Interventi

Un piano di appalti innovativi nella sanità da finanziare con fondi MES a tasso zero

di Andrea Filippetti e Raffaele Spallone *

(IMAGOECONOMICA)

4' di lettura

Nel dibattito in merito all'utilizzo dei fondi MES è mancata una discussione sui possibili impieghi di detti fondi. Questo non è irrilevante rispetto alla scelta di attivare o meno il MES. A nostro avviso l'Italia può ottenere fondi MES a costo zero, se indirizzati a un piano di appalti innovativi nella sanità.
L'accordo denominato già MES light raggiunto dall'Eurogruppo ha stabilito che l'unica condizionalità per attingere ai fondi in prestito derivanti dal MES sia la destinazione per spese sanitarie – dirette e indirette - delle risorse. Dei vantaggi e svantaggi si è già discusso altrove. In particolare, il costo per interesse del debito sarebbe inferiore a quello con cui l'Italia si indebita sui mercati - il tasso di interesse applicato dal MES in passato si aggira intorno allo 0,76 per cento. La nostra proposta è impiegare i fondi MES per finanziare un piano di appalti innovativi nella sanità, con tre vantaggi significativi: 1) si configurerebbe con un intervento una tantum necessario per preparare il servizio sanitario alle sfide dei prossimi anni; 2) stimolerebbe investimenti in ricerca e innovazione nell'industria; 3) consentirebbe risparmi nella spesa sanitaria tali da poter ripagare il costo del finanziamento, riducendolo, quantomeno, a zero.
Gli appalti pubblici di innovazione sono uno strumento attraverso il quale la pubblica amministrazione acquista innovazioni e nuove tecnologie per migliorare la propria performance, stimolando al contempo investimenti in ricerca e innovazione nelle imprese. Il settore della sanità è un settore ideale per l'acquisto pubblico di innovazione per due ragioni. È un comparto a elevata spesa in acquisti pubblici (nel 2018 ha mobilitato circa 33 miliardi di euro in acquisti di beni e servizi); è un utilizzatore intenso di tecnologie. Secondo l'Osservatorio degli appalti d'innovazione dell'Agenzia Italia Digitale, circa il 35% degli appalti innovativi nella pubblica amministrazione in Italia rientrano nell'area tematica “Salute e della qualità della vita”.
Si dovrebbero destinare i fondi MES ad appalti innovativi che presentano la maggiore capacità di generare risparmi, anche nel lungo periodo. Di recente, ad esempio, un consorzio di sette committenti europei, tra i quali figura anche l'Italia con la Provincia Autonoma di Trento, ha lanciato un appalto per la realizzazione di soluzioni e dispositivi ICT in grado di segnalare la presenza di quei batteri antibioticoresistenti che sono all'origine delle frequenti infezioni contratte dai pazienti durante la loro permanenza nelle strutture sanitarie. Una volta implementato, questo strumento conterrà i costi di cura. Ma si possono pensare numerosi altri esempi, come tecnologie che consentano risparmi energetici, già sperimentati in altri contesti. I risparmi così ottenuti sarebbero più che sufficienti a ripagare i tassi di interesse che gravano sui fondi, se non, addirittura a oltrepassarli, configurando un finanziamento a tassi negativi.
È assodato che i sistemi sanitari dovranno adattarsi al profondo cambiamento nell'epidemiologia delle malattie, delle disabilità, del forte incremento dell'aspettativa di vita; tutto ciò richiederà di ripensare e ridisegnare il modo in cui le cure possono e devono essere fornite. Questa ristrutturazione, in parte già in atto, non può prescindere da un disegno strategico che preveda nuovi investimenti. Secondo la Corte dei Conti, gli investimenti in sanità sono passati dai 3,4 miliardi del 2010 a 1,4 miliardi nel 2017, il valore più basso dal 2000. Nel 2018 il fabbisogno di investimenti in tecnologie sanitarie per il solo triennio 2018-20 ammontava a 1,5 miliardi, e riguarda principalmente la sostituzioni di macchinari obsolescenti.
Nel 2016 è stato siglato il Patto per la Sanità Digitale, volto a gestire e promuovere la diffusione della sanità elettronica in modo coordinato in tutto il paese. Le principali priorità sono lo sviluppo di cartelle cliniche elettroniche, di sistemi di telemedicina e di innovazioni nel settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC), in grado di migliorare la gestione del flusso di lavoro e il trattamento dei pazienti. Al Patto hanno fatto seguito la Strategia per la crescita digitale e il Piano triennale per l'informatica della pubblica amministrazione 2019-2021, la cui finalità è fornire orientamenti per la digitalizzazione del sistema sanitario pubblico. A ciò si aggiunga la necessità di una integrazione europea e sovra-nazionale dei sistemi sanitari nazionali, non più adatti a gestire in isolamento pandemie che attraversano i confini nazionali con estreme rapidità.
In Italia esiste un quadro giuridico-istituzionale pronto alla sfida degli appalti innovativi, soprattutto nel settore sanitario. Più che la capacità di innovare, il tema è sempre quello delle risorse. La nostra proposta consente alla sanità di fare un salto qualitativo importante e necessario, attraverso risorse a costo zero. Non da ultimo, gli appalti innovativi hanno la desiderabile caratteristica di attivare investimenti in ricerca e nuove tecnologie nell'industria. La ricerca, infatti, è una delle voci di spesa che rischiano di essere pesantemente penalizzate per far fronte alle difficoltà finanziarie, con conseguenze per la competitività dell'intero sistema Paese per gli anni a venire.

*CNR - Istituto di Studi sui Sistemi Regionali, Federali e sulle Autonomie (ISSiRFA)

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