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Un secolo di Tutankhamon: Oxford ricorda Howard Carter e lord Carnarvon

Alla Bodleain Library, fino a Febbraio 2023, una piccola ma affascinante mostra sui diari e foto d’archivio della più grande scoperta archeologica di tutti i tempi. La maledizione del faraone.

di Simone Filippetti

5' di lettura

Una mattina di novembre del 1922 un giovane archeologo inglese, Howard Carter, ha le mani che tremano dall'emozione: ha fato un buco, con un trapano a mano, in una porta di una tomba egiziana, nella Valle dei Templi, a Luxor. E' vecchia di millenni: sulla maniglia c'è ancora il sigillo di corda degli antichi sacerdoti egizi. Tutto è rimasto intatto per oltre 3mila anni e quello è il primo occhio che ci posa.

E' come entrare in una macchina del tempo. Quando guarda dentro rimane sbalordito: nella stanza ci sono ammassati centinaia di oggetti. Nel caos generale, si intravede uno stupefacente tavolo a forma di leopardo.   Era appena stata scoperta la tomba di Tutankhamon, il più sensazionale ritrovamento della storia dell'archeologia. Quest'anno cade il centenario del sensazionale rinvenimento: la Bodleian Library di Oxford, la biblioteca dell'Università, la più grande rete libraria del paese, ha dedicato una celebrazione al faraone più famoso della civiltà delle piramidi. La complessa tomba sotterranea che venne alla luce era così ricca di reperti, che per lo sgombero degli oggetti, tutti scrupolosamente catalogati e rimossi, ci vollero 10 anni.

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La tomba del faraone era la prima integra mai scoperta: era composta da 4 sarcofagi di legno, uno dentro all'altro, come una matrioska russa, e, dentro, la bara dorata del re egizio. L'immagine del faraone, con il curioso copricapo a trapezio e la barba a punta avvolta da un nastro, che ormai fa parte dell'immaginario collettivo, deriva da Tutankhamon ed è merito della testardaggine inglese.

Una mostra all'antica, senza effetti speciali

Per chi è abituato a quelle produzioni hollywoodiane che sono ormai le mostre dei grandi musei mondiali, l'installazione “Tutankhamon: excavating the archive” è una delusione a prima vista: è solo una piccola stanza all'ingresso del complesso librario. Ma quello che non ha in estensione, la mostra lo compensa in profondità, coerente con la sua natura archeologica.  La curatrice Daniela Rosenow si è concentrata a non allestire l'ennesima, e tutto sommato inutile, mostra sul faraone egiziano, personaggio ormai quasi “commerciale” e inflazionato, ma sulla storia della scoperta della tomba.

C'è un iniziale motivo di nazionalismo dietro questa scelta, perché furono gli inglesi a trovare il sarcofago, ma la storia dell'archeologo Carter, sconosciuta ai più, è altrettanto affascinante quanto quella del faraone ragazzino. E' una mostra d'archivio, basata sui diari e sui documenti donati dallo stesso Carter alla sua morte nel 1945. A prima vista sembrerebbe del materiale noioso per una mostra, invece si rivela affascinante: gli scatti originali del famoso fotografo Harry Burton, che fu chiamato appositamente per testimoniare lo storico evento, hanno una qualità superlativa, superiore persino alle attuali macchine fotografiche digitali. La storia della tomba diventa la storia sui lavori di scavo.  E' una sorta di “Dietro le quinte“ di Tutankhamon che racconta, per esempio, anche come gli oggetti furono trasferiti al museo del Cairo: fu costruita una mini-ferrovia portatile e smontabile con gli operai che poggiavano per terra i binari man mano che andavano avanti spostandoli da dietro e posandoli davanti a dei speciali vagoni appositi su cui i preziosi reperti vennero caricati per poi essere imbarcati sul Nilo e portati via nave.

