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Un piano strategico per investire nelle Scienze della vita

La ricerca sul tema “La rilevanza della Filiera Life Sciences in Lombardia e in Italia”, curata dal Centro studi di Assolombarda e illustrata in occasione del recente “Milano Life Sciences Forum 2022”, ha dimostrato l’importanza assunta dal comparto e ha certificato le potenzialità del modello lombardo, oltre che il suo impatto sull’intera filiera nazionale

di Sergio Dompé

3' di lettura

La ricerca sul tema “La rilevanza della Filiera Life Sciences in Lombardia e in Italia”, curata dal Centro studi di Assolombarda e illustrata in occasione del recente “Milano Life Sciences Forum 2022”, ha dimostrato l’importanza assunta dal comparto e ha certificato le potenzialità del modello lombardo, oltre che il suo impatto sull’intera filiera nazionale. I “numeri”, del resto, parlano chiaro: se in Italia, nel 2021, il valore della produzione ha raggiunto i 250 miliardi di euro, in Lombardia, sempre nello stesso anno, la voce considerata ha superato i 74,5 miliardi. Un trend positivo che si evince anche dando uno sguardo all’impatto della filiera sul prodotto interno lordo: se il settore, in Italia, presenta un indotto pari al 10,6% del Pil, l’incidenza del sistema in Lombardia risulta ancora superiore ed è pari al 13% dell’indicatore della ricchezza regionale. Si tratta di un dato non casuale che trova la sua origine nella cornice di un ecosistema unico nel suo genere, in cui le imprese, anche nel settore delle Life sciences, concorrono allo sviluppo dei territori insieme agli altri attori istituzionali. Una evidenza, questa, che è strettamente connessa al ruolo dell’industria che, da sola, attiva il 44% del valore della produzione (32,6 miliardi di euro) e il 36% del valore aggiunto (9,7 miliardi di euro) dell’intera filiera. Per sostenere questo sistema nel confronto con i competitor internazionali, dobbiamo fare di più. Assolombarda, in tal senso, sta facendo la sua parte: continua a invocare un maggiore impegno da parte delle istituzioni, a rivendicare una maggiore considerazione del contributo offerto dall’industria e, soprattutto, a chiedere una sempre più stretta sinergia pubblico-privato per offrire nuove prospettive di sviluppo. Certo, il dialogo non basta: le risorse rappresentano un tema cruciale. Eppure, in questo momento, in base ai dati del Nadef, le previsioni di spesa sanitaria risultano in controtendenza rispetto ai reali bisogni del Ssn e dei cittadini, con una riduzione della sua incidenza sul Pil dal 7,1% nel 2022 al 6,1% nel 2025. Una dinamica che rischia di minare questo percorso di crescita rendendoci ancora fanalino d’Europa sul versante degli investimenti rispetto alle principali regioni europee come Catalogna, Baden-Württemberg e Île de France. Il Pnrr, in quest’ottica, non può essere considerato come la panacea di tutti i mali: il piano rappresenta un’opportunità ma non può sopperire all’assenza di obiettivi strategici, comuni a istituzioni e imprese: solo per citarne alcuni, l’upskilling dei professionisti sanitari, il rinnovo del parco tecnologico delle strutture sanitarie, la transizione ecologica e digitale. Si tratta di sfide non più procrastinabili che vanno affrontate con una logica di sistema nell’ottica di promuovere, ulteriormente, l’eccellenza del nostro Made in Italy e delle strutture del servizio sociosanitario regionale. Per fare questo abbiamo bisogno di un piano strategico per le Scienze della vita capace di considerare le risorse impiegate nel settore non come una spesa, ma come un investimento per la salute del cittadino. Ma non solo: nella messa a terra del Pnrr dobbiamo promuovere una sempre più stretta e solida collaborazione tra sistema pubblico e industria, specialmente su alcuni temi: telemedicina, ammodernamento delle tecnologie, ricerca biotecnologica e sanitaria solo per citarne alcuni. A proposito della necessità di operare come sistema: penso che un buon primo banco di prova sia rappresentato dalla candidatura come terza sede europea del Tribunale unificato dei brevetti (specializzata in chimica, farmaceutica e Life sciences) di Milano. Qui, del resto, industria, università e poli ospedalieri sviluppano quelle sinergie che oggi sono cruciali per l’Italia e che mettono al centro la cura della persona. In questa logica, anche in passato, come Assolombarda abbiamo sostenuto convintamente questo dossier. Una indicazione chiara, la nostra, della quale oggi siamo ancora più strenui sostenitori. Vincere questa partita andrebbe a vantaggio del Paese e dell’intero settore: incoraggerebbe il tessuto produttivo a innovare e a investire ancora di più.

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