24-27 FEBBRAIO 2021

Un concerto di strumenti di ghiaccio: da Snowpiercer all'Ice Music Festival

Nonostante la pandemia, si prova a sperimentare una performance “dentro casa”: una sinfonia che si ascolta in cammino, passando da un igloo ad un altro.

di Daniela Gangale

Gli strumenti di ghiaccio dell'edizione 2019 dell'Ice Music Festival Norway.

5' di lettura

Un suono distante, quasi extraterrestre, eppure familiare. Una sinfonia, sonora e visiva, fra acuti e bassi puri come cristalli. Per gli appassionati di Snowpiercer la serie distopica di Netflix di cui è appena uscita la seconda stagione, può essere un modo di riconciliarsi con il lato poetico, e non drammatico, di neve e temperature sotto zero. Un concerto di strumenti musicali fatti di ghiaccio è un'esperienza rara, fugace e insieme straniante. Benché la possibilità di riascoltarla (su youtube si trovano centinaia di registrazioni. Qui un esempio) tolga il carattere di unicità dell'esperienza, tuttavia il senso di precarietà dei materiali è quasi una nota che scorre sottotraccia all'ascolto, un memento mori come direbbero gli antichi, un inno alla bellezza nella sua intima fugacità. E qui è tutt'altro che metaforica visto che, dopo l'esecuzione, lo scioglimento distrugge anche la possibilità di una replica uguale all'altra. Quest'anno poi, il festival norvegese di Ice Music, che è programmato, Covid permettendo, per il prossimo 24 febbraio, concentra ancor più il senso sia simbolico sia pratico di fugacità.

La preparazione del festival 2019 - Foto Emile Holba

«Durante questo anno di pandemia, molti di noi sono diventati consapevoli dell'importanza di appartenere a un luogo, hanno scoperto il valore di un posto chiamato casa», spiegano gli organizzatori. «Ora che i viaggi internazionali sono praticamente impossibili, siamo tutti forzati a riscoprire ciò che è vicino e a riconnetterci ciascuno con il proprio paese e il proprio territorio da una prospettiva rinnovata. Su queste basi il festival di Ice Music 2021, ha scelto come tema: Home Sweet home. Abbiamo invitato diversi artisti a costruire la loro casa a Bergsjøstølen, una casa igloo. Ognuno di loro l'ha arredata e attrezza costruendo i suoi strumenti e le persone saranno invitate a entrare a casa per ascoltarli. Le performance daranno vita a una sorta di walking concert, si ascolterà camminando di igloo in igloo».Si tratta di case vulnerabili, case che si sciolgono e se il festival dovesse essere posticipato per il protrarsi dell'emergenza sanitaria, avvertono gli organizzatori, spariranno. «Ma questo ci racconta la vulnerabilità della terra e nostra, la forza della natura e dei cambiamenti climatici».

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Pubblichiamo il racconto di una musicologa italiana che, prima della pandemia, ha potuto raggiungere Bergsjøstølen e incontrare e intervistare di persona Terje Isungset, l'ideatore del festival.

Un'immagine dalla locandina della serie Snowpiercer di Netflix.

“Mi ha sempre affascinato Hoth, il pianeta ricoperto di neve e ghiaccio di Star Wars, regno di wampa e tauntaun e, quando scopro che la location dove è stata girata la maggior parte delle scene risponde alla misteriosa località norvegese di Finse, prendo un volo per Bergen nel primo weekend disponibile. Finse si raggiunge solo in treno; non ci sono strade percorribili in inverno e, anche in estate, l'unico mezzo praticabile è la bici. Magnifico. Niente auto, niente traffico, niente città: un weekend immersa nella bellezza severa delle nevi e in lunghe sessioni di cross-country skiing. Ho portato con me il thriller Quota 1222 di Anne Holt, ambientato nell'unico hotel di Finse, dove ho preso una stanza; mi terrà compagnia la brillante detective Hanne Wilhelmsen, che dalla sua sedia a rotelle risolve casi di omicidio multipli e misteri tra i ghiacci.In treno attraverso un bianco irreale che sfila senza fine al di là del finestrino come una sinfonia di Grieg. L'arrivo all'Hotel Finse 1222, a pochi metri dalla stazione, ha uno charme d'altri tempi e ricalca lo stile scandinavo d'inizio Novecento. Ho prenotato la cena, visto che l'albergo fa parte di De Historiske, il gruppo di ristoranti e alberghi storici norvegesi rinomato per la cucina. Tra una portata e l'altra, noto un altro ospite che mangia da solo: capelli biondi e ricci, l'aria assorta di chi ha qualcosa di importante da fare, insieme a un sorriso amichevole e disteso. Al dolce (peraltro superbo e homemade!) arriva il colpo di scena di questo surreale viaggio fra i ghiacci.