Un eroe della Working Class 

Agli inizi del '90, l'archeologia, come quasi tutta la cultura, era un mestiere delle classi benestanti, che potevano permettersi il lusso dell'istruzione. Gli studi sull''antichità erano appannaggio solo delle classi alte. L'archeologia, peraltro, non era solo una materia umanistica, ma per gli stati coloniali anche un modo alternativo di fare politica estera: Lord Elgin che porta (o ruba secondo i greci) i fregi del Partenone di Atene a Londra più che uno studioso era un politico, visto il peso della mossa. In questo mondo aristocratico ed elitario, Carter era un corpo estraneo. Veniva da un'umile e proletaria famiglia operaia del Norfolk: il padre era un illustratore, la madre Martha Jones diede alla luce 11 figli. Dal genitore, il giovane Carter prese il talento e la passione per il disegno: approda, come illustratore, all'archeologia senza alcuna formazione accademica. La prima volta che andò in Egitto, nel 1891, era per fare appunto dei disegni, la sua specialità: copiare i fregi e gli affreschi delle tombe. Quei lavori sono dei capolavori artistici e gli fanno acquistare un nome. Gode, però, anche di pessima fama: gli archeologi inglesi scrivono che ha un caratteraccio. Per sua fortuna, e soprattutto per quella dell'Egittologia, nel 1912 il nobile George Erberth, quinto Earl of Carnarvon, la cui figlia si dice avesse una relazione con Carter, gli affida un incarico di prestigio.

Il rimorso degli americani 

Se la più grande scoperta archeologica di tutti tempi è attribuita a Sua Maestà britannica è solo frutto del caso; e della testardaggine. La Valle dei Templi era stata data dall'Egitto in concessione agli americani. Ma nella zona di Luxor le tombe dei Faraoni erano già state tutte scavate (o saccheggiate) da secoli. Gli americani pensano che non ci sia più nulla da trovare e abbandonano il sito ritenendolo “completamente esaurito”. Subentra, allora, Lord Carnarvon che prende la concessione degli scavi e affida appunto a Carter la direzione. E' il 1912. Passano 10 anni e la spedizione non ha trovato nulla di clamoroso. Forse gli americani avevano ragione. Nell'autunno del 1922, Carter sta scavando all'ingresso della tomba di Ramses VI. Ci sono, noti da tempo, dei resti di capanne, che erano il cantiere degli operai antichi che costruirono la gigantesca tomba. Un ragazzo che porta dei vasi di acqua inciampa per caso in un ostacolo: è in realtà il bordo di una serie di gradini sepolti, scavati nella roccia: Carter intuisce subito che deve essere l'ingresso di una tomba, sconosciuta fino ad allora. Con una scrittura frenetica e tutta sbilenca, l'archeologo, noto invece per la sua meticolosità, appunta sul suo diario: “Trovati quattro gradini di una tomba”. Sta per entrare nella Storia.  

La Maledizione di Tutankhamon

Tutankhamon, il primo e unico faraone egizio arrivato integro dall'antichità, diventa un successo mondiale: è forse il primo caso di merchandising del ‘900. I negozi sono invasi di calendari, profumi, cartoline e decine di gadget ispirati all'Antico Egitto che la gente corre a comprare in massa. Anche Lord Carnavorn cerca di monetizzare, non foss'altro per rientrare dei costi degli scavi e dei soldi che i dieci anni ha speso per le sue campagne archeologiche. Vende l'esclusiva della scoperta a un giornale australiano: una teca della mostra ha la prima pagina del giornale dell'epoca. La scelta apparve subito bizzarra: l'Australia non aveva alcun legame con l'Egitto e con la scoperta. Probabilmente era solo questione di soldi: avevano offerto più di tutti. Gli altri giornali di tutto il mondo, a partire dal Times di Londra, si sentono traditi. Poco dopo l'affare con il quotidiano australe, però, il nobile si ammala di febbre e muore in un hotel del Cairo a soli 56 anni. La stampa e il gossip mondiale si scatenano: è la Maledizione di Tutankhamon.

Le teorie misterico-superstiziose si sprecano: Carnavorn non avrebbe dovuto violare la tomba. Entrando nella tomba millenaria del faraone ha profanato un luogo sacro e gli spiriti evocati dai sacerdoti egizi a proteggerla 3mila anni prima, lo hanno punito. La teoria esoterica è pure avallata dall'ex medico inglese Arthur Conan Doyle divenuto ricco e famoso grazie al personaggio letterario di Sherlock Holmes. Lord Carnavorn è morto pochi mesi dopo la scoperta della tomba perché il faraone lo ha ucciso: era un empio che avrebbe dovuto rabbonire gli Dei prima di violare il luogo sacro. La maledizione egizia è servita e ancora oggi il mistero rimane intatto.

“Tutankhamon: Exacavating the Archive”. Oxford – Bodleian Library. 13 Aprile 2022- Febbraio 2023

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