Un obbligo che migliora aziende e fornitori
La sostenibilità non è soltanto una questione di compliance: migliora la performance delle aziende e rende più soddisfatti i dipendenti
di Vitaliano D'Angerio
2' di lettura
«La sostenibilità? È soltanto una questione di compliance». È la frase che a volte si sente a margine dei convegni sull’applicazione dei criteri Esg. Allineamento normativo, obblighi da rispettare: è tutta qui la rivoluzione green? Speriamo proprio di no perché, come ben sappiamo in Italia “fatta la legge, trovato l’inganno”.
A dimostrazione che non è soltanto compliance, ci sono i dati delle copiose ricerche universitarie e delle società di consulenza che hanno evidenziato le migliori performance delle aziende allineate ai criteri Esg. Un allineamento praticato da molte imprese quando ancora gli obblighi normativi erano assenti, in particolare in Europa. Ora la nuova direttiva Csrd, che sostituisce nella Ue la vecchia dichiarazione non finanziaria, allarga in modo massiccio il perimetro delle aziende che saranno obbligate alla redazione del rendiconto green. La direttiva Csrd prevede infatti la presentazione del documento da parte di tutte le aziende, quotate e non quotate, con più di 250 dipendenti. Stesso discorso per le Pmi negoziate sui listini. Secondo le stime di Bruxelles si passerà da 11 mila a 50mila imprese obbligate al rendiconto di sostenibilità. Per Kpmg, si potrà arrivare addirittura a 1 milione e 200 mila in Europa (120mila in Italia) considerando le imprese inserite nella catena di fornitura: in questi casi, benché non ci sia un obbligo normativo, l’elaborazione di un rendiconto green è richiesto dalla multinazionale capofila per continuare a far parte del parco fornitori (supply chain).
Comprensibili le resistenze all’applicazione dei criteri Esg da parte delle piccole e medie imprese. La domanda più frequente è: a che serve? Sicuramente serve alla multinazionale per rendicontare i propri obiettivi di sostenibilità. Ma serve a tutte le aziende, grandi e piccole, ovviamente nel rispetto del principio di proporzionalità: alle Pmi, come già sottolineato dalla Commissione Ue, verranno richiesti molti meno adempimenti rispetto alle multinazionali.
Da segnalare infine che l’applicazione dei criteri Esg, come dimostrato da un recente report di Bain ed Ecovadis su ben 100mila aziende (di cui l’80% non quotate), migliora le performance dell’impresa e in particolare l’Ebitda. Oltre a rendere i dipendenti più soddisfatti. Se vi sembra poco!
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