Un mix di Ebitda, presenze, qualità e sicurezza per mettere in busta 4mila euro annui
di L.Or.
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Più di 50mila euro. Negli ultimi 13 anni ciascuno degli addetti di Treviglio ha arrotondato lo stipendio con questa cifra (51.102), in aggiunta alla normale retribuzione. Per Sdf,multinazionale bergamasca tra i colossi globali della meccanizzazione agricola, il premio di risultato è tradizione consolidata, anche se la “manutenzione” dello strumento è costante. La svolta è del 2011, con l’introduzione della partecipazione dei lavoratori ai risultati attraverso un meccanismo articolato su più variabili. In parte collettive (partecipazione agli utili) e in parte individuali (presenza), con obiettivi diversificati anche tra reparti. «Un piano ritagliato sulla nostra realtà - spiega il direttore delle risorse umane Paolo Ghislandi - e che nel tempo ha mostrato tutta la sua efficacia, seguendo in modo corretto l’evoluzione del business». Lievitato nel tempo grazie ad un robusto piano di investimenti che ha dato risultati evidenti: nel 2009 i ricavi erano inferiori ai 900 milioni, ora sono 1,32 miliardi, in presenza di un Ebitda nel frattempo quasi quadruplicato. E in parte redistribuito. Dal 2011 ad oggi i bonus hanno sempre superato i 4mila euro e il 2017 non fa eccezione: 4377 è il valore medio per gli addetti in produzione. «Si tratta in media almeno di un paio di mensilità aggiuntive -aggiunge Ghislandi - e questo è un elemento importante sia di motivazione che di attrattività. Qui il turnover è basso mentre ogni mese riceviamo decine di curricula: la gente sa che da noi si guadagna oltre la media».
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