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Un Piano Marshall Ue per proteggere le coste

Il tema in agenda alla fiera di Rimini dal 7 al 10 novembre

di Sara Deganello

(Adobe Stock)

2' di lettura

Erosione della costa e innalzamento del livello medio del mare, con un impatto diretto su tutte le attività e l’economia, turismo in primis, della zona. E poi salinizzazione delle falde acquifere costiere e dei corsi d’acqua, con conseguenze per l’agricoltura e l’approvvigionamento idrico. Sono gli effetti più evidenti e problematici del cambiamento climatico sulle coste italiane. Un tema al centro di uno degli eventi della prossima fiera Ecomondo di Rimini dal 7 al 10 novembre. “Il futuro di coste e porti in un clima che cambia: azioni necessarie e opportunità per un’Economia Blu sostenibile” è il titolo dell’incontro, il 7 novembre, a cura di comitato tecnico scientifico di Ecomondo, Gruppo nazionale per la ricerca sull’ambiente costiero, Conferenza delle regioni periferiche marittime d’Europa, Ispra, Legambiente, Waterfrontlab.

«L’Ipcc (il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, ndr) pone, come ipotesi più probabili di scenario dal 2050 al 2100, un innalzamento del mare tra 60 cm e 1 metro. Noi abbiamo coste che andrebbero sott’acqua per parecchi km. Negli Usa pianificano già sulla base di 3 metri in più sul livello attuale», spiega Roberto Montanari del comitato tecnico scientifico di Ecomondo, responsabile del coordinamento di progetti europei ed iniziative internazionali in materia di gestione integrata e protezione costiera della direzione generale Cura del territorio e dell’ambiente dell’Emilia-Romagna, che parteciperà al convegno.

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«Sono previsioni davvero preoccupanti. Vogliamo quindi stimolare una riflessione, a partire dal livello europeo, sulla necessità di avere dotazioni finanziarie dedicate e molto capienti per contrastare il cambiamento climatico. Non solo azioni che riducano i fattori climalteranti, ma opere di adattamento dei territori. In Emilia-Romagna abbiamo visto a maggio quanto possano essere devastanti gli impatti di questi cambiamenti. Sono temi con cui fare i conti, subito. A cominciare dagli strumenti finanziari con cui realizzare gli interventi, attraverso meccanismi che dovrebbero essere utilizzati dalle regioni in maniera semplificata ed orientati al raggiungimento di obiettivi di adattamento condivisi», puntualizza Montanari: «C’è bisogno a livello europeo di un Piano Marshall per l’adattamento dei territori agli effetti del cambiamento climatico».

C’è bisogno inoltre «di modificare i profili delle spiagge con i ripascimenti, per renderle più resilienti a mareggiate sempre più intense. Di ricostruire i cordoni dunosi, dove possibile, per far sì che il mare non inondi i territori interni. Di riqualificare i waterfront, alzandone il livello per contrastare quello crescente del mare. Di adattare l’urbanizzato costiero», elenca Montanari, stimando per la sola Emilia-Romagna interventi da 10-15 milioni di euro l’anno per la manutenzione ordinaria e da 25 milioni ogni 4-5 anni per ripascimenti straordinari. C’è il Pnrr, che finanzia per 20 milioni la riqualificazione in corso (nel 2024 inizieranno gli ultimi lavori) del waterfront di Rimini. Ma su questo strumento, che scade nel 2026, Montanari fa un’osservazione: «Sotto il capitolo dedicato al dissesto idrogeologico, la cui dotazione rimane povera nel complesso, non è specificata la voce “costa”. Eppure siamo un Paese che ha 8mila km di litorale. È disarmante».

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