassello alla visione delle cose e del mondo di un'autrice che resta tra le poche in Italia a essere capace ancora oggi di sfuggire la sterilità dell'autobiografia per posizionare sulla propria tavola un insieme coerente di oggetti sensibili attraverso cui dare corpo a storie e riflessioni.
Viceversa è dunque un catalogo, ma anche l'incipit infinito di infinite storie, potremmo dire con il sostegno di Georges Perec, sostanzialmente inesauribili. Muovendo da una piccola collezione che di fatto è un'ossessione intima rispetto alle figure di schiena, Eleonora Marangoni apre a un percorso visivo continuo che è come una lettura biografica dell'esistenza e delle sue impressionabili possibilità. Toccando di volta in volta la fotografia come la pittura o il cinema, con rapide indicazioni l'autrice costruisce una lettura che è sia sentimentale sia possibile e disponibile a ogni lettore. La pagina non si esaurisce mai in se stessa e va anche oltre i (ricchissimi) richiami bibliografici.
Nonostante il formato – “obbligato”, per la necessità di ospitare le immagini – Viceversa si rivela un libro da viaggio, un volumetto da meditazione capace di ospitare mondi diversi da lettore a lettore e qui forse sta l'affabilità di una lingua piana e puntuale, sentimentale, ma mai autoreferenziale che offre spunti di sguardo su un tema originale che diventa la scintilla per riflessioni e visioni personalissime.
Viceversa non è un libro di analisi, non è nemmeno un libro di critica, ma offre una possibilità non banale di vedere il mondo in una chiave diversa e la rapidità delle sue pagine è la qualità che permette di evadere dal libro stesso. Come già le nuche ci indicano fin dall'inizio di cercare oltre il nostro immaginario così Viceversa, in un gioco alla Escher, non offre stanze, ma labirinti, non un catalogo, ma un catasto di registri, i quali, oltre che inesauribili, si rivelano impossibili.
Marangoni parte così dal suo amato e fedele Marcel Proust, vera e propria guida del libro, per portarci in un mondo che sta più che altro dalle parti di Raymond Queneau. E tutto questo passando per Ghirri e la photo trouvée, Lucian Freud e Domenico Gnoli e molti altri e altre. Nuche da carezzare o spalle a cui appoggiarsi per rivedere il mondo. Traduzioni e ritraduzioni, quarte che si fanno copertine.
Complementare a Viceversa risulta così un altro libro soltanto all'apparenza lontano, La pantera delle nevi di Sylvain Tesson. Tesson – autore di culto, viaggiatore di professione – racconta il suo giro d'osservazione in Tibet, in compagni del grande fotografo naturalista Vincent Munier. Ed è proprio il continuo e stretto dialogo con Munier e con le possibilità, come con le opacità dello sguardo che rende possibile una connessione tra i due libri. Entrambi infatti raccontano di ossessioni e di viaggi, di percorsi e di sguardi, ma mentre Viceversa offre il trofeo afferrato e vinto della schiena e della nuca, Tesson è ancora in attesa della pantera e in questa attesa ricerca il senso e la differenza tra sentire e apparire oggi così stretto al condividere.
Leggere l'uno aiuta così ad afferrare l'altro; nell'attesa di vedere di Tesson troviamo sia la presenza sia la negazione insita delle figure di schiena, così come, di nuovo, la possibilità di riflettere sull'apparire e sul condividere che, anche in questo caso, si riuniscono come due poli distinti, così come nelle immagini negate di Viceversa.
Viceversa dunque punta all'essenza – e lo fa con un'invadenza stupefacente e quasi provocatoria di immagini – così come La pantera delle nevi raggiunge mondi lontani (lontani anche nella percezione urbanizzante dell'epoca contemporanea) per avvicinare un sentimento essenziale che restituisca onestà allo sguardo, per quanto questo possa essere ingenuo e utopico.
Viceversa e la La pantera delle nevi abbattono il genere stretto del pamphlet e quello del libro di viaggio e restituiscono con la leggerezza obbligatoria in un tempo instabile l'importanza dello sguardo, uno sguardo sostenuto da una lingua che sia capace di affondare le proprie ragioni in un linguaggio sensibile e realmente impressionabile. Unica possibilità di condividere e di comunicare le ragioni dello stupore e del suo apparire.
Eleonora Marangoni: Viceversa; Johan & Levi, 160 pagine, 25,00 euro
Sylvain Tesson: La pantera delle nevi ; Sellerio, 174 pagine, 15,00 euro,traduzione di Roberta Ferrara
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