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Un sistema integrato tra prodotto, servizio e comunicazione

di Mira Osservatorio regionale sul design in Piemonte. mira.circolodeldesign.it

2' di lettura

Il design strategico è sicuramente un fenomeno nuovo più globale che territoriale. Questa attività considera il design come sistema integrato tra prodotto, servizio e comunicazione. Si tratta di un modello non più basato unicamente sulla domanda-offerta tipica del disegno industriale, ma su una visione in cui i diversi attori (agenzia, designer, cliente) collaborano all’idea stessa di servizio. I service designer si confrontano quindi con l’innovazione, non solo lavorando alla scala delle soluzioni (problem solver), ma guardando all’impatto di queste sull’intero ecosistema. Le imprese che operano nel settore utilizzano le metodologie del design thinking e del design sistemico (già nel percorso formativo della laurea magistrale del Politecnico di Torino) applicabili alle dimensioni immateriali del mondo delle organizzazioni e dei servizi con l’obiettivo di incrementare la sostenibilità culturale, sociale, ambientale ed economica. Al loro interno, la presenza dei designer è in divenire e viene soprattutto utilizzata ai fini metodologici e della comunicazione relativa alle strategie stesse. Caratterizzato da una visione olistica, il lavoro in gruppo è parte fondamentale del settore, condotto da team multidisciplinari con competenze in design strategico, psicologia cognitiva e sociale, ricerca etnografica e UX. Inoltre, in collaborazione con i progettisti del territorio (architetti e pianificatori) i designer strategici forniscono anche supporto ad attività di smart city, coinvolgendo la collettività in azioni di rigenerazione sostenibile. Non ultima, anzi la più storicizzata declinazione del design strategico, il social design. Il pensiero va al primo designer etico Victor Papanek (1923-1998) autore di «Design for the Real World», figura chiave per lo sviluppo di un design socialmente ed ecologicamente orientato, attento alla sostenibilità, alla giustizia sociale, all’inclusione e alle esigenze reali delle persone. Allora come oggi il social design coinvolge diversi giovani progettisti negli organici di organizzazioni no profit per lo sviluppo di politiche di welfare, oltre a cooperative e associazioni in cui è richiesto un contributo di progettazione partecipata. Analizzando puntualmente lo scenario del «Core design» (cioè le imprese che svolgono attività di design) emerge tuttavia come i numeri ridotti dello strategic and service design (0,7%), già rilevati da precedenti misurazioni inerenti le professioni dei designer under 35 in Piemonte, riflettano l’ingresso recente di questa specializzazione sul mercato del lavoro, come visto nel caso dell’interaction design. Va altresì specificato come sia difficile isolare completamente questi ambiti dagli altri, poiché sovente inclusi nell’offerta progettuale innovativa degli studi più innovativi. La ridotta presenza di studi professionali è controbilanciata dalla più consistente percentuale di imprese (3,8%), di recente formazione, rappresentative di aziende e tech company che operano in funzione della digital trasformation – che applicano le metodologie del design thinking e del design sistemico – e rivolte al mondo delle organizzazioni e dei servizi.

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