FInse - Foto Emile Holba

Perché se pensavo che la cosa più interessante da fare a Finse fosse visitare le location di Star Wars con gli sci ai piedi, scopro che a febbraio ci sarà un incredibile festival musicale, l'Ice Music Festival Norway, di cui Terje Isungset è inventore e interprete. «Ho avuto la possibilità di creare il primo spettacolo di musica con strumenti di ghiaccio 20 anni fa e, cinque anni dopo, questa esperienza è diventata un festival, organizzato in varie località della Norvegia», mi spiega. Quelli di Isungset sono strumenti che replicano le tradizionali trombe, corni, tamburi, percussioni, arpe, xilofoni, ma sono interamente fabbricati con ghiaccio. «Non si tratta di ghiaccio qualsiasi. Scavarlo per renderlo uno strumento musicale è un'operazione molto delicata; bisogna scegliere quello che “canta”, come lo definiamo noi, e per questo la realizzazione degli strumenti e dello spazio per i concerti precede di parecchi mesi le performance. Abbiamo cominciato le ricerche a dicembre».

Gli strumenti di ghiaccio - Foto Emile Holba

I concerti dell'Ice Festival si tengono, infatti, all'aperto ma in uno spazio delimitato da una struttura di ghiaccio simile a un arco o a un mezzo igloo, per impedire che il suono si disperda troppo nell'ambiente. Mentre Terje parla, la mia fantasia di musicofila appassionata vola: che emozione deve essere ascoltare il suono di strumenti di ghiaccio, neve intorno a me, nella notte perenne appena increspata per qualche ora da una luce crepuscolare. E poi, che suono avranno questi strumenti? «Il nostro pubblico resta davvero stupito dall'ampia gamma sonora degli strumenti di ghiaccio e, soprattutto, dalle tonalità più acute. Oltre alle repliche di quelli tradizionali, mi piace inventare ogni anno strumenti nuovi, che sono ai confini con le installazioni d'arte contemporanea», continua Isungset.

Un corno di ghiaccio - foto Emile Holba

Il pubblico del festival viene da ogni angolo del globo e, nei pochi giorni di performance, c'è spesso modo di scambiare impressioni e idee con i musicisti. «La ice music è un modo per far riflettere gli ascoltatori sui cambiamenti climatici: per quanto tempo ancora avremo ghiacciai e posti come Finse? La bellezza della natura e le emozioni della musica restano impresse nel pubblico più di mille articoli e statistiche, e spingono tutti noi ad essere più sensibili nel preservare questo fragile e affascinante Pianeta».

Il concerto

Appena arrivo in camera mi precipito su Youtube: gli strumenti di ghiaccio hanno un suono davvero straordinario, distante come se venisse da un altro pianeta e, al tempo stesso, magnetico come qualcosa che abbiamo sempre udito dentro di noi. La musica di Terje Isungset mette le radici nel folklore norvegese, ma danza con l'improvvisazione del jazz e le sonorità lounge. Le gamme estreme, acuti e bassi, dialogano restando ognuna nel suo spazio sonoro, fino a che l'ice horn, il corno di ghiaccio, emette la sua nota definitiva, profonda e viscerale. L'Ice Music Festival Norway si è guadagnato una spettatrice in più”.

Riproduzione riservata ©

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