Food star

Un menù di racconti: lo storytelling in cucina della chef ribelle e tristellata

Dominique Crenn crea piatti che interpretano i momenti più importanti della vita. Così ha conquistato, prima donna negli Usa, le tre stelle Michelin.

di Paco Guarnaccia

La chef di origine francese dal 2011 ha aperto a San Francisco il suo ristorante Atelier Crenn (tre stelle Michelin) e partecipato alla serie

3' di lettura

Ricevere tre stelle Michelin non è un traguardo per tutti. Dominique Crenn ci è arrivata nel 2018, diventando anche la prima chef donna a conquistarle negli Stati Uniti, dove si è trasferita negli anni 80 dalla Francia (il suo Paese di origine), con il suo ristorante Atelier Crenn, aperto a San Francisco nel 2011. Un risultato importante ottenuto con la sua cucina personale che le ha anche permesso di diventare un'ascoltata opinion leader. La chef è anche friend of the brand di Audemars Piguet.

Quando ha realizzato che sarebbe diventata una chef? 
Arrivata a San Francisco non ero sicura di cosa avrei voluto fare. Ma ho pensato: «Sono francese, devo pur sapere come si cucina…». Avevo sentito parlare di un fantastico chef di nome Jeremiah Tower e del suo ristorante Stars. Mi sono messa davanti alla porta d'ingresso del suo locale e quando l'ho visto gli ho chiesto se avrei potuto lavorare lì. Il resto è storia.

Loading...

Una storia che l'ha portata a essere tra gli chef più importanti del mondo. Che tipo di esperienza è per lei cucinare oggi? 
È un'espressione d'arte, qualcosa di molto personale che uso per comunicare le mie sensazioni, le mie esperienze e i miei ricordi. Voglio condividere con chi viene al mio ristorante la mia storia attraverso il cibo.

A proposito di memorie. Qual è il suo piatto del cuore dell'infanzia e di oggi? 
Il parmentier di verdure era ed è il mio preferito. Si tratta di verdure di stagione cotte in brodo vegetale e poi condite con purè di patate e formaggio comté grattugiato. In seguito il piatto viene cotto fin quando non diventa dorato e sfrigolante…

E qual è, invece, il piatto che più la rappresenta del suo menù? 
L'ho chiamato “A walk in the forest” (una passeggiata nella foresta nda.). Racconta una parte della mia vita, quando da piccola facevo lunghe camminate nella foresta con mio padre e mio fratello. Immagini, suoni e odori della foresta significano molto per me e questo piatto le richiama attraverso sapori, consistenze e temperature diverse. I piatti che creo nascono dalle storie che hanno avuto un impatto su di me. Ogni ingrediente ne fa parte. Parto sempre visualizzando nella mia mente il nuovo piatto, pensando a come i sapori possono funzionare insieme. Il 95% del lavoro si svolge prima di entrare in cucina.

Che ingrediente non può mancare nella sua cucina? 
Il sale.

Per gli chef, le stelle Michelin che obiettivo sono? E una volta raggiunte, cosa cambia? 
Non ho deciso io di ottenerle: volevo avere un ristorante che facesse sentire la gente a casa e con cui raccontare la mia storia con il cibo. Certo, ottenute le tre stelle sono arrivate molte opportunità. Ma la parte che per me è la più importante è il palco che mi è stato dato per poter parlare per coloro la cui voce è spesso inascoltata.

Qual è il futuro della ristorazione di alto livello? 
Ci sono molte possibilità. Specialmente dopo la pandemia, le persone cercano esperienze che sono al di fuori del ristorante. Credo che questo aspetto diventerà molto importante.

Il suo libro si chiama: Rebel Chef: in Search of What Matters (Chef ribelle: alla ricerca di quello che conta, ndr.). In che cosa è stata più ribelle nell'arco della sua carriera? E che cosa sta cercando? 
Ho sempre seguito il mio cuore restando fedele a me stessa. Immagino significhi che non sono proprio uno chef tradizionale e che gestisco la mia cucina diversamente. Ora mi sto impegnando ad aiutare chi ne ha bisogno e a rendere il mondo un posto più sano.

Se dovesse spiegare la sua vita con il titolo di un film? 
La Ricerca della Felicità di Gabriele Muccino con protagonista Will Smith.

Code 11.59 by Audemars Piguet Cronografo Automatico.

Come friend of the brand di Audemars Piguet, qual è la sua relazione con il tempo? 
È essenziale. Medito ogni giorno e passo ogni secondo con la mia famiglia, i miei amici e il mio team. Gli orologi di Audemars Piguet sono bellissime opere d'arte ricche di passione, abilità e cura nei dettagli: gli stessi miei valori.

Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...
Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti