Un triangolo amoroso a Hong Kong nel film d’animazione «No. 7 Cherry Lane»
Oggi in concorso ha trovato spazio il film del regista cinese Yonfan. Fuori concorso, invece, «The King» di David Michôd
di Andrea Chimento
2' di lettura
Alla Mostra di Venezia è il giorno dell'unico film d'animazione inserito in concorso: «No. 7 Cherry Lane» di Yonfan, regista cinese che era già in cartellone al Lido nel 2009 con «Prince of Tear».
Si tratta del primo lavoro d'animazione del cineasta, che ha presentato questo film come una vera e propria lettera d'amore dedicata a Hong Kong, la città in cui ha vissuto buona parte della sua vita.
Ambientato nel 1967, mentre le rivolte politiche infiammano la società, «No. 7 Cherry Lane» ha come protagonista uno studente universitario combattuto tra i sentimenti che nutre per la signora Yu, una madre in autoesilio da Taiwan, e la sua bellissima figlia Meiling.
È un triangolo amoroso indubbiamente sui generis quello al centro di questo lungometraggio che punta molto sull'estetica delle immagini: il regista si è avvalso della collaborazione degli animatori Hsieh Wen-ming e Zhang Gang, che hanno contribuito alla resa di una storia che è stata prima realizzata in 3D e poi disegnata in 2D da sessanta artisti.
Lo sforzo creativo si nota nel tratteggio degli sfondi, particolarmente suggestivi, mentre per quanto riguarda i personaggi il risultato è decisamente più banale.
Solo in alcune sequenze, inoltre, la vicenda raggiunge la forza poetica a cui tende: per la maggior parte della durata il ritmo risulta troppo statico e la narrazione eccessivamente confusa.
Le premesse per fare molto di meglio c'erano tutte, visti anche i possibili parallelismi con l'attuale situazione di Hong Kong.
Da segnalare che l'ultimo film d'animazione, prima di «No. 7 Cherry Lane», in lizza per il Leone d'oro era stato «Anomalisa» nel 2015.
Fuori concorso, invece, ha trovato spazio l'atteso «The King» di David Michôd con protagonista Timothée Chalamet.
L'attore americano interpreta Hal, principe ribelle e riluttante erede al trono d'Inghilterra, che ha voltato le spalle alla vita di corte e vive tra il popolo. Ma quando il tirannico padre muore, Hal è incoronato re con il nome di Enrico V e si trova costretto ad abbracciare la vita alla quale aveva cercato di sfuggire fino ad allora.
Liberamente ispirato all'opera di Shakespeare, «The King» è un film in costume che punta molto sulla ricostruzione d'epoca e sulla fotografia di Adam Arkapaw, che aveva già curato le immagini di «Macbeth» di Justin Kurzel.
La sceneggiatura, scritta dal regista insieme a Joel Edgerton (quest'ultimo lavora anche come attore all'interno del film), è piuttosto altalenante, divisa tra momenti profondi e introspettivi e altri decisamente più superficiali e inutilmente enfatici.
È un film che funziona a metà, senza infamia e senza lode, di cui ci si può accontentare, ma senza avere aspettative troppo alte.
Nel cast, oltre ai nomi già citati, ci sono anche Robert Pattinson, Ben Mendelsohn, Sean Harris e Lily-Rose Depp.
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