Swimwear

Un tuffo nel blu: il giusto mix fra lo spirito di St. Tropez e l'aspirazione eco

Colori vivaci, stampe ironiche e tagli classici. Da 50 anni Vilebrequin definisce lo stile in vacanza. E festeggia il suo mezzo secolo con 50 costumi

di Jessica Beresford

Una campagna pubblicitaria del brand del 1990.

3' di lettura

L'evoluzione dello stile dei costumi da bagno maschili offre uno sguardo interessante sui codici sociali ed estetici dell'ultimo secolo. Intero, con cintura in vita (per esempio quello a righe indossato da Robert Redford ne Il grande Gatsby) riflette il pudore di inizio Novecento; gli audaci trunks – attillatissimi e quasi inesistenti – degli anni Cinquanta e Sessanta incarnano lo spirito libero di quei gloriosi decenni; gli shorts da surf, sportivi e baggy – di cui David Hasselhoff (la star di Baywatch) è stato testimonial – ben rappresentano l'indole macho-atletica degli anni Novanta.

Un ritratto del fondatore Fred Prysquel

Il brand di swimwear Vilebrequin è stato testimone di questa trasformazione, ma vi ha anche contribuito. Il marchio è stato creato a fine anni Sessanta a St. Tropez, quando l'obiettivo di Slim Aarons immortalava abbronzatissimi bagnanti sulla spiaggia, Brigitte Bardot girovagava per le stradine di ciottoli del paese, e ci si affollava nel club del mitico Hôtel Byblos. Fred Prysquel, appassionato di corse di automobili e giornalista di Formula 1, bazzicava la zona cercando di conquistare Yvette, stilista di moda e sua fiamma di quando era ragazzino. Proprio nella speranza di attirare la sua attenzione avrebbe creato un paio di pantaloncini da bagno ispirati a quelli con taglio lungo sulla coscia e vestibilità più morbida indossati dai surfisti in California, molto diversi dai modelli attillati dell'epoca.

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Uno dei modelli vintage.

«Dietro a Vilebrequin c'è una storia d'amore», dice l'amministratore delegato Roland Herlory che, prima di iniziare a lavorare per il brand nel 2012, è stato per 25 anni da Hermès. «A Fred non interessava il business, voleva solo conquistare quella donna». E ha funzionato. Nel 1971, in quello che allora era un villaggio di pescatori, la coppia ha aperto il primo negozio; a ispirare il nome del brand è stata la scala a chiocciola al suo interno, che a Prysquel ricordava la spirale dell'albero motore di un'automobile (vilebrequin in francese).

Quest'anno, per festeggiare il 50esimo anniversario, Vilebrequin ripropone il suo primo costume – che in origine era stato realizzato in cotone africano stampato a cera – insieme ad altre fantasie o modelli, uno per ogni anno del brand. «Tra questi, c'è anche il primo che abbiamo realizzato in sintetico, quando Fred ha conosciuto un fornitore di tessuti leggerissimi in tutti i colori dell'arcobaleno», racconta Herlory. «Altri sono a righe, in una sorta di seersucker increspato trovato da lui personalmente». Alcuni modelli vintage che ispirano la collezione per il 50esimo anniversario sono stati recuperati contattando i clienti storici, perché gran parte dell'archivio del brand è andato perduto in una bufera che, negli anni Ottanta, ha colpito St. Tropez.

Una riedizione di un Moorea del 2014, parte della collezione del 50 esimo anniversario (da 250 €).

Oggi il modello Vilebrequin più popolare è Moorea – pantaloncini morbidi ma slim fit, realizzati a partire dagli anni Novanta – se ne vendono ogni anno tra i 220mila e i 250mila pezzi. Il brand è noto anche per le sue stampe vivaci, indossate da Jack Nicholson come dal Principe William. «I colori brillanti e i tagli classici continuano a essere i preferiti dei nostri clienti, soprattutto gli shorts Moorea e Mahina con la fantasia tartarughe», spiega Damien Paul, responsabile menswear di MatchesFashion, che propone il brand da circa 10 anni. «Ai nostri clienti piacciono i pezzi che strappano un sorriso».

Un modello vintage.

La classica stampa con le tartarughe, presentata per la prima volta nel 2000, è diventata il simbolo dell'impegno del marchio verso la protezione dell'ambiente. Nel 2016 Vilebrequin ha cominciato a collaborare con Te Mana O Te Moana, una no profit della Polinesia francese che si occupa di tutelare le riserve marine e le tartarughe di mare. Il marchio è costantemente impegnato a realizzare tessuti e sviluppare processi produttivi che riducano l'impatto ambientale. Al momento, il 50 per cento dei materiali usati sono riciclati o riciclabili, l'obiettivo è di raggiungere entro il 2023 l'80 per cento. È uno swimwear pensato per durare una vita (Herlory, che vive a Saint Barth, si è autoproclamato “il test man” del marchio) ed esiste un servizio riparazioni interno.

«Ci interroghiamo continuamente su due questioni», spiega Herlory. «Possiamo trovare una soluzione ecosostenibile? Perché oggi è responsabilità delle aziende fare tutto il possibile per proteggere le risorse naturali. E se lo facciamo, è nello spirito originale di St. Tropez? L'ideale di libertà, leggerezza, il godersi una vita piena di sole: come reinterpretare i valori degli anni Settanta nel 2021?». Oggi lo swimwear da uomo riflette questa voglia di ottimismo.

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