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Un fondo sovrano anti-takeover in arrivo per la Germania

di Gianluca Di Donfrancesco

Il ministro dell’Economia tedesco, Peter Altmaier, presenta la «Strategia per l’industria nazionale 2030»

3' di lettura

Lo Stato in campo per difendere la «sovranità industriale e tecnologica tedesca». E una riforma dell’Antitrust Ue che consenta lo sviluppo di «campioni europei». L’agenda presentata martedì (5 febbraio) dal ministro dell’Economia, Peter Altmaier, schiera Berlino nel nuovo contesto sovranista della competizione globale, articolando linee di intervento sul fronte interno ed europeo.

Il piatto forte della proposta, contenuta in un paper sulle «strategie dell’industria nazionale per il 2030», è quella di creare un fondo pubblico di investimenti con il compito di entrare «temporaneamente» nel capitale di aziende strategiche tedesche, prima che possano essere “vittime” di investitori esteri. Cinesi, in primo luogo, ma anche statunitensi.

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Da quando, nel 2016, la cinese Midea ha acquisito la tedesca Kuka (robot industriali), Berlino si è messa sulla difensiva: a dicembre ha intensificato i controlli sulle acquisizioni estere di aziende tedesche; a luglio, la Kfw (più o meno l’equivalente della Cassa depositi e prestiti) ha preso il controllo del 20% di 50Hertz, un’operatore nel mercato della distribuzione di energia, per prevenire l’acquisizione da parte di un gruppo statale cinese; in agosto, il Governo è riuscito in sostanza a bloccare l’acquisizione di un’azienda tedesca specializzata in macchinari per aerospazio e industria nucleare (Leifeld Metal Spinning) da parte di un altro gruppo cinese (Yantai Taihai).

Nella visione di Altmaier, i pericoli non vengono solo dalla Cina. Il ministro ha citato anche i fondi di venture capital statunitensi, che finanziano le società tecnologiche tedesche e in questo modo le trasformano «passo dopo passo, in aziende americane». Per impedire che tecnologie chiave «vengano vendute e lascino il Paese», ha spiegato, «lo Stato può spingersi fino ad acquisire in via temporanea quote nelle società» che le sviluppano. Senza il fine di «nazionalizzarle e amministrarle nel lungo termine», ha precisato il ministro dell’Economia, che nel suo paper ha individuato una serie di settori strategici, tra cui siderurgia, chimica, ottica, auto, tecnologie ecologiche, difesa, aerospazio, stampa 3D e intelligenza artificiale (per la quale ha invocato uno sforzo congiunto europeo sul modello di Airbus). Tra i campioni nazionali da difendere: Siemens, Thyssenkrupp, Deutsche Bank e le case automobilistiche.

La difesa di questi campioni, in deroga alle logiche di mercato, ha spiegato Altmaier, sarebbe indispensabile per difendere «lo stile di vita» tedesco. Poiché le «dimensioni contano», lo stesso cambio di passo è raccomandato a livello europeo: «Non c’è Paese di successo che conti esclusivamente e senza eccezioni sulle forze di mercato per raggiungere i propri obiettivi». La Germania e l’Europa dovrebbero muoversi in questa direzione, soprattutto in settori chiave per il futuro, come la fabbricazione di batterie per auto elettriche. Secondo il ministro, forte sostenitore della fusione tra Siemens e Alstom, l’Antitrust Ue dovrebbe tenere in considerazione il contesto globale, dominato dalla competizione tra Usa e Cina, anziché guardare solo al mercato europeo.

Nel piano Altmaier c’è anche l’obiettivo di portare al 25% del Pil il peso dell’industria tedesca entro il 2030, dal 23,4% attuale. Quello dell’industri a Ue dovrebbe invece a sua volta salire al 20%.

Non sono mancate le critiche. Il portavoce dei liberal-democratici (Fdp), Reinhard Houben, ha descritto la proposta Altmaier come una forma di «economia pianificata» e ha invece invocato tagli delle tasse e dei vincoli burocratici che gravano sulle imprese. Il leader di Die Linke, Bernd Riexinger, ha accusato il ministro di compiacenza nei confronti dei grandi gruppi industriali. Anton Hofreiter, capo del gruppo parlamentare dei Verdi, ha invitato il Governo ad «aderire a obiettivi ecologici e sociali», anziché pensare a «gonfiare» ancora di più imprese già grandi.

La proposta di Altmaier può trovare facile sponda in Francia e punta a un cambio di paradigma a Berlino, che farebbe da specchio al giro di vite sugli investimenti cinesi adottato negli Stati Uniti, dove l’Amminstrazione si è spinta fino a mettere sotto inchiesta il colosso delle Tlc cinesi Huawei, dopo un aspro giro di vite sugli investimenti cinesi.

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