Un super tecnico all’Economia: in pole Salvatore Rossi
Per il titolare del Mef serve il gradimento del Quirinale. Tra i nomi anche la Reichlin
di Emilia Patta
2' di lettura
«I ministri vanno individuati in un pool di personalità del mondo della competenza, assolutamente fuori dalla politica». A fine serata, quando il M5s e il Pd sono già saliti al Quirinale per dare il via libera al Conte 2 nonostante continui il braccio di ferro sul vicepremier unico o meno, è il fondatore del movimento Beppe Grillo a intervenire a gamba tesa nella trattativa per riempire le caselle ministeriali. Poco dopo la precisazione che il suo invito a nominare i “competenti” era riferito «ai ministeri più tecnici» non sposta il mood della giornata decisiva: per alcune caselle cruciali come Interni ed Economia si stanno effettivamente affacciando nelle interlocuzioni tra democratici e pentastellati soluzione “terze”. Al Viminale potrebbe andare il capo della Polizia Franco Gabrielli, fermo restando il placet del Presidente Sergio Mattarella all’insolito passaggio. E a Via XX settembre potrebbe infine sedere un tecnico di alto profilo gradito anche al Quirinale, come spesso avvenuto negli ultimi anni: avanza in questo senso l’ipotesi di Salvatore Rossi, ex direttore generale di Bankitalia (in ambienti Pd si fa anche il nome dell’economista Lucrezia Reichlin se appunto si dovesse convergere su un profilo tecnico e non politico). In caso di soluzione politica, spettando l’Economia al Pd, restano comunque in campo i nomi di Roberto Gualtieri, Antonio Misiani, Fabrizio Barca o l’ex ministro Pier Carlo Padoan.
Quanto alla collocazione del capo politico del M5s Luigi Di Maio, questione che sembrava aver bloccato la trattativa nelle ultime ore, per il Pd - come conferma anche il voto della direzione di ieri mattina - resta inaccettabile che oltre a ricoprire una carica ministeriale (Difesa o Lavoro) continui anche a fare il vicepremier. L’opzione del Pd è un vicepremier unico democratico (Dario Franceschini, che in questo caso potrebbe avere anche la delega ai Rapporti con il Parlamento ora nelle mani di Riccardo Fraccaro, che resterebbe alle Riforme). Ma in caso di persistente stallo unica soluzione possibile è rinunciare a nominare vicepremier.
Alla casella degli Esteri, altro ruolo sul quale c’è la massima attenzione da parte del Quirinale, resta in pole l’ex premier dem Paolo Gentiloni (che potrebbe anche andare alla Ue come commissario invece di Enrico Letta o Roberto Gualtieri). Alla Giustizia Di Maio vuole confermare Bonafede, ma è braccio di ferro con il vicesegretario del Pd Andrea Orlando. Al loro posto dovrebbero restare anche, almeno nelle intenzioni del leader politico del M5s, anche Bonisoli (Cultura) e Giulia Grillo (Sanità). Per le Infrastrutture sembra essere in pole Stefano Patuanelli (Danilo Toninelli prenderebbe così il suo posto come capogruppo in Senato con una buonuscita sufficientemente onorevole), ed entrerebbe in squadra anche il capogruppo pentastellato alla Camera Francesco D’Uva. Il Mise resterebbe al M5s, mentre per il Lavoro il capogruppo del Pd alla Camera Graziano Delrio o comunque un altro democratico. In squadra ci sarà anche l’altra vice di Nicola Zingaretti, Paola De Micheli. In quota renziana dovrebbero entrare Ettore Rosato, Lorenzo Guerini (delega si Servizi ora nelle anni di Conte) e una donna (forse Simona Malpezzi alla Cultura). Da domani e per tutto il week end la stretta finale.
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