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Un’Italia fantasma pareggia 0-0 con l’Irlanda del Nord. Non ci restano che gli spareggi

Gli azzurri, irriconoscibili, non riescono a sfondare il muro dei padroni dei casi. Ora la qualificazione ai mondiali 2022 è appesa alla lotteria dei playoff

di Dario Ceccarelli

Calcio, Mancini: "Sono sicuro che andremo al Mondiale"

4' di lettura

Uno spettro si aggira per l'Europa, per dirla coi filosofi. Lo spettro è l'Italia che a Belfast, contro l'Irlanda del Nord, non va oltre lo zero a zero condannando gli azzurri, se vogliono andare ai mondiali in Qatar, alla lotteria dei playoff di marzo.

Una carta di riserva, molto insidiosa, che verrà giocata tra il 24 e il 29 marzo sperando che nel frattempo Mancini riesca a far resuscitare un fantasma che non ha più nulla di quel gruppo fantastico che solo quattro mesi fa ha conquistato l'Europeo. Troppi errori, troppe distrazioni, un attacco spuntato. E un’anima che non c’è più. Ritrovarla non sarà facile.

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Le notti magiche sono lontane

Non bastasse, da Lucerna risuona come un martello il largo 4-0 con cui la Svizzera si è sbarazzata della Bulgaria, una goleada che ci fa ancora più male e che ridicolizza tutti i nostri calcoli per far quadrare la differenza reti. Il problema è che questa nazionale, per tanti motivi, non è più quella che ci ha elettrizzato questa estate. Altro che notti magiche. A Belfast, nella città di George Best e dei cantieri dove fu costruito il Titanic, gli azzurri si inabissano. Avrebbero potuto giocare all'infinito senza mai fare un gol. E non solo perchè gli irlandesi si sono difesi alzando un muro quasi impenetrabile come l'Italia negli Anni Sessanta, ma soprattutto perchè abbiamo smarrito quella freschezza che era la nostra arma vincente.

Vero che tra gli azzurri c'erano parecchie assenze (Chiellini, Verratti, Immobile), ma allo stadio di Windsor Park l'Italia, che doveva giocarsi il tutto per tutto, ha messo in scena una delle sue serate peggiori. Una specie di amara fotocopia dell'eliminazione del 1958. Evidentemente il cielo d'Irlanda ci fa male. Molto male. Pur mantenendo il controllo del gioco, non siamo mai riusciti a tirare una volta nello specchio della porta di Peacock Farrel. Tanti lanci lunghi, dal piede di Bonucci, ogni volta velleitari e imprendibili per le nostra punte (Chiesa, Insigne e Berardi) sempre imbrigliate dai difensori irlandesi.

Ricordate? Evitate i cross e i lanci lunghi, aveva detto Mancini, ben sapendo che gli irlandesi nella giostra del tamburello ci sguazzano. Parole al vento.

Un flop su tutta la linea

Difficile dire chi ha deluso di più: Tonali, che doveva portare nuove energie, è rimasto subito tagliato fuori dalla manovra riuscendo a farsi ammonire dopo neanche un quarto d'ora. Lo stesso Jorginho, ancora sotto choc per il rigore mancato all'Olimpico, non ha mai preso in mano la squadra. Il campione candidato al Pallone d'oro, che con Verratti era il play azzurro, il lucido architetto della manovra a Wembley, è sparito senza lasciar traccia. Tocchi laterali, passaggi indietro, mai un'idea vincente.

Opaco e poco incisivo anche Insigne. Non punge, non lascia il segno. Non è il suo mestiere fare il falso centravanti. Troppo leggero, mai veramente sul pezzo. Qualche scintilla è venuta da Berardi, sulla corsia destra. Ma erano lampi. Come Chiesa non è mai andato al dunque. Lo juventino è da apprezzare per l'ostinazione con cui combatte. Ma tutta quell'elettricità non si traduce in nulla. Alla fine anzi manda i compagni in corto circuito.

Come con la Svizzera all'Olimpico non siamo mai riusciti a mordere. Una lunga pressione senza costrutto. Nel primo tempo l'unica azione pericolosa è venuta da Di Lorenzo, il migliore degli azzurri, che al 7' con un mezzo pallonetto ha messo in affanno il portiere irlandese. Poi niente: solo una grande ragnatela di passaggi che ha fatto il solletico agli irlandesi.

Nella ripresa, nonostante l'ingresso di Cristante per Tonali, le cose vanno ancora peggio. Due sono i segnali sinistri: prima una paratona di Donnarumma su un rasoterra ravvicinato di Saville, poi la nefasta notizia che la Svizzera era passata in vantaggio con la Bulgaria. Così dopo una decina di minuti l'Italia si scioglie nell'acido della frustrazione. Mentre da Lucerna arriva l'eco della goleada svizzera, a Belfast si svolge il funerale della Giovane Italia prematuramente scomparsa dopo l'Europeo. Una triste cerimonia, consumata senza rabbia e senza orgoglio. Come se qualcuno, a quella meglio gioventù azzurra, avesse risucchiato via ogni energia fisica e mentale.

Mancini, per cambiar registro, le ha tentate tutte: Bernadeschi e Locatelli al posto di Insigne e Jorginho. Quindi Belotti per Barella, per cercare di dare un po' di peso all'attacco. Nel finale è entrato anche Scamacca col risultato di avere sì due centravanti, ma nessun gol. Una girandola inutile, insomma. Alla fine l’Italia rischia pure di andare sotto. La prima volta con Dallas che con un diagonale sfiora il vantaggio. Nel finale, dopo un'uscita avventata di Donnarumma, Bonucci riesce di nuovo a metterci una pezza con un recupero in extremis. Una scena già vista all’Olimpico.

L’incubo della Svezia e le speranze dei playoff

Si esce con la frustrazione di chi si rivede davanti agli occhi l'incubo della partita contro la Svezia a San Siro, quando l'Italia si trovò esclusa dai mondiali in Russia dopo più di 60 anni. Però non è tutto perduto. Con i play off, possiamo ancora farcela perchè non è possibile che l’intero gruppo di Wembley si sia dissolto nel nulla. Forse l'ubriacatura dell'estate doveva essere smaltita. Comunque sia delle 12 nazionali impegnate agli spareggi solo tre passeranno. «Ce la faremo di sicuro. Forse vinceremo anche il Mondiale» dice Mancini per rincuorare la truppa. Mai visto così pallido. L'estate è proprio lontana. Speriamo nella primavera.

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