Un «umanesimo digitale» per non lasciare indietro nessuno
di Maria Piera Ceci
2' di lettura
Fra i dieci finalisti del Global Teacher Prize, sapremo il 3 dicembre se è il lui il miglior insegnante al mondo. Carlo Mazzone insegna informatica all’Istituto tecnico Lucarelli di Benevento e lavora con i suoi ragazzi nell’ambito del progetto Impresa in Azione di Junior Achievement Italia, con cui ha vinto nel 2019 la fase nazionale.
Quali metodologie didattiche utilizza per la Dad?
Mi concentro sulla crescita delle competenze, sulla progettualità che a volte porta alla nascita di vere startup. Da sempre utilizzo un modello che ho definito ”vivariumware” (vivaio + ware, cioè materiale). Gli studenti vengono divisi in gruppi, con un nome, il titolo di un progetto (una sorta di miniimpresa), un team leader, un project leader. L’insegnante indica solo le tecnologie o gli strumenti da utilizzare. Alla fine del percorso, che può durare anche mesi, i vari gruppi presentano il progetto in modalità “elevator pitch” e si sfidano fra loro. L’elezione del team vincitore avviene per votazione online, in cui è vietato votare il proprio progetto. In questo modo creo dei compiti personalizzati. Ormai il web mette a disposizione tutto in un click ed è riduttivo sollecitare la restituzione di compiti basati su meri contenuti. Quello che invece possiamo chiedere è la rielaborazione in modalità critica di elementi presenti sul web, facendo leva sulla necessità di selezionare le fonti, per essere formati a scoprire le fake news.
Cosa si perde con la Dad? Ci sono vantaggi che conserveremo anche quando si tornerà in presenza?
Uno dei rischi maggiori è la perdita della carica empatica da parte del docente. Mi sono sempre preoccupato di buttare un occhio verso gli ultimi banchi dell’aula. Ora vedo sorgere una nuova versione di “ultimo banco”, fatto di icone sullo schermo con la videocamera spenta. Può essere dovuto alla mancanza di strumenti tecnologici adeguati, alla presenza di altri familiari in ambienti domestici ristretti. Fare scuola quando l’aula è un tinello o un piccolo corridoio di casa non è semplice. Ma intravedo anche segnali positivi, semi che potranno germogliare, quando il Covid sarà solo un ricordo. Ad esempio, al termine Dad si è sostituito quello di Ddi, didattica digitale integrata, per affiancare alla tradizionale didattica in presenza una parte digitale, con particolare attenzione agli alunni più fragili, evitando nuove forme coatte di abbandono scolastico.
Cosa servirebbe per far fare davvero un salto di qualità alla scuola?
Abbiamo bisogno di potenziare la connettività internet su tutto il territorio nazionale e non solo nei grandi centri urbani. E di un nuovo “umanesimo digitale”, per far sì che i soggetti più fragili non restino indietro.
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