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«Un pass per chi investe sulla transizione green»

Turriziani, vicepresidente Unindustria Lazio alla Green economy: «Iter più semplici per le aziende che puntano sulla sostenibilità ambientale»

4' di lettura

La crisi energetica sta impattando sulle aziende del Lazio «tanto e male, con costi aumentati di 7-8 volte negli ultimi tre anni. Questo causa difficoltà a tantissime aziende, alcune delle quali sono a rischio sopravvivenza». A fare il quadro della situazione è Giovanni Turriziani, 47 anni, vicepresidente di Unindustria Lazio con delega alla Green economy. Turriziani conosce molto bene il comparto energetico: dal 2001 è procuratore generale della Turriziani Petroli Srl, che opera nella distribuzione e nella logistica di carburanti e bio carburanti. Inoltre, dal 2009 al 2012 è stato presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Frosinone e dal 2012 vicario della territoriale di Frosinone. È stato anche consigliere della Camera di Commercio di Frosinone, nonché, dal 2016 al 2020, presidente di Unindustria Frosinone.

«Le imprese – spiega Turriziani – già hanno iniziato ad investire sulle fonti rinnovabili e stanno già accorciando la filiera produttiva per ridurre il costo dei trasporti. Ma nell’immediato hanno bisogno di sostegni e di una strategia che fornisca loro energia a prezzi competitivi».

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Fare di più sul fronte degli aiuti

«Bene gli aiuti garantiti dal governo – spiega il vicepresidente di Unindustria Lazio – ma questi sono stati pensati in una prospettiva di breve durata della guerra. Se il conflitto si dovesse prolungare ancora, è necessario un ulteriore intervento del governo. Anche perché – prosegue – non tutti i settori colpiti dalla crisi sono stati ricompresi negli aiuti». Nel Lazio a soffrire è il comparto manifatturiero: «Penso per esempio a settori energivori come l’automotive, la carta e la ceramica», sottolinea Turriziani.

Iter autorizzativi certi e veloci

«Per le imprese che vogliono investire sulla transizione ecologica e sulla sostenibilità ambientale c’è troppa incertezza negli iter autorizzativi», evidenzia il vicepresidente di Unindustria Lazio. «Servirebbe una maggiore coerenza – spiega – tra le politiche energetiche richieste per esempio dal Pnrr e le pratiche autorizzative a livello regionale e provinciale. Andrebbe adottata una sorta di green pass per chi voglia investire in produzioni sostenibili. Le aziende che puntano sulla transizione energetica dovrebbero avere un percorso autorizzativo con tempi certi. Una burocrazia chiara con risposte immediate».

Chiarezza sul piano energetico

Se la strategia per le aziende a medio e lungo termine è quella di investire sulle fonti rinnovabili e sulla transizione ecologica, nell’immediato questo non può bastare. «Il governo – evidenzia Turriziani – dovrebbe fare chiarezza sul proprio piano energetico. Questo vuol dire fornire alle aziende energia a prezzo competitivo. La Francia, per esempio, con il nucleare sì assicurerà energia a costo competitivo per i prossimi 20-30 anni. L’Italia deve elaborare un piano altrettanto chiaro. Altrimenti per le aziende sarà più conveniente andare a produrre in Francia piuttosto che in Germania. Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha fatto bene a imporsi a livello europeo – chiarisce Turriziani – per chiedere un tetto massimo al prezzo del gas».

Bene il termovalorizzatore

Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha annunciato la decisione di voler costruire un nuovo termovalorizzatore da 600mila tonnellate annue, con cui si punta a produrre il fabbisogno di energia elettrica di 150mila famiglie l’anno e risparmiare il gas utilizzato da 60mila famiglie l’anno. Una richiesta, quella di un nuovo termovalorizzatore di ultima generazione, che Unindustria faceva da anni, e che potrebbe rappresentare un passo importante non solo sul fronte dello smaltimento dei rifiuti ma anche su quello del risparmio energetico. «Quello che dobbiamo impegnarci a comunicare, anche come imprese – dice il vicepresidente di Unindustria – è che un impianto di termovalorizzazione costruito oggi, grazie alle nuove tecnologie, è sostenibile in un’ottica di economia circolare. Solo basandosi sui dati scientifici e tecnici si possono superare i pregiudizi». Anche perché, aggiunge, ormai il futuro è nell’economia circolare: «Il ciclo dei rifiuti non può che chiudersi con la loro valorizzazione producendo energia».

Aziende sempre più verdi

Intanto le imprese del Lazio hanno iniziato a fare la loro parte sulla svolta green. In base a una indagine realizzata da Unindustria sulle imprese del Lazio, che verrà presentata nei prossimi giorni, il 62% ha adottato programmi di monitoraggio e/o miglioramento delle proprie performance ambientali, e il 20% ha in progetto di seguire questa linea. «Ormai – evidenzia Turriziani – la sostenibilità ambientale è diventata un valore intrinseco all’azienda. In qualsiasi settore, chi fa un investimento in un nuovo impianto o nella riconversione di uno già esistente, lo fa avendo in mente il concetto della transizione energetica. E questo al di là della convinzione che ci siano a lungo andare minori costi e maggiori ricavi dal processo produttivo, o che il mercato e i consumatori possano premiare le imprese più green».

Aiutare le piccole imprese

Ora la sfida è far sì che le tematiche della transizione energetica emergano con più convinzione soprattutto tra le piccole imprese. «Se un imprenditore mi venisse a chiedere cosa deve fare per investire nella sostenibilità ambientale – afferma Turriziani – gli risponderei di riflettere un secondo sul fatto che molto probabilmente già sta facendo qualcosa su questo fronte, solo che non ne è consapevole o non ha pensato a una certificazione green. Le grandi aziende, bene o male, hanno già un bilancio di sostenibilità. Quelle piccole devono ancora arrivare a una certificazione».

Secondo il vicepresidente di Unindustria «non ci sono settori più o meno sensibili alla transizione green. Il problema è legato alla dimensione aziendale. Bisogna arrivare a stimolare gli enti competenti affinché incentivino, stanziando fondi, la formazione professionale in azienda. Per creare figure che portino alla certificazione ambientale». Anche perché il 20% delle aziende del Lazio vede nei fondi uno strumento in grado di incentivare il sistema di certificazione ambientale.

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