Un piano strategico per un’Europa più smart e unita
Quindici anni fa, l’Unione Europea e gli Stati Uniti erano abbastanza simili a livello demografico, economico e in termini di risorse disponibili. Oggi non è più così: siamo rimasti indietro rispetto alla concorrenza globale. Mentre il Pil degli Stati Uniti è salito a 26.900 miliardi di dollari, quello dell’Eurozona si è fermato a 15.000 miliardi: un divario che rappresenta un’enorme perdita di opportunità per i nostri cittadini.
di Andrea Orcel
4' di lettura
Quindici anni fa, l’Unione Europea e gli Stati Uniti erano abbastanza simili a livello demografico, economico e in termini di risorse disponibili. Oggi non è più così: siamo rimasti indietro rispetto alla concorrenza globale. Mentre il Pil degli Stati Uniti è salito a 26.900 miliardi di dollari, quello dell’Eurozona si è fermato a 15.000 miliardi: un divario che rappresenta un’enorme perdita di opportunità per i nostri cittadini.
Questa stagnazione si ripercuote sull’Italia, un Paese ricco di potenzialità, con milioni di imprese innovative, motivate, creative e ambiziose, che incarnano l’essenza dell’italianità. Questo è il motivo per cui UniCredit è al servizio della nostra nazione dal 1870 – conosciamo bene il suo valore e il suo potenziale.
Nel mondo, siamo celebri per i nostri marchi di moda e per le nostre eccellenze enogastronomiche, ma in pochi sanno che, in realtà, la maggior parte delle nostre esportazioni comprende macchinari all’avanguardia e prodotti innovativi – “ingredienti” essenziali per il futuro dell’Europa. L’Italia ha dimostrato il suo primato in molti settori tecnologici e di essere in grado di dar vita a brand di fama globale, ma potrà continuare a crescere solo se l’Unione Europea andrà nella stessa direzione.
In un momento storico in cui la nostra competitività è messa a dura prova e il panorama globale è caratterizzato dall’incertezza macroeconomica e geopolitica, abbiamo bisogno di un nuovo modello di crescita che consenta agli Stati membri, tra cui l’Italia, di realizzare appieno il loro potenziale. Se questo non avverrà, gli Stati Uniti e la Cina continueranno a essere sempre un passo avanti.
Durante la pandemia, l’Europa ha dimostrato di saper reagire tempestivamente alle crisi economiche. Le autorità fiscali e monetarie si sono riunite immediatamente per progettare e coordinare risposte politiche efficaci, come NextGenerationEU, uno strumento finanziario
che ha reso possibile la realizzazione del più grande programma di aiuti in Italia dopo la ricostruzione avvenuta a seguito della Seconda Guerra Mondiale.
Le iniziative messe in atto a seguito del Covid-19 hanno mostrato la capacità del nostro continente di rispondere rapidamente alle emergenze, ma siamo ancora lontani dall’intraprendenza necessaria a mettere in piedi piani d’azione di lungo periodo. Con le guerre in Ucraina e in Israele e Palestina che stanno ridefinendo gli equilibri globali e spingendo al rialzo il prezzo dell’energia, è arrivato il momento di adottare una visione strategica che sia orientata al futuro, che vada oltre le sfide attuali e ci aiuti a definire l’Europa che vogliamo costruire. Un’area economica veramente unita, prospera e competitiva.
La Presidente von der Leyen ha affrontato questo argomento nel suo discorso sullo Stato dell’Unione il mese scorso, enfatizzando l’importanza di porre la competitività al centro dell’agenda europea. Ha affermato, infatti, che «quando l’Europa agisce con coraggio, ottiene risultati», e io ritengo che ci troviamo in una nuova fase economica che richiede una visione audace e un approccio più strategico, basato sull’allineamento degli obiettivi, sul giusto quadro normativo e sulla collaborazione dei diversi attori del settore bancario.
Tuttora, il mercato unico dell’Ue non è completamente integrato, in particolare per quanto riguarda i servizi, compresi quelli finanziari. Dal nostro punto di vista, ci appare più come un agglomerato di 27 mercati distinti, piuttosto che un’area regolamentata dalle stesse norme. Per avere successo, è essenziale che le banche e i mercati di capitale convergano nel raggiungere un comune obiettivo economico e strategico, in modo da fornire il supporto finanziario necessario per guidare tale strategia. Finora, l’assenza di tale allineamento ha avuto un costo significativo, equivalente a circa 15.000 miliardi di dollari in termini di mancata ricchezza generata per l’Unione Europea negli ultimi 15 anni.
Senza una maggiore coesione, la strada che dovremo percorrere per creare un’area finanziaria più forte non sarà affatto semplice. Stabilire un’unione bancaria ci consentirebbe di migliorare la nostra efficienza economica e la nostra competitività. Ciò può avvenire solo eliminando le regolamentazioni che impediscono il consolidamento transfrontaliero e la libera circolazione di capitali nell’Eurozona.
Riflettendoci, non sorprende affatto che gli Stati Uniti siano il principale blocco economico a livello globale. Hanno istituito un sistema per assicurarsi che le banche e i mercati finanziari contribuiscano positivamente all’economia. L’Europa ha il potenziale per raggiungerli – portando anche grandi benefici per l’Italia, i suoi consumatori, le istituzioni bancarie e l’intera economia – ma non è abbastanza unita per farlo.
Questa sfida è simile a quella che ho affrontato quando sono diventato Amministratore Delegato di UniCredit. La nostra banca aveva fondamenta solide: 13 banche leader che ci garantivano una presenza paneuropea, unica nel suo genere, e 15 milioni di clienti. Tuttavia, mancavano degli obiettivi chiari e una strategia che ci permettessero di liberare questo potenziale. Le nostre radici in Italia sono state il punto di partenza per il nostro successo, ma è stata la nostra missione di diventare la Banca per il futuro dell’Europa che ci ha permesso di ottenere risultati straordinari. Siamo un’organizzazione che continua a crescere in modo sostenibile e profittevole, e ora l’Ue ha bisogno di adottare una visione altrettanto ambiziosa.
L’Italia riveste un ruolo chiave nell’attuazione di questa strategia. Perché se l’Europa cresce, cresce anche l’Italia.
Grazie alla posizione geopolitica del nostro Paese nel cuore del continente e all’ammontare delle nostre esportazioni, che ha superato i 600 miliardi di euro, possiamo dire di esserci ormai davvero affermati a livello globale. Abbiamo creato – e continuiamo a farlo – imprese di fama mondiale, il cui impatto si estende ben oltre i nostri confini, e i dati relativi ai nostri scambi con l’estero ne sono la prova.
Grazie a questi recenti successi tutti italiani e al nostro rinnovato spirito di fiducia, abbiamo dimostrato di essere pronti a contribuire alla costruzione di qualcosa di più grande. È arrivato il momento di far sentire la nostra voce nell’eurozona e di collaborare attivamente con i nostri partner per cogliere tutte le opportunità che ci si presentano e promuovere questa nuova visione per il futuro dell’UE.
Un futuro dove l’Europa, finalmente, diventa protagonista sul palcoscenico del mondo.
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